Motivi che, uno per uno, valgono da soli il rientro:
- i Pesci che la accolgono in classe al gran completo, sonnacchiosi e sorridenti: “buon anno, prof.!”, concertano all’unisono. E poi via, pronti e attenti, per due ore di lezione;
- i saluti in corridoio di tutti gli ex che sfilano compatti: “Salve, prof.!” (Piccola Donna); “Auguri!” (Piccolo Elfo); “Eh, si ricomincia” (Cucciolo Felice, Gigante Buono e Moody); “Bella, prof.!” (l’inimitabile Rotondo); “Buon giorno” – (questo è Steerforth) – “volevo salutarla, e poi scusarmi: oggi non posso rimanere al cineforum”;
- Weber che non è potuto tornare a scuola (ha l’influenza), ma ha pensato bene di far lo stesso pervenire alla ‘povna i compiti delle vacanze, approfittando di Sornione;
- i Merry Men che la circondano di osservazioni altissime su questo e questo testo (e Parvati che fa il suo primo intervento davanti a tutta la classe, nella collettiva discussione);
- lo sguardo vorace di una soddisfattissima Testarda mentre la ‘povna approfitta di una pausa per consegnarle – al volo e in corridoio – questo libro;
- la visita di rito all’Onda, tutta quanta: “eh, prof., dopo queste vacanze adesso trottiamo fino a giugno” (e poi zitti, è meglio; ché il tempo degli addii è già pronto ad arrivare);
- “Prof., questa è sua” – si affaccia Corto riportandole la sua quadricolore penna rossa – “gliela devo avere fregata prima delle vacanze. Me la sono ritrovata nello zaino, io non ne ho di così belle, mi pareva strano”;
- un pomeriggio passato in sala computer, con Mafalda, a imparare i segreti di una nuova piattaforma telematica (e nel mezzo, ché qua siamo multi-tasking, a scambiarsi gli ultimi pettegolezzi sul mondo, e doverosamente a chiacchierare);
- Campanellino e la Timida che arrivano in ritardo dopo la visita medica, perché comunque e in ogni caso, l’appuntamento settimanale coi fratelli Lumières non si può mancare;
- durante quello stesso tempo, Calvin e Wendy (che si amano in silenzio da tre anni) approfittano del cinema scolastico per sedersi vicini nel buio, finalmente. Sotto il banco, si tengono la mano.