Diciamo la verità: per ora è stata più eccitante la Waka Waka del Wiki Wiki. I rapporti degli ambasciatori americani, rivelati in un’atmosfera thriller dal sito Wikileaks, sembrano una scopiazzatura di Dagospia e forse lo sono. Berlusconi è un donnaiolo vanitoso che fa affari con il macho Putin. Sul serio? E io che quei due me li ero sempre immaginati dentro la biblioteca di un monastero, immersi nella lettura dei «Fratelli Karamazov». Sarkozy: uomo permaloso e dispotico. Strano, con quell’aria umile e remissiva, tipicamente francese. La Merkel, poi: ostinata, prudente, poco creativa. Tutto il contrario dell’immagine dei tedeschi, genia di improvvisatori estroversi. Aspettiamo qualche indiscrezione sul presidente svizzero che va matto per il cioccolato fondente e gli orologi a cucù. Ah, ma ce n’è anche per Gheddafi: uccide le rughe col botulino e si fa scortare da un’infermiera bionda. Un’informazione top secret (se si escludono quelle due o trecento copertine sull’argomento) che cambierà la storia. Come quell’altra, secondo cui i diplomatici fanno le spie. Da alcune migliaia di anni, verrebbe da dire. Almeno giustificano lo stipendio, perché per fare il «copia e incolla» degli articoli di giornale bastava una segretaria.
Sicuramente domani usciranno prove di torture, golpe, alieni seppelliti nel deserto con le antenne di fuori. Ma per adesso la vera vittima di Wikileaks è il mito della carriera diplomatica. Con gli ambasciatori, per secoli burattinai del potere, ridotti a messaggeri dell’ovvio.
MASSIMO GRAMELLINI