Weekend a Tunisi: dal Museo del Bardo al tè ai pinoli

Creato il 05 maggio 2015 da Infoturismiamoci @Infoturismiamo

'Sveglia impostata per 4 ore e 30 minuti a partire da adesso'. Chi ha un Android odierà questa frase.
Tunisi, ore 5.45. L'ho fatto davvero e l'ho fatto solo per l'alba tunisina. Il caso vuole che chi non abbia alcun rapporto con l'alba - IO - non sappia neanche a che ora svegliarsi esattamente per godersela. Morale 1: alle 5.45 nessuna stella, nessun cielo dai colori caldi, nessuna luna in lontananza, bensì un grande e caldissimo sole di mezzogiorno. 5.25, era questa l'ora esatta. Morale 2: in 20 minuti può cambiare il mondo.

Sveglia, in piedi e cerebralmente attiva alle 5.45. Con un letto a 5 metri dalla sabbia e a 10 dal mare: cosa non è il profumo della salsedine alle 6 del mattino. Eppure è solo salsedine... sinceramente no, è la quintessenza dei profumi.
Uscire senza scarpe: questa invece è la quintessenza della libertà.
Chilometri di sabbia, a sinistra il mare, a destra Tunisi. Rilassata come solo le città di mare riescono ad essere. Alle 6 ci sono i pescatori, alle 7 i runner, alle 8 qualche mattiniera in cerca di pesce fresco: tutto il mondo è paese. Ho camminato arrivando quasi ai confini del mondo. E poi? Nulla, come Forrest Gump mi sono girata e sono tornata indietro. Il richiamo della colazione a base di succo di fragola e centrifugato di carote vince su tutto.

Dove ho dormito: il boutique hotel con le camere a 5 metri dalla sabbia e 10 dal mare è il Mövenpick Hotel Gammarth Tunis, una garanzia. A partire dall'accoglienza con i datteri ripieni di pistacchi, passando per la colazione con qualsiasi cosa la mente umana possa concepire, arrivando alla Spa e a una camera incredibilmente perfetta. Straconsigliato.

Tunisi e il Museo del Bardo

Quanto sono belle le città bianche. Si riflettono di una luce pulita che accende ogni singola particella di colore. Tutto diventa incredibilmente fotografabile, ogni porta, ogni interno, ogni singolo particolare. La Medina è un labirinto di vicoli, botteghe e moschee, non a caso dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco; ti perdi, spendi un po' di dinari, contratti, fotografi ogni sprazzo di colore, ti fermi ad ogni preghiera. Archi, fontane, mosaici, questo è quello che si ama di Tunisi. Insieme al rito del tè alla menta, ai vecchi bar, alle Aprilia anni '60 e alle auto impolverate catalogate nella sezione 'vintage italiano', alla "hudna" mediorientale, quella sacrosanta e invidiabile tranquillità del vivere che vorrei mia per l'eternità.

È solo a poco più di un'ora di volo dall'Italia, ma è Africa. Con la sua cultura, le sue tradizioni, le sue certezze. Una certezza su tutte è il Museo del Bardo. Arte e Architettura con la A maiuscola. L'Arte del passato ricostruisce le basi di un equilibrio cosmico che spesso va letteralmente a farsi fottere; i più bei mosaici romani che l'uomo abbia potuto concepire sono qui: a loro il merito di restituirci in un colpo solo tanta bellezza e un po' di fiducia nell'essere umano.

Pensarlo tra i segni del 18 marzo fa tornare in mente Dostoevskij e la frase "la bellezza salverà il mondo". Speriamo.
Votata alla logica 'dell'eccezionalità degli eventi' non intavolerò nessun discorso sugli elementi che definiscono la sicurezza o meno di un paese; piuttosto posso scrivere quello che ho visto: i controlli all'ingresso del Bardo, la polizia tra le strade di Tunisi, i controlli ad 8 occhi in aeroporto. Un paese stabile, votato al turismo, all'accoglienza e all'ospitalità non può che rispondere così, ripartendo da dove tutto si è fermato per un mese. Quindi la risposta alla domanda che un po' tutti mi hanno fatto è: Tunisia sì. Partendo proprio dal Bardo, perché uno spettacolo del genere può dare senso a un intero viaggio.

Gli 'imprescindibili' e Sidi Bou Said

Nella mia personalissima scala di valori uno dei posti più alti è occupato da tutto ciò che finisce nello stomaco. Come da tradizione ecco gli coriandolo o cumino. Rigorosamente da spalmare sul pane o d'accompagnamento a carne e cous cous, "imprescindibili".
In cima alla classifica lei, il sogno degli amanti del piccante: l' harissa. Una salsa a base di peperoncino rosso fresco, aglio, olio d'oliva, spesso è una droga, punto. Non manca mai mai mai su una tavola tunisina.

All'improvviso arrivò lui, il brik: una sfoglia leggera leggera, rigorosamente fritta, con patate, tonno e uova. I ripieni possono essere diversi, ma questo all'incirca è l'originale. Il fritto è un dono del cielo, uccidiamoci così.

Per la merenda vi spedisco dritti dritti a Sidi Bou Said, uno di quegli angoli di mondo a strapiombo sul mare in cui tutto è bianco e blu. Per essere precisi vi spedisco nientepopodimeno che nel bar preferito di Jean-Paul Sarte e Simone de Beauvoir, nonché uno dei bar più famosi di tutta la Tunisia per il suo fantomatico tè alla menta con pinoli: Cafè des Nattes ( indirizzo: Rue Sidi Bou Fares). Prima di sedervi però svoltate l'angolo e compratevi un paio di bambalouni, tipica ciambella tunisina cosparsa di zucchero. Anche qui, fritto - e felicità - a gogo. Insomma, prendete la vostra ciambella, sceglietevi un tavolo, ordinate il famoso tè e godetevi questo momento. Prima di andar via fate un salto nel retro del locale per ammirare il famosissimo marabutto eretto sulla tomba di Bou Said Khalaf el Beji, l'uomo che qui si ritirò in preghiera e da cui prese il nome il villaggio.

Sidi Bou Said è stata, è, e sempre sarà meta di artisti in cerca di ispirazione: c'è il mare, ci sono le case bianchissime in cima ai vicoli, ci sono le buganvillee. Per la gioia dei vacanzieri ci sono anche decine di shops in cui spendere soldi e contrattare fino alla nausea, quindi, tutti felici. Camminando camminando arrivate fino alla Villa Blue e godetevi questo signor panorama.

Questo è all'incirca quello che andrebbe fatto durante un weekend a Tunisi: un po' d'arte, un po' di mare, un bel po' di cibo, un tantino di shopping, un miliardo di foto. Tra una cosa e l'altra cercate anche di capire se l'uomo dei vostri sogni deve avere in curriculum "conoscenza del francese": il mio sì perché per la milionesima volta ho avuto conferma che un solo bonjour può farmi sciogliere come un ghiacciolo al sole.

Informazioni utili

Necessario il passaporto, ricordarlo non guasta mai. Al ritorno è prevista una tassa di uscita di 30 dinari (circa 15 euro), da pagare tramite l'acquisto di una marca da bollo da applicare sul passaporto disponibile presso porti e aeroporti, posti di frontiera di transito terrestre e sedi dell'agenzia delle entrate.

Compagnia aerea: ho volato con la Tunisair. Promossi i sorrisi stupendi delle hostess, bocciato il pranzo: tramezzino prosciutto e formaggio, merendina superchimica. Se siete vegetariani portatevi dei viveri perché non è prevista alcuna alternativa.

Fuso orario: un'ora in meno rispetto all'Italia durante l'ora legale italiana, nessuna differenza durante l'ora solare.

Qui tutte le foto: #tunisiaiocivado

[Credit foto brik: Shutterstock]


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