5 febbraio 2015 Lascia un commento
Austriaco, allievo di Schoenberg, assieme al suo maestro e al collega Berg, rappresentera’ cio’ che viene chiamata seconda scuola di Vienna alla quale si attribuisce creazione e sviluppo della dodecafonia e del serialismo in senso allargato. Del gruppo Weber fu il piu’ estremo, colui che arrivo’ a codificare il serialismo integrale cioe’ non soltanto alle note ma anche alla durata, alle altezze e intensita’. Questa sua ricerca sulla parametrizzazione assoluta, fu l’apripista e il modello per coloro che dal dopoguerra in poi vollero estremizzare l’atonalita’ e nobilitare la ricerca alla luce della concezione adorniana che vuole l’allontanamento dalla massa come sinonimo di qualita’ e importanza.
Poi sappiamo come e’ andata a finire, con l’esasperazione di una ricerca che poco o nulla ha a che fare con il gesto e tutto con la forma, estetica matematica che richiede grande preparazione e che il grande pubblico non poteva sopportare per troppo tempo, oltre la spinta innovativa che voleva la dodecafonia come sola evoluzione musicale possibile. Tolti annessi e connessi, resta l’opera di Webern, rivoluzionaria per la sua epoca, lo e’ anche oggi ed e’ passato un secolo dall’alba della dodecafonia.
Forse la tragica e prematura scomparsa gli ha impedito una ulteriore evoluzione dettata dalla capacita’ di superare i limiti da egli stesso imposti, o forse come il maestro Schoenberg avrebbe fatto un passo indietro, dal libro non e’ dato saperlo.
Il testo si limita ad una introduzione sulla sua vita, piuttosto breve peraltro e ad una lunga disamina tecnica delle composizioni principali nonche’ degli arrangiamenti e adattamenti di lavori altrui che Webern dovette portare a termine piu’ per ragioni economiche che per vera passione. Molto meglio i capitoli conclusivi dove il lavoro di Webern viene analizzato in un sotto il profilo pratico, storico e lascito ai musicisti successivi, dimostrando come in fondo, i presunti emuli altro non furono che scribacchini senza fantasia. Non tutti s’intende ma per molti il puntillismo altro non fu che un pretesto per compensare la mancanza di tecnica ed estro.
Confesso di non essere stato all’altezza di comprendere gran parte di quanto scritto, del resto se non si ha una osservante preparazione tecnica e’ davvero complicato ma ugualmente vi sono suggestioni e accenni che fanno comprendere molto bene il valore del suo lavoro e quale enorme ricerca e sacrificio abbia comportato giungere a tali risultati. Comunque istruttivo, fondamentale in alcune sue parti.