Sono stati due giorni molto intensi, ricchissimi di eventi dislocati nella bellissima location dei Frigoriferi Milanesi, vecchia fabbrica di produzione del ghiaccio nonché anche vero e proprio frigorifero/deposito di cibo, ora luogo votato al mondo della cultura, della promozione e recupero di beni artistici, nonché sede di mostre, realtà editoriali (Marcos y Marcos), concerti, proiezioni, e molto altro.
L’idea di utilizzare questo grande spazio (circa 1200 metri quadrati) e animarlo per un Festival letterario è stata sicuramente azzeccata. Difatti, proprio il grande spazio a disposizione ha permesso di organizzare quasi 70 eventi in soli due giorni, con un’alternanza di nomi e un’offerta culturale davvero vasta, oltre che valida. Inoltre, pregio e caratteristica di Writers è stato quello di aver cercato di accorciare le distanze tra scrittori e pubblico, creando delle occasioni di dibattito molto raccolte e particolari al suo interno – un esempio su tutti i “Sequestri d’autore”, tre incontri ravvicinati con tre diversi scrittori all’interno del caveau più grande di Europa, riservati a massimo 50 persone, per poter parlare intimamente del romanzo protagnonista del sequestro (da Dentro di Sandro Bonvissuto, I primi tornarono a nuoto di Giacomo Papi a Parole e numeri intorno a un quadro di Boetti con Stefano Bartezzaghi).
Uno spazio molto stimolante e sempre attivo del Festival era sicuramente la chiocciola dei bloggers, dove erano ospiti diversi progetti online legati al mondo della scrittura: da Reader’s Bench, sorta di romanzo collettivo completamente libero, a Zelda was a Writer (il cui ebook è uscito proprio il lunedì dopo il festival), a Generazione Rivista, a Metroreaders, che manderà tante cartoline a Stefano Boeri per esortare l’amministrazione comunale a puntare sempre e sempre più sui progetti culturali e sulla preservazione dei libri.
Il sabato sera è esploso grazie alla musica cantautorale – geniale liason tra musica e letteratura – dei Favonio, gruppo foggiano candidato al Premio Tenco quest’anno, che hanno riproposto canzoni di Giorgio Gaber, Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla, Enzo Jannacci, mentre Pietro Cheli e Enrico De Angekis conversavano della nostra canzone d’autore.
Un buon festival letterario deve dedicare anche una certa attenzione e, in un certo qual modo, spingere e promuovere, volti poco noti ed esordienti. Book Up, l’ora dell’esordiente, ha fatto scoprire le nuances e le difficoltà (spesso anche soltanto di raccontarsi davanti a un microfono) di molti autori al primo libro, intervistati di volta in volta a due da un giornalista (l’elenco è qui).
L’impressione sul Festival è stata di una generale festa dei libri e della letteratura di qualità e di nicchia, proprio perché molta voce è stata data a un certo tipo di scrittura, quella intima, sentita, quella che nasce da una vera urgenza dell’essere e non da ragioni commerciali; diversamente da altri festival letterari, Writers ha permesso di ascoltare approfonditamente persone dalla vivacità inarrestabile come Stefano Bartezzaghi, o di scoprire l’arte del tatuaggio siberiano (e non solo) con Nicolai Lilin, nonché di vedere il simpaticissimo Sandro Bonvissuto in totale scioltezza che girava per il luoghi del Festival entrambi i giorni, e di poter parlare con Francesco Cataluccio, vero luminare dell’editoria, di qualunque argomento più e più volte, elemento onnipresente (e per fortuna!) del festival.
Chiunque si interessi di scrittura e libri avrebbe dovuto farci un salto; per chi non ha potuto partecipare e si è perso l’evento, consigliamo comunque di fare un giro ai Frigoriferi Milanesi e attendere la ventura edizione.