Wir sind alle Berliner! (parte 2): Est, maledizioni gitane, febbri e mutamenti

Creato il 29 marzo 2012 da Luciusday
Il secondo giorno che passiamo a Berlino scorre velocemente tra una Sehenswürdigkeit e l'altra. La mattina di buon'ora ci dirigiamo verso l'East Side Gallery, una mostra a cielo aperto di alcuni resti del muro che sono stati utilizzati da alcuni artisti come base e "tela" per le loro opere; costeggia il fiume Sprea e non dista molto dal nostro ostello. Vediamo anche l'imponente e moderna O2 World Arena, che fronteggia Oberbaumbrücke, il ponte caratteristico su due livelli che collega i quartieri di Friedrichshain e Kreuzberg
La giornata è un susseguirsi di monumenti e scali di U-Bahn: passiamo abbastanza rapidamente da Potsdamer Platz alla porta di Brandeburgo, dal palazzo del Reichstag al largo viale Unter den Linden. In poco tempo arriviamo a Checkpoint Charlie, l'ex posto di blocco al confine dei settori; un'altra passeggiata ci porta nei pressi dell'isola dei musei (Museumsinsel) e della Humboldt Universität. Nei pressi di quest'ultima è allestito un mercatino di libri usati, alcuni dei quali risalenti al periodo della DDR. Montaje da bravo giurista decide di acquistare un'edizione della costituzione della DDR, io mi butto invece su un saggio di Freud sul motto di spirito (Der Witz), non si sia mai ne possa trarre insegnamento, anche per il bene di coloro che mi stanno intorno...
E' qui che accade. Una zingara si avvicina a noi chiedendoci se parliamo inglese, noi neghiamo e la mandiamo via. Quella per tutta risposta manda una sorta di maledizione alla bottiglietta d'acqua dalla quale Pantofola sta bevendo. La sua vita non sarà mai più la stessa, ma le vorremo bene lo stesso.
Per inciso, il fatto della maledizione della "gitana" (come ama definirla la nostra amica spagnola) è stato uno dei Leitmotive che hanno caratterizzato il nostro viaggio a Berlino. Tra gli altri: il gioco di parlare in tedesco in presenza di scolaresche italiane - e credetemi, erano veramente troppe! Vabbé che Marzo è da sempre periodo di viaggi d(')istruzione, ma ogni 100 metri capitava di trovaci davanti un gruppo di liceali italiani con tanto di professori accompagnatori. Forti delle nostre esperienze e conoscenze Erasmus abbiamo con nonchalance fatto finta di esser stranieri, mentre cercavamo di individuare l'esatta città di provenienza prestando attenzione all'accento. Un altro Leitmotiv è stato il "Tschüss Jasmin" scritto con la bomboletta spray sulle scalinate d'ingresso della metro di Weberwiese (U5) vicino al nostro ostello. L'averlo visto praticamente di continuo ci ha spinto a usarlo come intercalare per qualsiasi cosa, così invece di salutarci normalmente con "Tschüss!" (ciao!) ci salutavamo o dicevamo "Tschüss Jasmin!" come un italiano direbbe "se', arrivederci e buonanotte!"
Ma riprendiamo il filo del discorso. Passato il panico della maledizione gitana ci siamo diretti verso il Duomo di Berlino (Berliner Dom), e sul prato ad esso antistante ci siamo concessi un po' di bivacco. Il tempo di riprenderci ed ecco che andiamo verso Alexanderplatz, con la sua Fernsehturm (torre della televisione) punto di riferimento di Berlino Est, e l'Orologio del tempo del mondo, che segna le ore di tutti e 24 i fusi orari.
Tornati in ostello per una breve siesta preserale (nonostante i lamenti di Gossp Givl, che odiando i pisolini si è messa a leggere sparandomi la luce della torcia in faccia) a Montaje scoppia la febbre (il contributo della gitana è stato posto in discussione) ed è costretto a riparare in casa per evitare di trascinarsi come un morto il giorno dopo. Io e le altre superstiti ci ritroviamo nel quartiere di Friedrichshain a mangiare e passeggiare. Manco a farlo apposta, nel ristorante incontriamo italiani al tavolo accanto al nostro. Scatta il solito gioco non-farti-riconoscere; è andato tutto ok, finché Gossip Givl non se ne è uscita con "attingete pure dal mio piatto, se volete", facendo scattare una figura di merda coi fiocchi (ancora però non accertata).
Quello che più colpisce di Berlino sono le sue opere architettoniche, spesso così vicine e così differenti; l'ospitare diverse realtà sociali, e poter passare da una ad un'altra differente in meno di cinque minuti a piedi; i suoi cantieri di lavoro, in pieno centro e veloci, che spuntano come funghi, terminano e nascono subito dopo in un'altra parte della città; la contemporanea e continua ricerca in fieri di un'identità culturale e cittadina, inizialmente affermata con la violenza, poi andata persa e divisa, sviluppandosi la città secondo due diversi ideali e diversi progetti. Un divenire che è capace in pochi anni di mutare il volto intero di un quartiere, a detta di Shoshanna e anche secondo quel poco che ho potuto vedere io tre anni fa durante uno dei già noti viaggi d(')istruzione.
Per citare la guida citata da AlexV: "Parigi è sempre Parigi, Berlino non è mai Berlino" Continua...!
Pulchra vobis ;)

East side Gallery. "Lo spirito è come tracce degli uccelli nel cielo"

Potsdamer Platz

Oberbaumbrücke


Monumento alla memoria

Brandeburger Tor

Reichstag

Chechpoint Charlie

Der Berliner Dom

La Humboldt Universität

La Fernsehturm e la Chiesa in Alexanderplatz

Rotes Rathaus di Alexanderplatz



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