Le epidemie si diffondono in maniera rapida e inspiegabile. La mania per la Zumba Fitness, ad esempio, non ha alcun senso. Un giorno nessuna l’ha mai sentita nominare e il giorno dopo sembra che tutti la pratichino o la vogliano praticare. In palestra, sulle spiagge, per strada. Perché una disciplina che si basa sul muoversi come degli spastici alle note di musica di merda ha avuto un così rapido e globale successo? Un’epidemia ugualmente inspiegabile si diffonde in World War Z, con la differenza che gli zombie sono meno letali della Zumba. A un certo punto, da un momento all’altro, sbucano fuori da tutte le parti dei morti viventi e si moltiplicano sempre più. Come i seguaci della zumba. Fino a che non si riesce a trovare un vaccino. Nel caso della zumba, un buon rimedio possono essere dei tappi per le orecchie, nel caso degli zombie, se esiste una cura, la scoprirete forse solo morendo o guardando questo film. Non so quale delle due cose sia peggio.
Approcciandosi con World War Z, non bisogna commettere l’errore di aspettarsi un film sugli zombie. Sì, gli zombie ci sono. Ce ne sono a tonnellate. Ce ne sono più che in qualunque film di Romero, anche perché probabilmente questo film è costato più di tutti i film di Romero messi insieme e con la computer grafica ne hanno potuti aggiungere a iosa. “Che facciamo oggi? Aggiungiamo qualche idea alla sceneggiatura, che è parecchio scarsuccia?” “Ma no, aggiungiamo degli zombie al computer.” “Evviva!”
"Aggiungiamo altri zombie, non ce ne sono ancora abbastanza!"
World War Z non è un horror. È il più classico dei classici film catastrofisti o di invasioni di alieni, solo che negli ultimi tempi vanno forte gli zombie e allora, anziché qualche calamità naturale o gli alieni, ci hanno messo gli zombie. World War Z assomiglia così a Sharknado, solo realizzato con quasi 200 milioni di dollari in più, recitato un filo meglio ma non troppo e con miriadi di zombie che sostituiscono le miriadi di squali. Peccato sia anche molto meno divertente. Se volete un altro paragone assurdo dei miei, World War Z è come la trasposizione cinematografica di The Walking Dead se la girasse Roland Emmerich. Solo che il nome del regista in questo caso è quello di Marc Forster. Marc Forster nella sua carriera ha girato un sacco di film molto differenti tra loro, da Monster’s Ball a Il cacciatore di aquiloni, è passato dal raccontare la vita dell’autore di Peter Pan in Neverland a quella di 007 in Quantum of Solace, passando per la commedia grottesca Vero come la finzione e il thriller onirico Stay – Nel labirinto della mente. Potete chiamarlo un regista versatile, io preferisco chiamarlo un regista mercenario. Gli danno dei soldi e lui gira il film, senza metterci un minimo di tocco personale. Niente di male in questo, però non chiamatelo Autore. Forster qui oltre che confermarsi anonimo, offre per di più una pessima prova di regia anche a livello di cinema mainstream, soprattutto nelle scene d’azione, fracassone e concitate, ma del tutto prive di ritmo. Come la maggior parte delle persone che si cimentano con la Zumba. Le scene di inseguimento con gli zombie sono appassionanti quanto vedere un tuo amico che gioca a Resident Evil. Vorresti giocare tu, ma lui non ti smolla il joypad e così l’unica cosa che ti resta fare è sperare che muoia. Non il tuo amico che sta giocando, solo il suo personaggio. Lo stesso vale per il film. Non vorresti vedere morire Brad Pitt o tanto meno Mireille Enos, la grande protagonista della purtroppo cancellata serie The Killing, solo vorresti veder morire i loro personaggi, in modo che possano recitare in qualche film migliore di questo.
"Ragazze, cantiamo una canzone? Come fa quella famosa dei Cranberries?"
In World War Z c’è pure Pierfrancesco Favino. No, chiariamolo subito: contrariamente a quanto si possa pensare, non ha la parte dello zombie. Errore madornale da parte del casting. Gli avessero affidato il ruolo dello zombie, il prossimo anno avremmo visto Favino in nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista. Anche se il vero zombie del film è lui, il protagonistone assoluto, Brad Pitt. Sia che se ne stia tranquillo a casa sua, che in mezzo a un’armata di zombie, la sua espressione non cambia. Non è mai stato un attore fenomenale, ma certo che da quando sta con Angelina Jolie è peggiorato. D’altra parte, chi va con lo zombie impara a zombiecare.
"Daje Pierfrancé, 'nnamo a zappà la tera che è mejo!"
Certo che Brad Pitt, oltre ad essere imbambolato, in questo film porta pure sfiga. Dove va lui, inizia un’Apocalisse Zombie. In Israele ad esempio hanno costruito una muraglia per tenere fuori dalle palle i morti viventi, arriva lui e questi riescono a scavalcare, manco fossero fan dell’attore in calore. Il Brad Pitt comunque non si fa trovare impreparato; è abituato a sfuggire a orde di fans e quindi riesce a salvare la pellaccia. Gli va bene che non erano presenti delle Miley Cyrus arrapate, che quelle sono micidiali. Sono capaci di attaccarsi persino a un martello e manco uno esperto come lui riuscirebbe a salvarsi.
Se come film di zombie fa pena, anche come film apocalittico World War Z non funziona un granché. Il suo limite maggiore è il suo prendersi eccessivamente sul serio. Non ci sono momenti di alleggerimento e non c’è neanche una battuta. Nemmeno quando Brad Pitt si presenta a una tipa che ha perso una mano e le dice: “Comunque io mi chiamo Gerry” e lei risponde “E io mi chiamo Segen”, pronunciato Seghen. Voglio dire, la tipa è senza una mano e si chiama Seghen e a Brad non viene in mente di fare qualche battuta idiota? Sul serio? Qualcosa tipo: “Per perdere una mano devi esserti data da fare non solo con l’esercito israeliano, ma pure con quello palestinese, vero?” Oppure: “Basta Seghen! Siamo in mezzo a un’Apocalisse Zombie, adesso non sono dell’umore.” O anche solo un innocuo: “Smettila di piagnucolare. Sei proprio una mezza Seghen.”
Invece niente. Questo film fa sempre sul serio. Un’accusa del genere potrebbe essere mossa anche contro The Walking Dead, serie peraltro molto criticata in rete, però il bello del telefilm è un altro: la mancanza di speranza. In The Walking Dead ormai tutti, o quasi, si sono rassegnati a vivere in un mondo di zombie. Quella è la nuova realtà che devono accettare. World War Z è invece il solito film in cui non si accettano le cose come stanno e il solito eroe da solo, o quasi, contro tutti cercherà di salvare il mondo, riportandolo a ciò che era prima. Ciò che stupisce è vedere che la sceneggiatura è stata firmata anche da Drew Goddard, l’autore del geniale Quella casa nel bosco, e da Damon Lindelof, uno dei co-creatori di Lost. Evidentemente, hanno dato una rilettura veloce allo script, hanno aggiunto i loro nomi e si sono intascati l’assegno da 6 zeri della produzione. Non c’è altra spiegazione. Potrei fare il bravo e cercare di trovare qualcosa di buono, in questo film, ma davvero non mi viene in mente niente. Non c'è niente da salvare. World War Z è una pellicola di serie Z e fa schifo. Quasi quanto la zumba. (voto 3/10)
Per rimediare al vero pessimo finale, Pensieri Cannibali vi svela IL FINALE ALTERNATIVO DI WORLD WAR Z
Brad Pitt torna a casa e ad attenderlo c’è la moglie, Angelina Jolie. “Angelina noooooooOOOOOOO!” grida guardandola. “Hanno trasformato anche te in una zombie. MaledettiiiiiIIIIIIIIIII!”