L'articolo mi pare interessante. Val la pena di dargli un'occhiata:
In casa e fuori siamo circondati da apparecchiature elettroniche: televisione, telefoni, computer sono la base, ma a questi si possono aggiungere tutti i dispositivi mobili come smartphone e tablet. E anche gli ebook Reader.
Questi ultimi dispositivi sono comunque abbastanza diversi da tutti gli altri menzionati. Infatti sono gli unici che non utilizzano, schermi LCD ma uno speciale display (E-Ink) privo di emissioni elettromagnetiche. La conseguenza principale è che non stancano la vista.
I vari apparecchi menzionati, infatti, essendo a retroilluminazione, dopo un certo periodo di tempo affaticano la lettura. Inoltre tutti gli schermi LCD emettono una serie di radiazioni, non solo luminose, certo non dannose ma sempre con degli effetti sui nostri occhi.
Wi-Fi e 3G. Che effetti sulla salute?
Il Wi-Fi danneggia la salute? Almeno non negli ebook-Reader, dato anche che la maggior parte del tempo resta spento
Ormai tutti i dispositivi si caratterizzano per un’alta connettività, ovvero la possibilità di connettersi alla Rete in qualsiasi posto ci si trovi, o quasi. Se si possiede solo una connessione Wi-Fi ci si potrà collegare solo con la rete Wi-Fi di casa oppure tramite un accesso libero.
Il 3G, invece, funzionando tramite la rete mobile, ovvero quella dei cellulari, ci permette di poter navigare dovunque ci sia campo, praticamente in qualsiasi luogo.
Ma utilizzare queste connessioni può arrecare dei danni alla salute? Anche su dispositivi come gli ebook Reader? Proviamo a dare una risposta.
Partiamo dalla connessione Wi-Fi in generale. Secondo molti convegni che hanno riunito scienziati che si occupano di questa tecnologia, i limiti italiani ed europei alle emissioni elettromagnetiche garantiscono una protezione contro qualsiasi tipo di danno alla salute.
Riguardo a queste onde, si può immaginare che siano tanto più potenti rispetto ai propri pc o dispositivi. Eppure, nel caso della provincia di Roma, per esempio, gli hot spot Wi-Fi emettono radiazioni elettromagnetiche 10 volte inferiori rispetto ai limiti massimi generabili per legge, e fino a 20 volte inferiori di quelli stabiliti dalla comunità europea.
In Italia il limite per legge di inquinamento da campi elettromagnetici è 6 V/m, ed è uno dei più ristrettivi. Un cellulare, durante una chiamata, genera un campo elettromagnetico di 60V/m, ma ad un metro di distanza già scende a circa 20 V/m.
Tuttavia, nell’etere l’inquinamento medio è di circa 2 V/m con punte di 3-4 in vicinanza dei ripetitori dei cellulari. Un access-point Wi-Fi a un metro di distanza dall’antenna genera un campo poco superiore a 1 V/m per scendere ancora di più a 3-4 metri. Quindi questo dato è sufficiente per capire che questa tecnologia è già molto meno inquinante della telefonia mobile.
Per quanto riguarda la rete 3G (terza generazione) il discorso non è molto diverso. Un documento dell’Unione Europea chiarifica gli sforzi affrontati per capire se esistono dei danni alla salute.
Se vengono rispettati i limiti, la maggior parte dei risultati dimostrano che “non è possibile attribuire effetti cancerogeni e altri effetti termici alle radiofrequenze utilizzate dagli apparati di telefonia mobile” – qui compresi tutti i dispositivi che utilizzano le SIM, come appunto i tablet e gli ebook Reader con connessione 3G.
Le emissioni degli ebook Reader.Vi sono dei rischi?
La quantità di onde elettromagnetiche rilasciate da un ebook Reader sono davvero trascurabili. E attive solo in pochissimi momenti
Alcune persone potrebbero avere timore ad avere in mano apparecchi che continuano ad emettere onde elettromagnetiche, per così tante ore – si pensi a quanto tempo si utilizza un eReader per leggere un libro. Le preoccupazioni però sono sufficientemente infondate. Ecco perché.
Il campo elettromagnetico ha intensità che varia con il quadrato della distanza. Dunque se alla distanza di un metro l’intensità è 10, a distanza di 2 metri l’intensità diminuisce di quattro volte e non della metà. Praticamente, è il motivo per cui è meglio tenere il cellulare lontano dall’orecchio e non dormire con la testa vicina ad un access point.
Un cellulare lavora con una potenza che va da 1W a 20W a seconda dalla distanza dalla cella. Una emittente radio FM da 1 a 10 KWatt, mentre un access point lavora ad una potenza di circa 0.1W – 0.2 W, ovvero con un ordine di grandezza molto inferiore al cellulare.
Gli ebook Reader hanno una potenza leggermente minore di un access point, ma cosa più importante, emettono onde solo quando le connessioni sono attivate, e si può navigare su internet. Questo perché consente ai dispositivi di risparmiare batteria – la connessione consuma molta energia.
Tenere quindi in mano un ebook Reader mano potrebbe anche favorire un effetto antenna relativo al campo magnetico emesso dall’access point, ma né più né meno di quello che si ottiene tenendo in mano un altro oggetto di pari dimensioni.
Secondo i dati, quindi, l’inquinamento elettromagnetico di un eReader con connessione attiva è almeno 10 volte inferiore ad un cellulare, praticamente trascurabile. Inoltre, quando Wi-Fi o 3G non sono attivi, non ha nessuna emissione. Per esempio, sul Kindle è sufficiente premere due tasti per disattivare il wireless.
A differenza dei cellulari, infatti, anche se inutilizzato un ebook Reader non comunica con la propria cella, ma al massimo scambia dei pacchetti di dati, mentre quando viene spento, è totalmente inattivo.
In conclusione dunque, che il wireless sia acceso oppure spento, le emissioni di onde elettromagnetiche sono talmente basse da non poter avere nessun effetto sulla salute di una persona.
A conferma di quanto espresso posto anche un articolo del Disinformatico ( http://attivissimo.blogspot.com/2007/05/paura-del-wifi.html ), perfettamente in linea con quanto già espresso:
Con il diffondersi della tecnologia Wifi, la comodissima soluzione che permette di evitare di disseminare cavi e cavetti per casa e negli uffici, sostituendoli con un'antennina discreta che porta Internet in tutto l'ambiente, inizia a diffondersi l'inevitabile paura della tecnologia. Ricalcando fedelmente gli allarmi per la presunta pericolosità dei telefonini, ora arriva la paura del Wifi, che emetterebbe radiazioni pericolose.
A parte l'infelice uso del termine radiazioni, che evoca incubi nucleari, il problema nasce dalla poca comprensione di un concetto basilare, ossia il dosaggio: qualsiasi sostanza o effetto fisico è dannoso o meno a seconda delle dosi applicate. Il peperoncino, per esempio, fa bene a piccole dosi, ma una scorpacciata può avere conseguenze micidiali.
La preoccupazione per il Wifi si muove su due fronti: uno è quello degli access point, ossia le antennine fisse, che emettono pressoché costantemente onde radio; l'altro è quello dei dispositivi Wifi integrati nei computer, che non hanno emissioni così continue ma, soprattutto nel caso dei laptop, sono a distanza ridottissima dal corpo dell'utente (e in particolare da alcuni organi molto cari alla popolazione maschile).
Visto il dilagare del Wifi nei luoghi pubblici (bar, sale d'attesa e ristoranti) e nelle scuole, i non addetti ai lavori hanno cominciato ad additare questa nuova forma di inquinamento elettromagnetico. Ma cosa c'è di reale in tutte queste paure?
Molto poco: è scesa in campo la BBC, che ha dedicato al tema una puntata del programma Panorama che chiarisce i termini del problema. I rilevamenti delle emissioni WiFi condotti durante la trasmissione in una scuola sono risultati 600 volte inferiori ai limiti di sicurezza e tre volte superiori al segnale emesso da una stazione radio base della rete cellulare. A seconda di come vengono presentati questi due dati, è facile creare ansia e panico o tranquillizzare eccessivamente l'opinione pubblica.
Sono dati da calare in un contesto: l'ente britannico per la tutela della salute ha dichiarato che stare per un anno in una zona servita dal Wifi espone allo stesso dosaggio di una telefonata cellulare di venti minuti. Va anche notato che le onde radio fanno parte del nostro ambiente da ormai un secolo e non ci sono effetti scientificamente documentati di conseguenze derivanti da emissioni ai bassi dosaggi ritenuti appunto sicuri. L'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha condotto uno studio sulla presunta pericolosità del Wifi, la cui conclusione è che sulla base dei "bassissimi livelli di esposizione e dei risultati di ricerca raccolti fin qui, non ci sono prove scientifiche convincenti di effetti nocivi sulla salute da parte dei deboli segnali RF delle stazioni base e delle reti senza fili".
Anzi, paradossalmente lo stesso documento dell'OMS rivela un aspetto che pochi avranno considerato prima di impanicarsi per il WiFi: a causa della loro frequenza più bassa, a parità di esposizione fannno più male i segnali delle antenne radiotelevisive. "Il corpo assorbe fino a cinque volte più segnale dalla radio FM e dalla televisione che dalle stazioni base" Inoltre, nota lo studio, che le stazioni radio e TV trasmettono da cinquant'anni e non ci sono state conseguenze sulla salute.
A parte, s'intende, i danni sociali e cerebrali derivanti dall'ascolto e dalla visione di certi programmi.