Vita spericolata, border line e carica di eccessi distruttivi, molto diversa dalla sua morte, nel 1997, che lo vede imborghesito e buono, trasformato forse dalla saggezza dell’età. William Burroughs era un figlio di “buona famiglia” della borghesia americana. Visse una adolescenza senza storia e ottenne facilmente la sua laurea in Lettere all’Università di Haward, nel 1936. Dopo alcuni studi di medicina a Vienna, si installò a New York. La II° Guerra mondiale divampava e lo scrittore cambiò lavoro con irrequietezza: detective privato, pubblicitario e ancora esperto in deratizzazioni. Nel 1942, decise di entrare nell’US Navy ma venne respinto. Era il periodo delle frequentazioni underground newyorkesi, incontro di artisti sconosciuti che repentinamente si incollarono alla sua figura di giovane americano perbene. Qui il primo incontro con la droga; morfina, a seguire l’oppio (e più tardi l’eroina e la cocaina). Le prime amicizie: il poeta gay Allen Ginsberg che lo fece conoscere allo scrittore Jack Kerouak nel 1944. due rimasero intimamente legati, creando insieme, un movimento artistico basato sul rifiuto dell’American Way of Life degli anni ’60, la famosa Beat Generation, contro-cultura che influenzerà il movimento hippy prima e quello punk dopo. Burroughs rifiutava in blocco l’ideologia dominante del momento storico. Liberale, poneva l’individuo al di sopra dei valori di quel tempo (e di oggi aggiungo io) venerati dalla nazione, quali la famiglia e i soldi. Rifiutò il capitalismo così come il comunismo. Un primo matrimonio terminò con un divorzio e in seconde nozze sposò Joan Vollmer Adams, nel 1946. L’anno seguente nacque il suo solo figlio, William (che diventerà Junkye dando il titolo al primo romanzo del padre, che morirà nel 1981). Primi contatti con la morfina nel 1946, poi con l’eroina. Una sera del 1953 a Mexico City (dove era emigrato per sfuggire alla polizia newyorkese) mise sulla testa della moglie un bicchiere, emulando Guglielmo Tell, sparò cercando di centrarlo uccidendo sul colpo la donna, colpita in piena nuca. Fu perseguitato per omicidio involontario e fuggi dal paese. Molto più tardi Burroughs riconobbe la sua omosessualità affermando che Joan era stata l’unica donna con cui ebbe una reale relazione affettiva. Nello stesso anno emigrò in Marocco, a Tangeri per la precisione, interzona frequentata da un variopinto e delinquenziale humus e si stabilì a Villa Muniria, che apparteneva al tempo ad un belga e a Paul Lund, un gangster di Birmingham. La sua vità continuò ad essere irreale e caotica. “Un muro della sua camera divenne il suo tiro a segno, che venne ridotto ad un colaabrodo“, raccontò Paul Bowles , sottolineando che “un altro muro era costellato di istantanee, la maggiorparte scattate in un suo viaggio in Amazzonia” (viaggio alla ricerca di un fungo allucinogeno presente in quei luoghi). A Villa Muniria la sua vita non aveva una organizzazione visibile (essendo tossico-dipendente) ma scelse di rispettare una disciplina interiore automatica che era molto più rigorosa di certe discipline che si impongono con obiettività. Un altra descrizione dello scrittore venne forgiata da Brion Gysin su quel periodo: “Burroughs era diventato quello che i ragazzi spagnoli chiamano ”l’uomo invisibile”, ed era veramente trasparente: sotto la pioggia non si riusciva a vederlo, scivolando da riverbero in riverbero, da farmacia in farmacia“. L’anno 1955 in effetti, causò una rottura di fondo, e lo vide traslocare in una casa situata nella Kasbah dove visse il primo mese sdraiato su di un letto, fissando ostinatamente le punte delle scarpe. Poi partirà per Londra per una cura didintossicante rientrando a Tangeri nel ’56, disintossicato, ritrovando la sua camera al Muniria. Qui scrisse Naked Lunch (Il Pasto Nudo) e l’anno seguente ricevette la vista del suo grande amico Jack Kerouac. Al suo arrivo Kerouac si trovò davanti a migliaia di fogli sparsi ovunque nella camera e rapidamente iniziò a trascriverli, cercando di mettere in chiaro tutti gli appunti primitivi di Naked Lunch ritrovati, che da Burroughs furono inizialmente titolati “Interzone“. I testi parlavano di impiccagioni, castrazioni, vituperazioni di ogni genere, grandi scene di orrore con immaginari dottori futuristi che portavano aiuto ad una moltitudine di drogati negativi perchè potessero in seguito far sparire le persone che ingombravano il mondo. Kerouac fu disarcionato dalla crudeltà e la violenza che emergevano da quelle pagine al punto di essere preda di frequenti incubi notturni. Nel chiedere spiegazioni sul perchè di tutto questo Burroughs rispose:” Io non sono altro che un emissario clandestino di un altro pianeta e non capisco perchè sono stato inviato qui“. Sperimentale nella forma, una buona parte del testo di Naked Lunch descrive la dipendenza dell’autore vis à vis con le droghe dure che distruggono lo spirito, applicando la tecnica del collage (The Cut-Up technique, creata dall’amico pittore Brion Gysin che consiste nel montaggio casuale dei testi, la cui provenienza può essere la più disparata), che non aiuta la sua lettura. Violento, a volte poetico, di una poesia rude e sconcertante, Naked Lunch è senza alcun dubbio uno dei più importanti testi sulla droga e le sue distruzioni, per certi versi indescrivibile. Il libro venne adattato al cinema da David Cronenberg nel 1992. Il regista è riuscito a captare l’essenza dei passaggi più importanti dell’opera, mescolati con delle recite biografiche dell’autore (la sua vita a Tangeri in balia della prostituzione maschile, la morte di Joan e la dipendenza della droga). Resta il fatto che tutta l’opera letteraria di Burroughs si basa sulla sua triplice esperienza di intossicazione, omosessualità ed esilio; la sessualità rimane il punto di partenza delle sue esplorazioni, a partire dalle teorie di liberazione sessuale di Willelm Reich, un punto importante che ne nutrirà le mitologie letterarie future.
Principale bibliografia:
Pasto Nudo – Adelphi, 2001
La scimmia sulla schiena – Rizzoli, 1998
Checca – Adelphi, 1998
La morbida macchina – SugarCo, 1994
Interzona – SugarCo, 1994
Nova Express – SugarCo, 1994
Diverso – SugarCo, 1994
Il biglietto che è esploso – SugarCo, 1994
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