Sono fermamente convinta che non riuscirò molto presto a riprendermi dal series finale di Sons of Anarchy… E’ inutile nascondersi dietro false pretese di obiettività e professionalità… Sons of Anarchy è divenuta di diritto la serie tv della mia vita e non solo per la presenza di Charlie Hunnam…
Immaginavo da tempo che sarebbe andata a finire così, non prendiamoci in giro, era l’unico modo in cui sarebbe potuta finire la parabola esistenziale di Jax Teller, ma vederla sullo schermo è tutta un’altra storia. Una storia che si dipana attraverso sette stagioni e una costruzione del racconto impeccabile, senza fronzoli, senza retorica.
Jax Teller nasce e muore sulla strada con lo stesso sorriso sulle labbra. La stessa strada con una luce diversa.
Passato e futuro si fondono in una spirale d’inchiostro che Sutter esplicita dalle prime inquadrature: quella piccola panoramica sui tatuaggi di Jax che portano i nomi di J.T, di Thomas e di Abel è un chiaro riferimento della scelta che sta per compiere, perché la morte di Gemma rende Jax libero di scegliere, libero non di essere colui che avrebbe voluto essere o il leader che avrebbe voluto la matriarca, ma di essere ciò che è in una conciliazione dell’inconciliabile: un criminale e un padre. E allora si carica del fardello di fare la cosa giusta bruciando i diari che aveva scritto per i suoi figli, bruciando le proprie radici (il romanzo di J.T. e le foto dei First 9). Nel series finale Jax si “spoglia” del passato, dei rimorsi, dei rimpianti e lo fa attraverso piccoli gesti: gli stivali indossati al post delle sneakers, gli anelli lasciati sulle tombe di Opie e di Tara,
E allora di questa lunga avventura chiamata Sons of Anarchy mi resteranno i sorrisi e le lacrime, la passione e il dolore. Mi resteranno la follia di Tig e l’accento di Chibs, la saggezza di Bobby e la giovinezza di Juice. Mi resteranno le mani di Jax e Chibs che parlano di ciò che conta davvero.
“Credo che la lotta che comprendo meglio…persino più di tutte le cose che volevi per il SAMCRO…e tutto ciò che alla fine è diventato…ciò che sento di più è la battaglia interiore. Succede, quando cerchi di fare la cosa giusta sia per la famiglia che per il club. Quella paura e quel senso di colpa mi hanno paralizzato.
Ho realizzato, come credo sia successo a te…che un buon padre e un bravo criminale non possono coesistere in un unica persona.
Mi dispiace, JT. Era troppo tardi per me. Ero già dentro…E Gemma…aveva dei progetti.
Non è troppo tardi per i miei ragazzi.Lo prometto, non conosceranno mai questa vita incasinata. Ora lo so chi sei.E cos’hai fatto.
Ti voglio bene, papà.“
(Jackson Nathaniel “Jax” Teller)