Why I Write #7

Da Sambruno

Però, diciamolo, lo faccio anche per togliermeli di mezzo.
Perché non è che chiedano esattamente aiuto, gli sciamannati: più che altro, pretendono attenzione e lo fanno rumorosamente e senza il minimo rispetto. Sono fuori per commissioni e mi devo fermare per scrivere una nota; sto cucinando e devo scappare ad acchiappare il notes – lasciando tutto sul fornello – prima che l'idea svanisca; sto parlando al telefono e a un certo punto mi sento dire "è andata, ce la siamo giocata" perché mi sono distratta per correre dietro a uno scampoletto di scena.
Dar loro un mondo da infestare è il solo modo per farli sloggiare dai miei pensieri, così che possano arrivare altri a riempire lo spazio che hanno lasciato. È un meccanismo perverso, ma ho rinunciato da tempo a mettervi un freno – quanto a fermarlo, è ridicola anche solo l'idea di pensarci.
In definitiva, non dare loro una casa e tenermeli in testa è crudele anche per me, perciò... :)
Che il mondo sia fatto di appunti o di una storia, non ha importanza.
A volte, il brainstorming è come scrivere la storia stessa: ugualmente impegnativo, complicato, divertente ed esasperante. Tanto che capita pure, di tanto in tanto, che io senta il bisogno di fare una pausa dal lavoro sul background buttando giù poche righe di racconto.
Più spesso, però, capita il contrario: ovvero che abbia un disperato bisogno di staccare da una storia prendendo appunti riguardo un'altra.
Più o meno come sta succedendo adesso: lavoro allo stesso romanzo, con fortuna altalenante, dall'anno scorso. Ci sono giorni in cui non ne posso davvero più, mi sento uscire personaggi e parole dalle orecchie. La voglia di mollare non è in vista, ma un break, ogni tanto, lo ritengo salutare. E allora venghino, siori e siore! Do un posto in cui stare ad altri personaggi.
Di solito cerco di dedicarmi alla "prossima storia in lista". Poi, però, arriva gente a sorpresa... Certi personaggi sono maleducati. Dei grandissimi cafoni. Per fortuna, gli ultimi vagabondi che mi sono arrivati tra capo e collo li posso collocare in una storia breve. Il rovescio della medaglia è che il mondo che ho creato per loro si è espanso alle dimensioni di universo nel giro di due sessioni di appunti, con il risultato che – in questo stesso universo – sono riuscita a collocare anche vecchie storie che tengo parcheggiate nella mia mente da qualcosa come... ehem... sei anni.
Questo modo di distrarmi, comunque, funziona. Ho notato che quando la voglia di lavorare al romanzo precipita in picchiata verticale, dedicare una sera o un giorno intero all'altra storia fa sì che, quando torno a scrivere, mi ritrovi in saccoccia tra le 3.000 e le 5.000 parole nel giro di un paio di giorni – il che è un record, per me, perché di solito scrivo a passo di lumaca: 500, massimo 800... to'!1000 parole al giorno (ma deve andarmi proprio di grazia).
Creare mondi è rilassante :)

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