WINE ON THE ROAD: “IL MIO RAGGIO DI SOLE IN UNA CUPA PRIMAVERA” di Federica Santini

Da Silviamaestrelli
Federica Santini è nata nel 1992 a Pistoia, dove abita. Possiede la qualifica di addetto ricevimento e il diploma di operatore turistico. Nel 2010 ha vinto il 1° premio al concorso europeo “Donna Dina Migliori” e il 3° premio al concorso letterario “Città di Montecatini”. Per “Wine on the road”, edizione 2011 del concorso letterario di Villa Petriolo, ha scritto il racconto “Il mio raggio di sole in una cupa primavera”. Racconto “IL MIO RAGGIO DI SOLE IN UNA CUPA PRIMAVERA” di Federica Santini. È una giornata bellissima oggi. In primavera è frequente avere belle giornate: quel sole caldo che non scotta, il profumo dei fiori, il canto degli uccellini, la tranquillità di una stagione che non dovrebbe finire mai. Non è una primavera qualunque, è una primavera vissuta in Toscana, luogo delle mie origini, luogo che ho visitato per prendermi una pausa dalla mia vita, da ciò che non va. Soggiorno nel casolare di campagna del nonno ed ogni pomeriggio faccio lunghe passeggiate per schiarirmi le idee e per cercare di voltare pagina. Ho la forte necessità di ritrovare me stessa, sento che qualcosa manca, che c’è un vuoto, una voragine che va colmata, quel silenzio a cui bisogna dare tono e forma. Le giornate non passano così in fretta come speravo, così qualche giorno fa ho allungato la mia passeggiata e mi sono avvicinata ad un casolare non molto lontano da quello in cui alloggio: seduto sul limitare ho visto un uomo, un uomo anziano, consumato dal tempo, dal lavoro e dal sole. Lui mi ha notata e mi ha sorriso; ha fatto cenno con la mano di sedermi accanto a lui sulla soglia della porta del casolare. Mi guardava ed era come se mi conoscesse da sempre: ha iniziato a parlarmi e a dirmi che nei miei occhi si leggeva tristezza, che il mio sorriso era enigmatico e cupo e che il mio corpo raccontava una storia. Quell’uomo sembrava sapere tutto di me. La mattina seguente mi invitò a fare una passeggiata nel suo vigneto: accettai subito, senza un attimo di esitazione. Camminavo e sentivo il tepore del sole sulla testa, osservavo con ammirazione quei chicchi d’uva non ancora maturi e mi facevo cullare dall’odore della campagna. Nel frattempo quell’anziano signore mi raccontò la sua storia: allora capii perché il giorno precedente lui sembrava conoscere così bene la mia storia, proprio perché molti anni prima aveva vissuto una storia simile e si era rifugiato in campagna per cercare se stesso e quella pace che credeva non avrebbe mai trovato. In un attimo mi fu tutto più chiaro: mi aveva invitato lì per mostrarmi la sua rivincita, per mostrarmi ciò che l’aveva aiutato dandogli soddisfazione. Mi parlava con tono paterno, quasi ad indicarmi la strada che avrei dovuto seguire. Non mi fece parlare, non mi chiese spiegazioni su ciò che mi stava accadendo, mi disse solo che da quel mattino in poi avremmo dovuto vederci ogni giorno, così lui mi avrebbe insegnato come amare e coccolare la terra e tutto ciò che la natura mi offre. Concluse dicendomi che solo partendo dalle radici avrei potuto ritrovare me stessa lasciando indietro l’ombra del mio passato. Da quel mattino incontro ogni giorno Luigi, l’anziano signore, e lui senza pretendere niente in cambio e come se fosse naturale, mi rieduca alla vita, mi fa conoscere nuovamente me stessa. Mi sta insegnando a gestire il suolo e le varie terminologie specifiche della viticoltura. È bellissimo quello che sta facendo per me, non credevo che il contatto con la natura mi potesse aiutare tanto. Sto imparando a vedere me stessa dalla giusta prospettiva, a capire quali sono stati gli errori del passato, quali sono le cose che potrei rivivere senza commettere sbagli. Luigi conosce me e questa campagna meglio di chiunque altro: conosce le forme delle colline, la loro sinuosità; conosce i tratti del mio viso e i cassetti del mio carattere come nessun altro. Mi sembra di conoscerlo da una vita: mi ricorda mio nonno nella voce, nei gesti, nelle abitudini. È come se lui fosse la radice di cui tanto parla, è come se lui avesse la chiave per capire ciò che non riesco a capire di me stessa. La situazione ha dell’assurdo, ma non mi faccio troppe domande: quando il sole splende la vita pesa meno ed i pensieri volano liberi da ogni vincolo. Ho deciso che nei prossimi giorni porterò il mio amico al canile più vicino per scegliere un cane che gli faccia compagnia quando io ripartirò per Milano, la città in cui vivo. Gli ho promesso che aspetterò il tempo della vendemmia per tornare alla mia vecchia vita e che durante l’estate lo aiuterò a piantare le piante per il suo nuovo orto. Ho capito che nella vita serve un complice che ci porga la mano in una giornata storta, qualcuno che sappia leggere nello sguardo tutto ciò che le parole non riescono ad esprimere. Nella vita serve qualcuno che ci indichi il cammino, quella strada che forse abbiamo smarrito. Tutto ciò me l’ha fatto scoprire quel filo rosso che lega cose apparentemente lontane e così diverse.

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