Tante le canzoni memorabili: Goodbye Stranger, Breakfast in America, Take the long way home. The logical song resta però la mia preferita, arrangiata con un equilibrio e una perfezione da mettere i brividi: la voce distesa in falsetto di Roger Hodgson, l’inconfondibile piano Wurlitzer, il ritmo incalzante della batteria, l’assolo singhiozzante di sax che punteggia il disincanto descritto nel testo. Quel simple man ero io. E lo stupore confuso che allora provavo di fronte alla complessità del mondo non mi ha abbandonato.