Fino a ieri sostenere che reperivi le tue notizie su Wikipedia, significava farti ridere alle spalle. I «dotti» della domenica (quasi sempre sinistrati) ti guardavano (virtualmente) dall’alto in basso, come a dire: «E quella sarebbe una fonte attendibile?» Peggio, se poi citavi Wikipedia, ti prendevano per asino, perché evidenziavi che la tua cultura non te la facevi sui libri seri, ma su un sito web che pubblica di tutto e di più senza alcun reale controllo.
In ogni caso, che sia vera o falsa la diceria che Wikipedia alimenta l’asineria (fa pure rima), poco importa. Io personalmente ho trovato cose interessanti e istruttive sulla libera enciclopedia, altre vere e proprie ciofeche culturali. Per non parlare poi degli articoli dedicati alle vicende politiche italiane e ai politici italiani: esaltanti in alcuni casi, tanto da dipingere taluni personaggi come dei santi salvatori della patria (vedere alla voce Prodi), ovvero come dei veri e propri cancri italici (vedre alla voce Berlusconi). Del resto, il peggior difetto di Wikipedia è pure il suo maggiore punto di forza: il fatto stesso che tutti (compresi cani e porci) possono scriverci e dare la loro versione dei fatti con una più o meno certa autorevolezza. Comprese le fonti, che nel caso dell’attualità politica, sono sempre giornali di sinistra: Repubblica, Il Corriere, Il Fatto Quotidiano, L’Unità e La Stampa. Sono considerati persino attendibili – nel caso delle vicende berlusconiane – i libri di Travaglio. Roba da spararsi.
Wikipedia di sinistra dunque? Beh, non saprei. Appare più probabile che ci scrivono soprattutto autori di sinistra. Lo scrissi qualche tempo fa e oggi ne ho avuto conferma con la singolare iniziativa attuata contro la cosidetta Legge Bavaglio che il Parlamento intenderebbe approvare (ma che ancora non è legge). Iniziativa che consiste nel bloccare le proprie pagine web e visualizzare un comunicato che sostiene robe del tipo:
I pilastri di questo progetto [Wikipedia] rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni…
Oppure:
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine… Purtroppo, la valutazione della “lesività” di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all’opinione del soggetto che si presume danneggiato…
E altre «perle» che potrete leggere nel comunicato semplicemente recandovi su Wikipedia, in cui si sostiene che la norma che non permette di entrare nel merito della rettifica o smentita costituirebbe per l’enciclopedia libera una «inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza», e così via.
Problema: ma davvero questo DDL intercettazioni, all’art. 29, lettera a), è così liberticida per i siti web come Wikipedia, e persino per i nostri blog o per i siti che fanno informazione?
Chiaramente no. È una colossale cazzata, che naturalmente ha una sola e unica funzione: sputtanare ancora una volta questa maggioranza e questo Governo come un governo che vorrebbe mettere il bavaglio all’informazione. Contrabbandare una norma ragionevole come un attentato alla libertà di informazione e di opinione, là dove la vera illibertà sta in altri ambiti.