Will è un ragazzino inglese. Orfano di madre, è stato abbandonato in un collegio, da un padre che non si è sentito più in grado di prendersi cura di lui, dopo la morte della moglie. Un giorno il padre torna da Will, vorrebbe portarlo via con sé, ma la madre superiora che presiede il collegio non ha molta fiducia nelle capacità di questo uomo di non deludere nuovamente Will.
C’è una passione che unisce Will al padre: il calcio. Sognano di andare a vedere una partita molto importante del Milan a Istanbul, ma sfortunatamente il padre muore di emorragia celebrale. Questa volta Will è davvero solo, ma ha i biglietti per la partita e decide di esaudire quel desiderio che ha condiviso con il padre forse nell’unico momento della loro vita in cui hanno davvero sognato insieme.
Will scappa dal collegio. Arriva a Parigi, ma dei ladri gli rubano i soldi. Incontra un uomo che gli dà un passaggio e si troverà anche a fargli da tutore in questa avventura rocambolesca. I biglietti per la partita si rivelano falsi, ma Will non demorde e viaggia fino a Instanbul nella speranza di riuscirci. I telegiornali parlano di lui. Tutti lo riconoscono e sarà proprio un uomo che ha seguito la sua storia a farlo finalmente entrare nello stadio.
Sono stata a lungo indecisa se consigliare o meno questa storia. L’abbandono del padre è un esempio poco egregio di paternità. Il rapporto tra loro è freddo quando si rivedono. La morte li separa definitivamente, ma è il movente per dare senso al lungo viaggio verso Instanbul. Ricordare quanto sia importante esaudire i desideri è sempre un bell’argomento per un film.
Il finale rimane un po’ in sospeso, perché io avrei preferito sapere cosa ne sarebbe stato di questo ragazzino anche dopo la partita.
Recensione del film Will