Sono tutte storie di mondi difficili, con i loro ampi squarci di umanità che scorre tra le lamiere e i muri di mattoni improvvisati, e sono testimonianze drammatiche che non sfociano mai nel pietismo. Parole lucide, le loro, e le lacrime, quando sgorgano, sono calde e sanno di un'interiorità carica e piena, di una forte volontà di condividere, di migliorarsi, di credere in una possibilità di vita anche dove la morte si tocca con mano. In fondo c'è sempre la speranza che qualcosa possa cambiare, mediante l'impegno profuso ogni giorno nell'educazione dei propri figli, col lavoro -per quanto umile possa essere- e con la lotta ai piccoli e grandi abusi di cui sono vittime ogni giorno.
Più volte mi sono emozionata durante la visione!
Ecco il trailer in versione ridotta.
Il progetto di JR nasce e trae completo supporto dall'incontro e dalla stretta collaborazione con la gente del posto, che, per darsi visibilità, si dimostra ben disponibile ad aiutarlo nell'impresa di ricoprire muri e tetti delle città (emblematico per me il caso di Kibera in Kenya, vedere per credere).
Alla fine quei volti e quegli occhi vengono fotografati da vicino e finiscono per illuminare e ridisegnare i luoghi cui appartengono...e non solo ormai, perché il progetto è diventato anche unamostra itinerante ed un libro.
Così si presentava la favela Morro da Providência di Rio de Janeiro dopo il "ritocco".
Andate a vedere questo film (su YouTube c'è anche in versione integrale, ma solo con sottotitoli in francese), o le mostre relative, se vi capita. Penso sia importante che queste voci non cadano nell'oblio, e sono sicura che quegli occhi che scorrono persino sui treni in corsa tra gli slum vi resteranno impressi a lungo, perché sono così profondi che sembrano abbracciare tutta la terra.