Si è concluso nel week-end il Festival della canzone italiana di Sanremo, condotto da Gianni Morandi e affiancato da Belen e la Canalis, senza dimenticare Luca&Paolo e una serie interminabile di ospiti. Accenniamo solo per un istante ai milioni spesi per ospiti dal gran nome, in un periodo di forte crisi ci sembra quantomeno fuori luogo prendere a schiaffi il popolo tartassato dalla mancanza di benessere, ma in nome dello spettacolo tutto passa in secondo piano. Non vogliamo però dare addosso ad un Festival diverso dal solito, dove a prasentare non era un professionista della tv ma almeno un profondo conoscitore della musica italiana, per una volta la gente si è riconosciuta in lui, nei suoi errori grossolani e proprio perchè così umano a fatto avvicinare ancor di più gli spettatori al programma. Giusto o sbagliato, Morandi ha vinto, ha dato lezioni di patriottismo sano, da non confondere col nazionalismo (Benigni docet), ha fatto di nuovo regnare la canzone sul mercato squallido delle etichette, e inoltre ha fatto ridere di cuore, cosa di non poco conto. Sanremo ha mostrato forti cenni di unità nazionale nella festa del 150enario della Repubblica, tra inno e monologhi Benignani, tra applausi e partecipazione di piccoli grandi uomini. E se ci è voluto il Festival per far capire a "verdi" signori che l'unità Italia è qualcosa di importante, che molte persone hanno dato la vita per far si che esista, ben venga, il messaggio doveva arrivare. Parlo non solo dei signori in verde, ma di quei comuni che si sono rifiutati di festeggiare perchè "strappati" alla madre patria Austria, oltre a tutti i delusi che preferiscono ignorare l'importanza della storia, non capendo che per capire chi siamo e dove andiamo, c'è bisogno di sapere da dove proveniamo e qual'è la nostra storia.
Ha vinto Vecchioni, con una canzone splendida, e sono stati eliminati artisti prematuramente, con profonda giustizia, non ci sono state troppe proteste, e comunque rispettando l'opinione di tutti, mi sento di dire che c'è stata trasparenza, non ha prevalso la legge del danaro sopra a tutto.
Sono stato felice da aver speso parte del mio tempo di riposo a casa, ed è sempre meno ultimamente visto che sono costretto a lavorare il più possibile per sopperire alla crisi, ho condiviso molto di quanto detto, ho ascoltato affascinato artisti degni di questo nome, e per una settimana circa ho dimenticato parte delle difficoltà andando a letto con un sorriso.
A questo poi serviva tanto sfarzo, tanto darsi da fare, tante persone impegnate in un Festival che da anni si ripresenta ogni hanno. Il mio applauso non va solo a chi lo ha pensato in questo modo, questa volta, ma va a tutte le persone che hanno lavorato duramente a Sanremo in questi giorni, a tutte le persone che hanno creduto che nonstante lo schifo che alegggia nel nostro paese ultimamente, almeno per qualche giorno, unità, musica e sorriso potevano entrare nelle nostre case.
di Cristian Amadei