Woman in Gold di Simon Curtis: la recensione

Creato il 15 ottobre 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Ebrei vs. nazisti. La storia vera del quadro di Klimt è un film altalenante

Film che si lascia guardare, ma che si dimentica troppo velocemente, Woman in Gold è la narrazione di una storia vera, di una privazione realmente perpetrata. Una battaglia legale, nella quale si staglia all’orizzonte ancora una volta il toccante tema della persecuzione ebrea da parte dei nazisti.

Uno dei dipinti più famosi d’Austria (La ragazza d’oro di Klimt) è detenuto dallo stato dalla Seconda Guerra Mondiale, tuttavia il quadro è stato requisito a una famiglia ebrea dai nazisti. Alla fine degli anni Novanta Maria Altman, l’unica superstite della famiglia, vuole riottenere il quadro e portarlo negli Stati Uniti, dove lei da cinquant’anni vive. Si affiderà a un avvocato amico di famiglia per cominciare una battaglia legale nei confronti dello stato austriaco.

Trova spazio nell’offerta cinematografica Woman in Gold, film diretto da Simon Curtis. E non poteva essere diversamente anche a causa dell’apparizione di Helen Mirren come protagonista e come spalla di Ryan Reynolds. Se poi si vuole aggiungere che la pellicola è tratta da una storia vera, allora il piatto è servito in modo impeccabile. Tuttavia Woman in Gold non è un prodotto di eccezionale livello, molto probabilmente a causa di una struttura narrativa fragile, che poteva essere molto più incisiva. Il problema risiede nella sceneggiatura (addolcita, romanzata e simpatica) che fa scorrere fluidamente Woman in Gold fino alla conclusione, senza però infierire in modo deciso. Difatti la pellicola si snoda in un altalenarsi di flashback e presente, nel quale i ricordi riaffiorano e si fanno dolorosi, ma vengono ammorbiditi dalla simpatica e apparentemente bisbetica protagonista interpretata da Helen Mirren, che si misura con un personaggio che deve debitamente soffrire silenziosamente e perpetrare la sua causa con decisa rettitudine. È attraverso i suoi sguardi e il suo comportamento che si snoda l’intero film, che preferisce addolcire la parte drammatica per enfatizzare quella da commedia.

Dopotutto Woman in Gold si lascia guardare, intrattiene a dovere e porta a galla i crimini di guerra operati dai nazisti in materia di arte, ma non possiede la necessaria aggressività per farsi genuino portatore di denuncia. Ciò che invece appare più evidente è l’atteggiamento di un governo in epoca moderna, poco interessato ai dolori individuali e molto più preoccupato del prestigio internazionale, anche di fronte a conclamati crimini.

Convenzionale nella sua struttura narrativa e nel suo svolgimento a tratti struggente e a tratti da commedia verbosa (giocata su due contrapposti fronti recitativi), Woman in Gold è la storia vera di una privazione, di un pezzo di passato e si sa quanto gli affetti e i ricordi siano solidi pilastri di un’anziana ebrea, che da giovane ha dovuto abbandonare tutto per poter ricominciare a vivere. Nel cinema e nella vita.

Uscita al cinema: 15 ottobre 2015

Voto: **1/2


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :