Al di là di tutto il gossip (e di curiosità voyeuristica) con cui per necessità delle circostanze l'insalata nuziale è condita, negli occhi degli inglesi (magari non di tutti, ma senza dubbio di moltissimi) il matrimonio di William e Kate è il sinonimo della continuità di un'essenza storica, è la traduzione in carrozze e confetti del senso di appartenenza a una comunità, il rinnovamento in crema chantilly di un patto identitario con un popolo, che da un lato si riconosce in una guida, e dall'altro in quella guida trova un punto di riferimento di responsabilità, una custodia di valori e il catalizzatore di una coesione sociale.
E benché Will & Kate sembri il titolo di una sit-com, e certi cappellini si possano abbinare con successo solo a delle camicie di forza, quando vedo immagini come quelle di oggi, e contemporaneamente penso all'Italia, capisco molte cose (o mi illudo di farlo). E mi accorgo con stupore che quello che fino a poco fa era un semplice e vago desiderio, senza che io possa farci alcunché, si è trasformato in autentica, livida invidia.