William Gibson - Neuromante

Creato il 04 novembre 2010 da Vomitoergorum @Old_Glory

Autore: William GibsonEditore: Mondadori (Oscar Classici Moderni)Pagine: 278Voto: 4/5Pagina di Anobii
Trama del libro:
In un mondo in cui le mafie della finanza e dell'elettronica possono tutto, unmondo attraversato da autostrade informatiche e hacker dai poterineuromantici, si svolge l'avventura violenta e disperata di Case, l'uomo cheha avuto il torto di mettersi contro l'organizzazione sbagliata. Per vendettalo hanno privato della capacità di connettersi al cyberspazio, isolandolonella prigione di carne del suo corpo materiale. Ora qualcuno è disposto aoffrirgli un'alternativa, a ricostruirgli le sinapsi bruciate. A patto cheCase porti a termine un'ultima missione, oltre i limiti del conosciuto...
Commento personale e recensione:
Tardivamente, ma lo ho finalmente letto. Non un capolavoro, ma un must. Un volume sacro per il genere cyberpunk. Il Verbo inzia da qui. Mi bacchetto da solo per non averlo consumato prima. Il cyberpunk è un genere che mi ha sempre calamitato a sé, pur essendo il filone fantascientifico che leggo con maggiore difficoltà. Sono letture più impegnative, in un certo senso la storia può passare in secondo piano, mentre l'ambientazione è la vera regina. La tecnologia futuristica, la decadenza e la corruzione di alcuni aspetti sociali fanno di Neuromante l'incipit per tutti i romanzi che si impegnano a proporre certi temi. Da Stephenson a Nathan Never, da Matrix a Morgan Richard a Il Tagliaerbe e così via. Da qui parte la concezione del nuovo stile, non sempre semplice da seguire, utilizzato poi da tutti gli altri. L'esoscheletro tecnologico ed informatico è al tempo stesso originale ed innovativo, quanto superato ed errato, ma perfetto per l'ambientazione. Sebbene si legga un'opera che non riesce a predire gli avanzamenti informatici di internet e della nanotecnologia, si viene proiettati in un futuro plausibile, che non ti stanca e che può sembrare probabile anche oggi a distanza di oltre venticinque anni dalla pubblicazione. Le componenti politica e sociale danno qualche cosa in più al romanzo, che in sé per sé è buono, ma non eccezionale. Il protagonista Case, un hacker, è una figura non fortissima dal punto di vista psicologico (anzi, tuttaltro) e questo fa parte del gioco, lo rende decisamente umano ed interessante. Quasi a voler ricordare qualche personaggio di Dick, con i suoi problemi, le sue paure, le sue debolezze. Non un super eroe insomma. Un relitto della società in potenza, che viene preso per i capelli e scagliato in questo incredibile mondo ultra tecnologico dove deve portare avanti una missione non meglio precisata.
Tutto qui? Tutt'altro. Il romanzo è complesso, ha molti sub strati e la lettura non può andare avanti se non viene fatta in modo attento e concentrato. Si hanno in queste pagine sia colori vividi, al neon e led che quelli cupi e bagnati alla Blade Runner. Questo tanto per far capire che il romanzo non può essere ingabbiato e stereotipato. La tirannide dell'evoluzione tecnologica è sì parte integrante del dna, ma non esasperata come possiamo vedere in altri autori. Questo appunto è il Manifesto, questo il la da cui gli altri sono partiti per la loro symphony of destruction. I personaggi hanno senso solo all'interno della matrice, della rete e in una sorta di Davide contro Golia. Umani contro macchine. Inconsapevolmene per lo più, perché la rete è la droga, è la vita, è l'energia. Uomini come burattini e intelligenze artificiali che fanno intrighi da umani. Per capriccio, per vendetta, per curiosità. Per emozioni che non dovrebbero essere proprie dei computer, magari più consone agli uomini, sempre più lobotomizzati però, anche se non pienamente consapevoli di questa loro situazione. Mentre lo stile forte e repentino è anche colmo di descrizioni e termini informatici, le rappresentazioni ambientali esistono e vanno prese come un dato di fatto. Il mondo è bello che creato. Gibson non perde tempo (ahimè) in troppe spiegazioni, ma costringe il lettore ad accettarlo per quello che è. Di positivo per quanto mi riguarda c'è il fatto che non sono vergine di questo genere quindi leggendo o guardando opere successive, un'idea potevo anche già averla.
Nel complesso non mi sento di dargli un voto esageratamente alto, per le sue pecche nelle descrizioni e per la sue evidenti mancanze per quanto riguarda il mondo informatico. In pratica, inventa ogni cosa. Però lo consiglio di cuore a tutti, appassionati e non.

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