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Willow Smith, ovvero il futuro è ascoltare la musica di gente più giovane di noi

Creato il 15 dicembre 2014 da Infetta
Non che la cosa mi preoccupi, doveva accadere. Quando hai 25 anni e non sei più la cosa più giovane che gira nel mondo, non sei più la promessa di nessuno, la personalità unica in mezzo al tuo liceo, quando stai crescendo per davvero succede anche che non ascolti più la musica di gente già morta. Succede in meno di un anno, ti innamori della musica di gente che se ti va bene ha la tua età, se non di meno. Decisamente di meno. Le barzellette sulla tua generazione, su quello che per voi vale o non vale, le litigate con il fidanzato più grande perché se hai già cinque anni in più di me è difficile -troppo difficile- che tu possa capirmi... Insomma, misuro il mondo con citazioni di Harry Potter. Avere 25 anni ed essere terrorizzati dai bambini prodigio che partecipano a Masterchef Junior e della categoria Under Donne di X Factor. In particolare, paura di diventare come "gli adulti", loro che forse hanno capito che la musica non si divide tra giovani e vecchi ma tra validi e non. Perché -ebbene sì- c'è gente che ascolta musica di merda a 14 come a 40 di anni e quelli di 14 non sono meno colpevoli di quelli di 40, perché gli strumenti ce li hanno in mano e non sono i soldi della paghetta da dividere tra Rumore o lo Spizzico. Io scelgo di diventare adulta e scelgo di godermi con onestà e grande struggimento non solo i video degli One Direction, l'ascesa musicale di Taylor Swift e del suo gattino, il libro (brutto) di Lena Dunham, ma anche la musica di pischelli come Willow e Jaden Smith. I figli teenager e stilosi di Will Smith e Jada Pinkett. Ecco l'ho detto.
Willow Smith, ovvero il futuro è ascoltare la musica di gente più giovane di noi

Rinnovo questo amore nato nel 2010 quando Willow all'età di 10 anni pubblicò il pezzo "Whip my Hair" pezzo trascinante, con tanto di video dove le treccine pazze e lunghissime di Willow mi incatenarono alla speranza di vedere Willow come nuova leader di un movimento musicale dove si parla solo attraverso metafore sui capelli. Parafrasando le parole che rilasciò il padre, Will- lo ballate ancora- Smith, c'è davvero qualcosa di forte in una ragazzina di 11 anni che muovendo la testa back and forth prende le misure di quella che è l'indipendenza o semplicemente la voglia di fare solo quello che le va. Oggi, messo da parte il sound da dancefloor per bambini, Willow Smith, 14enne, è una ragazzina creativa -fastidiosamente creativa- con l'amore per un'estetica minimal fatta di foto in bianco e nero con saturazione minima e un nuovo forte sentimento per un r&b morbido, ovattato, che trae ispirazione prima di tutto dalla grande mamma che ci ha nutrite tutte, Erykah Badu. Voce sognante, innocenza e un corpo esile: sarà anche sotto Roc Nation, ma da quello che abbiamo potuto curiosare, la cameretta (o il tumblr) dove vive e sogna la dolce e decisa Willow non è poi diversa da quella delle altre teenager. Nell'ep di debutto "3" Willow si imbatte per la prima volta seriamente in un mood chill, dove mette alla prova la sua voce tra carezze, falsetti e basi in cui è facile perdersi mentre si cercano le parole e mentre si trova altro, qualcosa di bello, un'esperienza morbidissima. In questo viaggio (la pubertà) Willow si fa accompagnare dal fratello Jaden, un personaggio la cui disarmante arroganza va di pari passo solo con l'assoluta certezza che cadremo in ginocchio davanti al futuro album alla Drake, e da una sorella maggiore d'eccezione SZA (per cui ho già dimostrato il mio amore e le mia paure, è pur sempre una del 1990). Sono giovani, sono stilosi, sono fratelli, e come tutta la loro generazione non hanno paura delle etichette e degli altri generi, nemmeno quando si tratta di far uscire una cover mica male di "Easy Easy" pezzo dall'album di debutto di King Krule.

Potremmo parlare del fatto che sono figli di un'elite, che sono amici di divi che non ci piacciono come Justin Bieber, che non vanno a scuola perché la trovano deprimente e che hanno rilasciato un'intervista piuttosto bizzarra al NY Times dove si parla di universo, tempo... Ma, in fondo, chi è che a 14 (o a 40) anni è un umano completo?



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