La sola parola possibile è spettacolo. Quello offerto sabato sera tra i giallorossi e i viola risolleva in solo colpo il livello di gradimento di un campionato che si era abbassato troppo. Due squadre che si sono affrontate a viso aperto, errori arbitrali che non hanno inciso sul risultato, zero polemiche, e soprattutto tanto tanto calcio. Questo il sunto di una gara Roma-Fiorentina che ha divertito come difficilmente accade in serie A, con squadre solitamente impegnate ad alzare muri di carne di 11 uomini che provano poi a ripartire in contropiede o magari a segnare nell'unica occasione grazie ad un lancio lungo stile campetto parrocchiale.
Difficilmente riusciremo a vedere altrettanto spettacolo nella sfida tra Palermo e Juventus, oppure in quelle che animano solitamente il nostro campionato. Difficilmente si capirà che in fondo l'essenza del calcio è lo spettacolo offerto, non i miliardi che prendono i giocatori, nemmeno le sostanze assunte per correre di più, tantomeno le offese dei tifosi agli avversari, ma semplicemente lo spettacolo, quello spettacolo che porta un ragazzino di 36 anni all'ennesima doppietta, un allenatore emergente a riversarsi all'attacco, un allenatore che da sempre ha attaccato a non smettere un minuto, e 40.000 persone sugli spalti a vibrare per 90 minuti e tornare a casa con la consapevolezza di aver speso bene i propri soldi, nonostante il freddo preso.
di Cristian Amadei