WhyweRide, documentario sulla nostra passione....

Altro capitolo delle nostre cine recensioni ed ancora un docu-film.Si tratta di WhyWeRide, un documentario made in USA che si prefigge di rispondere alla domanda del titolo.Tecnicamente il documentario è molto ben fatto, le immagini sono le vere padrone e la qualità è alta, sia come scelte che come inquadrature. Anche da profani di fotografia pare comunque chiaro che il livello è notevole e l'occhio viene appagato alla grande. Le immagini che ritraggono le moto in ogni forma e declianzione d'uso possibile sono il vero asse portante del film. Il ritmo è sempre controllato, spesso in contrasto con il tema velocità e le musiche sono un'ottima cornice. Di più, sotto un profilo tecnico, non siamo in grado di giudicare e di commentare.Il film è made in USA e questo è forse il suo limite, quello che ci viene proposto è uno spaccato del mondo motociclistico made in USA. Anche i personaggi e le storie sono tutte americane. Molto interessante da un punto di vista della conoscenza ma un po' si perde alla voce coinvolgimento. Lo stesso video girato in Europa mi avrebbe fatto urlare di continuo cose del tipo “dai, lì ci son stato anche io” oppure “ah, questo lo conosco”. Invece WhyWeRide è tutto in America. In apertura si legge che “tutti hanno un perchè” e lungo il film i “perchè” sono tutti esplorati.Sembra di vedere una vecchia coperta indiana, dove la tribù dei motociclisti ha progressivamente ricamato le storie e le leggende che ne formano la cultura e la storia. Non importante quante vallate o quante praterie ci dividano, alla fine siamo una sola tribù, quella dei motociclisti, sia che noi siamo viaggiatori, corsaioli, enduristi, crossisti o altro. In questo il film è molto bello, crea legami ed unioni e non divide, nonostante abbracci utilizzi della moto disparati.Nel film emerge che c'è una motivazione che potremmo definire di primo livello e che ci accomuna: andiamo in moto per le emozioni, i sentimenti, le sensazioni, andare in moto è soprattutto stare bene con se stessi, riuscire a stare bene anche soli. La moto è intima.Poi c'è un secondo livello ed il modo in cui ognuno di noi declina la passione, siano viaggi, corse, gli amici, curare la moto, elaborare, andare a raduni o girare da soli il mondo. Sono tutte espressioni della stessa motivazione di "primo livello".Il film è piacevole, immagini, musiche e tema lo rendono interessante. Ci sono anche alcune chicche che spiccano.Mi riferisco alla parte relativa ai viaggi in cui c'è l'intervento di Ted Simon oppure alle parole di Kenny Roberts. Molto interessante anche il riferimento ai corsi di guida sicura, alla loro importanza anche per chi ritiene di avere molta esperienza alle spalle.Infine anche un accenno storico all'evoluzione del concetto di moto e di motociclisti di come sia stata Honda (parliamo sempre di USA) a sdoganare il ruolo della moto e la figura del motociclista che era visto come il personaggio di Marlon Brando ne “il Selvaggio”. Honda e le sue pubblicità hanno per prime scalfito questa immagine da fuorilegge.
Detto questo, il film è interessante da vedere perchè dentro ci siamo noi, i motociclisti. La sua pecca è proprio che ci sono dentro i motociclisti d'oltreoceano. Sarebbe bello lo stesso prodotto con i miti locali, da MotoGuzzi all'Elefantentreffen, dallo Stelvio a Caponord, dalla Via del Sale al Nurburgring, dal Fake em see al Grossglockner, dai Motociclisti da Tavola all'Isola di Mann, dalle prove a Nardò a Louis-Guillaume Perreaux. Insomma, il film ve l'ho già scritto, dovete solo girarlo.Importante è che, esattamente come in WhyeRide, le immagini e la musica siano a servizio della moto, che chi realizza tutto sappia di cosa si parla e riesca a dare visibilità agli aspetti veri e importanti dell'andare in moto. WhyWeRide lo fa, rende onore alle moto trattando ogni declinazione della nostra passione con rispetto e con molta cura. Guardatelo, vi verrà voglia di un bel giro in moto negli USA.