“Wristcutters: A Love Story”, commedia nera di Goran Dukic – recensione di Maurizio Ercolani

Creato il 11 gennaio 2013 da Alessiamocci

Introduzione della recensione di “Wristcutters: A Love Story“, commedia di Goran Dukic

Virgilio, su richiesta di Dante, chiede quindi come le anime si trasformino in piante e se alcuna di esse si divincoli mai da tale forma. Di nuovo il tronco soffia forte e poi da quel “vento” tornano le parole: (parafrasi)

Brevemente vi sarà risposto: quando l’anima feroce del suicida si separa dal corpo dal quale essa stessa si è distaccata con la forza, Minosse (il giudice infernale), la manda al settimo cerchio (“foce”), dove cade nella selva a caso, dove la fortuna la balestra (di nuovo un verbo legato alla caccia). Lì nasce un ramoscello, poi un arbusto: le Arpie mangiando le sue foglie gli arrecano dolore e il dolore si manifesta in lamenti (chiasmo riferito a come dai rami rotti possano uscire parole e lamenti)” (vv. 93-102).

Poi Pier racconta come, dopo il Giudizio universale, le loro anime trascineranno i corpi alla foresta e li appenderanno ciascuna al suo tronco, senza riunirsi con essi poiché non è giusto riprendere ciò che ci si è tolti (“non è giusto aver ciò c’om si toglie“, v. 105). Questa è un’invenzione puramente dantesca e nessun teologo parla di questa condizione speciale dei suicidi dopo il Giudizio Universale. L’idea del bosco dove penzolano macabramente i corpi dei suicidi è una delle più cupe rappresentazioni dell’Inferno.

Non fronda verde, ma di color fosco;

non rami schietti, ma nodosi e ‘nvolti;

non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco.

I suicidi sono trasformati in piante, forma di vita inferiore, perché essi hanno rifiutato la loro condizione umana uccidendosi: perciò (per analogia) non sono degni di avere il loro corpo. Perfino dopo il Giudizio Universale essi saranno i soli a non rientrare nel proprio corpo, ma lo trascineranno e lo appenderanno ai loro rami. La questione del sangue e delle ferite è solo un accrescimento della pena o semmai va intesa come il fatto che essi, che versarono il proprio sangue, ora lo vedono versato per mano altrui.

Recensione

Oggi riordino la mia cameretta, pulisco per terra, butto via tutte le cianfrusaglie e poi mi suicido.

Quando ti suicidi non succede un granché a parte che finisci in un appartamento con un ciccione che si lamenta perché la fai fuori dal buco, lavori in una squallida pizzeria, e non puoi ridere.

Quando ti suicidi puoi fare strani incontri, come un musicista russo alcolizzato legatissimo alla famiglia ed una ragazza superfiga che dice di essere lì per sbaglio.

Quando ti suicidi puoi ancora guardare il cielo, ma non ci sono più le stelle.

Per radio passano Tom Waits, i Gogol Bordello ed i Joy Division.

C’è chi cerca un cane, la ex ragazza, e chi cerca di tornare di sopra.

Sotto al sedile della macchina c’è un buco nero, attenzione, se ti cade qualcosa non lo recuperi più.

A proposito di macchina, ricordati che chi si siede di dietro non ha il cazzo.

Insomma se hai il cazzo è meglio che ti siedi davanti.

A proposito di cazzo, quando vuoi una cosa con tutto te stesso ricordati che non succederà mai un cazzo.

Dicono che le cose belle succedono da sè quando te ne freghi, insomma quando non te ne fotte un cazzo.

Cazzo, c’è pure Gloomy Sunday, di cui avevamo già parlato.

Ma avevamo parlato chi?

Quando hai delle stronzate da scrivere ed un paio di alter ego a farti compagnia non sei mai solo.

Quando ti suicidi finisci nel mondo dei suicidi.

Guido io, accomodati dietro.

A proposito di stelle, le stelle sono fiammiferi che volano fino in cielo.

Fine della “recensione”, Underground.

Voto 7

Written by Maurizio Ercolani

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