World War Z (di Max Brooks)

Creato il 18 giugno 2013 da Mcnab75

World War Z
di Max Brooks
Cooper editore
307 pagine, 16 euro

Sinossi

Comincia in uno sperduto paesino della Cina. E subito dilaga in tutto il mondo. La piaga, la peste ambulante, l’epidemia. La guerra degli zombi. Creature mostruose che contagiano e fagocitano il nostro pianeta, la nostra casa. I sopravvissuti sono pochi. Una storia irreale? Il semplice parto della fantasia di uno scrittore? Forse. Max Brooks, con l’artificio di una raccolta di interviste “sul campo”, dà vita a un affresco in cui le tante e diverse voci ricreate e animate in questo libro parlano di guerra, sofferenza e solitudine, ma anche di speranza, coraggio e nobiltà.

Commento

World War Z (WWZ) l’ho già recensito diversi anni fa, e l’ho anche citato in millemila altri post, articoli ed ebook.
Nel mentre l’ho riletto due volte, conservando totalmente l’entusiasmo suscitato in prima battuta. Per questo ho deciso di parlarne ancora, sfruttando quella che reputo la mia acquisita maturità in termini di recensioni libresche.
WWZ è – a parer mio – il romanzo di zombie definitivo, qualcosa che si staglierà per anni come termine di paragone in questo particolare (e nutritissimo) filone dell’horror letterario.
Ora, come sapete, attendiamo un po’ tutti l’uscita del film, prevista per il 27 giugno.
Ma il film parte solo dallo spunto basilare di WWZ e, pur portandone il nome, sarà una storia molto più classica di pandemia zombesca, con tanto di eroe salvatutto (Brad Pitt), morti viventi velocisti (che qualcuno ritiene più idonei ai nostri tempi frenetici) e scene di guerriglia urbana su larghissima scala.

Peccato.
WWZ è un romanzo che si distingue per il suo essere corale, impostato sullo stile di un finto reportage storico, con una moltitudine di resoconti della “guerra agli zombie” che, se trasportati sul grande schermo, avrebbero potuto dar vita al più riuscito e memorabile mockumentary di tutti i tempi.
Perché la forza del libro di Max Brooks è proprio nella minuziosa ricostruzione di un conflitto mondiale tra vivi e morti viventi, con una documentazione così precisa e capillare da ricordare certe cronache della Seconda Guerra Mondiale che ancora oggi si fanno apprezzare per la nitidezza dei sentimenti che evocano.

Brooks ha senz’altro svolto un lavoro di ricerca intenssimo per assemblare le interviste ai sopravvissuti che compongono questo libro. La ricchezza di dettagli, di citazioni e soprattutto la plausibilità delle fasi pandemiche hanno un’armoniosità impareggiabile, senza però ridursi a quello che poteva essere un freddo libro di storia (finto, chiaramente) sulla guerra agli zombie.
Laddove il romanzo punta sulla etereogeneità dei racconti/articoli che lo compongono, il film si perderà probabilmente in un adattamento di stampo classico, che forse vivrà di ottime scene di massa, ma che perderà la natura stessa dell’opera, così come Brooks l’ha intesa.

Sul film ci torneremo presto, giusto il tempo di vederlo. Al cinema, nonostante tutto. Perché solo vedendolo in sala riuscirò a darne un parere obiettivo e sensato.
Su WWZ versione romanzo ritengo invece di consigliarlo nuovamente a tutti, specialmente a chi gli zombie non li può sopportare.
Non è un controsenso: la peculiarità del libro è proprio quella di poter conquistare un pubblico molto trasversale, dall’appassionato di fantascienza all’amante di ucronia, dal vorace lettore di storie di guerra a chi adora i thriller internazionali a la Tom Clancy.
Questa è l’anima di WWZ, che lo distingue dai tanti romanzi zombeschi tutti simili per impostazione, col drappello di sopravvissuti che cerca scampo dall’Apocalisse e ricostruzione di un piccolo micromondo sicuro (su un’isola, in un bunker, su una nave etc etc).
Cliché che, ammettiamolo, hanno stancato moltissimo.
Così come hanno stancato le scene strappalacrime tipiche di questo filone. Tutte uguali, ripetitive loro malgrado, per quanto magari scritte o recitate bene.

WWZ è invece un libro unico, anche nel senso stretto del termine: quasi impossibile farne un sequel, molto difficile scrivere qualcosa che gli si avvicini.

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La gallery dei poster del film World War Z.

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(A.G. – Follow me on Twitter)


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