Magazine

Wi-Fi pubblico in Italia ed Europa, fondi del Governo e situazione nelle principali città

Creato il 19 novembre 2015 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

In giro per il mondo ci sono quasi cento milioni di punti dove è possibile connettersi ad internet tramite il Wi-Fi pubblico: negli ultimi due anni il loro numero è quasi triplicato e questo trend proseguirà almeno fino 2018, quando gli hotspot saranno 340 milioni; in Europa ci sono paesi come Germania e Spagna dove in due anni il numero dei punti di accesso al Wi-Fi pubblico sono cresciuti fino al 6.000%, mentre in Italia la situazione è decisamente diversa, visto che la crescita si è arrestata al 19%, ma in ogni caso prosegue senza troppo pessimismo in chiave futura.

Wi-Fi pubblico in Europa, cresce il numero di hotspot

In linea di massima si tratta di connessioni che vengono offerte gratuitamente da hotel, negozi, locali, bar, enti locali, treni e così via. Mentre molte compagnie di volo pensano a come portare questa tecnologia anche in aereo con costi non troppo elevati, ecco arrivare le stime secondo cui il Paese dove è possibile trovare il maggior numero di hotspot per collegarsi al Wi-Fi pubblico è la Francia, mentre al secondo posto si trovano gli Stati Uniti. In Europa Regno Unito, Olanda e Belgio sono da tempo ben attrezzate, ma alle loro spalle crescono molto velocemente la Polonia e, soprattutto, la Germania, dove attualmente ci sono quasi 85.000 aree commerciali attrezzate e più di 4,5 milioni di comunità. In pratica vuol dire che 4 milioni e mezzo di tedeschi hanno deciso si condividere con gli altri la propria connessione di casa.

Gli hotspot di comunità vanno forte anche in Spagna (nazione che ha dato i natali a Fon, ovvero la prima organizzazione che si è mossa per promuovere la condivisione della rete tra i membri della comunità) e dal 2013 pure negli Stati Uniti, dove sono più di trenta milioni. Il Wi-Fi pubblico stenta ad affermarsi in quei Paesi dove questo tipo di pratica è sconosciuta: insieme ad India, Cina e Colombia c’è l’Italia, che a livello d’Europa è all’ultimo posto nella crescita del numero dei posti per connettersi ad Internet.

La qualità di internet nelle città italiane

Nelle città italiane la diffusione del Wi-Fi pubblico sta crescendo e, anche se a ritmi non esagerati, sempre più comuni danno ai loro cittadini la possibilità di sfruttare gli hotspot. Le città europee più attrezzate sotto questo punto di vista sono state citate dalla classifica di GoEuro che grazie all’esperienza del suo staff nel settore dei viaggi, ha ricercato ed evidenziato i punti d’Europa con la migliore connessione: nella top ten, per la nostra penisola, figura soltanto Milano, dove negli ultimi anni l’amministrazione comunale ha dotato la città di 370 hotspots dove connetersi gratuitamente.

All’inizio dell’anno anche un’inchiesta di Altroconsumo ha descritto il fenomeno e la situazione non era rosea: più o meno in tutte le grandi città c’erano delle difficoltà. In cima troviamo ancora il capoluogo lombardo, dove la velocità di connessione è risultata maggiore, ma nel 30% dei casi è stato impossibile connettersi. A Firenze era stata riscontrata una grande facilità di accesso, ma la connessione risultava lenta e instabile. C’è poi Roma con la possibilità di connettersi al Wi-Fi pubblico riservata solo a chi possedeva un numero italiano (e per massimo quattro ore): una scelta suicida per una città che vuole fare del turismo uno dei suoi pilastri principali. A Torino la velocità era discreta, ma la procedura di registrazione era particolarmente complicata, mentre a Napoli, nonostante una procedura di registrazione semplice ed immediata, la connessione risultava difficile da raggiungere, instabile e con bassa velocità.

La situazione è comunque in via di miglioramento, grazie anche ad iniziative come il progetto Free Italia WiFi, che ha portato alla creazione di una federazione nazionali di reti Wi-Fi interconnesse tra loro. Ne fanno parte dall’inizio la rete Provincia WiFi che copre la città metropolitana di Roma Capitale, la rete Surfin Sardinia, che garantirà l’accesso ad internet negli aeroporti, nei porti e nei luoghi di attrazione turistica, e la rete Cittadinanza Digitale, introdotta nel 2009 dal Comune di Venezia. Hanno poi aderito al progetto altre realtà come, giusto per fare qualche esempio (la lista completa sarebbe lunghissima), la Regione Liguria, le province di Brescia e Firenze, il Comune di Cesena e Udine. L’obiettivo del progetto è quello di favorire la collaborazione tre diverse amministrazioni, in modo tale che si possa realizzare in futuro un’infrastruttura nazionale di Wi-Fi pubblico.

Italia, fondi del Governo per internet a banda larga

Da pochi mesi è stato aggiornato un articolo del Decreto del Fare: non è più necessario che gli utenti abbiano l’obbligo di fornire i propri dati per accedere al Wi-Fi pubblico. Un importante passo in avanti, ma in un Paese con una forte vocazione turistica come l’Italia serve assolutamente un maggior numero di hotspot sul territorio. È confortante il fatto che l’Italia rientri nella top ten degli stati con il maggior numero di strutture ricettive connesse; in più è in costante aumento la quantità di uffici di Poste Italiane dove gli utenti possono connettersi al Wi-Fi pubblico e l’obiettivo è quello di espandere questa possibilità a tutti gli uffici sul territorio nazionale entro un paio d’anni. Diverso invece il discorso relativo ai campeggi e ai villaggi, dove l’Italia appare molto indietro rispetto ad altri Paesi.

Ormai la possibilità di connettersi ovunque ad internet viene vista, soprattutto dai più giovani, non come un servizio, ma come un diritto. La cosa migliore sarebbe offrire agli utenti un servizio di qualità: dal punto di vista della velocità delle connessioni l’Italia ha un ritardo di almeno tre anni nei confronti della media d’Europa. Per questo il Governo ha stanziato dei fondi per la diffusione della banda larga: il piano complessivo costerebbe allo Stato 7 miliardi di euro (a cui si dovrebbero aggiungere 5 miliardi dal settore privato), ma finora sono stati stanziati solo 2,2 miliardi. Per la parte restante ci sono ancora dei dubbi, anche se dall’Esecutivo fanno sapere che 3,5 miliardi arriveranno dal Fondo Sviluppo e Coesione, anche se non ci sono orizzonti temporali prefissati. I primi lavori inizieranno nelle cosiddette aree bianche, ovvero quelle dove l’operatore, in assenza di incentivi, avrebbe interesse ad intervenire.

Facendo una ricerca sul web si può facilmente notare che i comuni che permettono ai loro cittadini di accedere ad Internet tramite hotspot WiFi pubblici sono sempre di più. Ogni amministrazione pubblica sul proprio sito ufficiale l’elenco delle zone coperte e le caratteristiche del servizio (eventuali registrazioni o limitazioni) e va sottolineato il fatto che il fenomeno non riguarda solo le grandi città, ma anche tantissime realtà di provincia, dove non è raro vedere la nascita di piccole smart cities, dove la copertura del servizio riesce ad ampliarsi a buon ritmo. Nonostante l’ormai tristemente nota “italica burocrazia” e la riluttanza delle varie amministrazioni, bisogna guardare al futuro con ottimismo: anche nel nostro Paese il Wi-Fi in aree pubbliche raggiungerà prima o poi gli standard europei. Forse.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog