"Wine on the road": “Incontri alcolici del terzo tipo” di Gianroberto Viganò per la raccolta dei racconti del concorso 2011 di Villa Petriolo

Da Silviamaestrelli

Ancora un bel racconto per “Wine on the road”, concorso letterario di Villa Petriolo edizione 2011.
Gianroberto Viganò è nato a Seregno (MI) nel 1970 e risiede a Meda.
Laureato in Scienze Politiche, si occupa di risorse umane per una storica azienda metalmeccanica. Scrive dal 2006, da quando è nata sua figlia Silvia. Predilige favole o racconti umoristici ambientati in provincia. Ha vinto una decina di premi letterari, fra i quali Una favola al Castello (Torino – edizioni 2007 e 2010), Castelli di Carta (Bellinzona – Svizzera – 2007) e Il Pennino d’Oro (Casirate d’Adda – 2010).
Racconto “Incontri alcolici del terzo tipo” di Gianroberto Viganò
Vi è mai capitato di conoscere qualcuno con una visione ucronica del fluire del tempo? Non parlo di un viaggiatore nel tempo o di un marziano tratto dai racconti di Ray Bradbury, ma di un soggetto a cui non fa la minima differenza rivedersi dopo dieci giorni, dieci mesi o dieci anni?
Esseri così somigliano alle vecchie zie, che ti considerano sempre un fanciullo e sanno leggerti nel cuore meglio del maestro Yoda di Guerre Stellari. Sono personaggi, che pur non incontrandoti per diverso tempo, sono capaci di riprendere l’argomento dell’ultimo incontro, come se nulla fosse successo nell’intermezzo.
Marco, un mio carissimo amico di Liceo, appartiene a questa categoria. Lo rividi un Sabato davanti la scuola di mio figlio a distanza di anni.
Dopo i convenevoli, mi riservò a bruciapelo una delle sue classiche domande strampalate, a cui non ero più abituato;“Come prepari lo Spritz?”
“Veramente lo Spritz non lo preparo, ma lo bevo...” Gli risposi fra il serio ed il faceto, cominciando lentamente a rammentarmi il suo tipico modo di fare che ti spiazzava come un pallone calciato da centrocampo e finito all’incrocio dei pali.
“Preparare lo Spritz è un’arte.” Cominciò a dissertare con passione, dimostrando di conoscere la materia a menadito. “Occorre pratica e dedizione. Io ci metto due terzi di Prosecco di Valdobbiadene, un terzo di Select e poca, pochissima acqua frizzante, anzi meglio il selz, perché l’acqua provoca ruggine allo stomaco.”
Decidemmo di proseguire la discussione, prendendo un caffè al vicino bar.
“Ci mettiamo l’antigelo?” Aggiunse, strizzandomi l’occhio ed indicando la tazzina.
“Sì, un goccino di Sambuca.” Sghignazzai.
In pochi minuti noi due eravamo ridiventati un tutt’uno come ai tempi di scuola. Così, tra un caffè corretto con la Sambuca e un bicchiere di Sambuca corretto col caffè, ci demmo appuntamento fra qualche giorno, o forse qualche anno.

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