Verte tutto intorno alla fabbrica locale di lavorazione del pesce dove Marie ha cominciato a lavorare da poco divenendo presto il bersaglio degli scherzi, non sempre di buon gusto, da parte dei colleghi.
A casa la situazione non è delle più rosee: il padre Thor gestisce un negozio di alimentari e assieme a lei si dedica alla madre di Marie , bloccata in stato vegetativo su una sedia a rotelle, vittima di una misteriosa malattia.
Marie ha degli strani segni sul corpo e non può fare a meno di notare gli strani conciliaboli tra il medico del paese, che viene a casa a fare le terapie alla madre, e il padre.
Le stanno nascondendo qualcosa e presto Marie lo scoprirà sulla sua pelle...
E' difficile mettere un film come questo, ad opera dell'esordiente danese Jonas Alexander Arnby, nel calderone horror, dei film sui licantropi, perché a scanso di equivoci diciamo subito che si parla di licantropi, ma è innegabile che un film dall'approccio autoriale come questo, rarefatto come l'atmosfera che lo permea, ha una modalità di avvicinamento al genere che si può definire in un certo senso contigua a quello che Lasciami entrare a suo tempo ebbe con i film sui vampiri.
Ora, occorre prendere con le pinze l'affermazione appena fatta perché è vero che i due film sono entrambi nordici, hanno un passo decisamente lungo e trattano due categorie totemiche dell'horror da una prospettiva diversa e originale.
Probabilmente l'horror non è neanche il genere a cui guarda Amby, perché in realtà When Animals Dream ( titolo che occhieggia a Philip K Dick) è da considerare più che altro un romanzo di formazione.
O meglio di deformazione , la giovane Marie sta andando incontro a modificazioni del suo corpo indipendenti dalla sua volontà e scopre che , suo malgrado, c'è qualcosa di misterioso che la lega alla malattia della madre.
Soprattutto diventa un dramma personale che ha delle inattese vette di violenza che stridono con il silenzio che opprime il paesino dimenticato da Dio e dagli uomini che giace, letteralmente giace attorno ai personaggi del film , simbolo immobile di un altroquando in cui lo spazio e il tempo sembrano totalmente distorti rispetto al resto dell'universo tangibile.
Marie, l'esordiente Sonia Suhl, veramente brava, è fragile come un giunco però come quello si piega ma non si spezza, il furore che entro la rugge esonda improvviso e proprio come Lasciami entrare , il rosso delle macchie di sangue sembra quasi un'entità aliena che "sporca" un ambiente asettico, quasi ibernato in una fissità da cui sembra che non ci sia via d'uscita.
Il suo corpo che sta cambiando, la sua anima che anela all'amore vogliono questo.
Marie è diversa come era diversa la madre al cui altare il padre ha sacrificato tutta la sua vita, per amore.
E la sua dolorosa diversità ci viene annunciata attraverso inquietanti squarci onirici che come lame di bisturi affondano nella carne molle dell'oscurantismo di cui sono vittime gli abitanti del paesino.
Naturalmente la comunità non è in grado di accettare la sua diversità che si perde tra le pieghe della leggenda.
Perché il vero mostro non è lei , vittima di una caccia selvaggia.
Il vero mostro è chi non accetta la diversità.
Messaggio da leggere non solo in chiave cinematografica.
PERCHE' SI : ambientazione da urlo nel gelo e con un mare incredibile, ottima protagonista,originale approccio al genere.
PERCHE' NO : nonostante duri poco più di 80 minuti il passo è lungo, compassato, astenersi chi cerca solo sangue e gore ( arrivano ma tardi).
( VOTO : 7,5 / 10 )