INTERVISTA ALL'AUTRICE1. Ciao Rebecca. Sono molto felice di darti il benvenuto su questo blog. Vuoi presentarti ai lettori italiani che hanno letto il tuo libro o che si accingono a farlo?
2. Quando hai capito per la prima volta che voleva diventare una scrittrice?
R: Ho sempre voluto scrivere. Fin da quando ero molto giovane ho scritto piccole storie e poesie. Ma credo che il momento in cui ho davvero capito che avrei voluto essere una scrittrice sia stato quando è morta la mia più cara amica. È stato il giorno del mio compleanno. Aveva vissuto dall’altra parte della strada da quando eravamo piccolissime, quindi ho pensato di dover fare qualcosa affinché il mondo la ricordasse. Sto ancora cercando di farlo, in stili diversi, anche se ogni volta che cerco di scrivere su di lei le storie mi sembrano troppo leziose. Un giorno, forse, riuscirò a trovare il modo giusto per raccontare la sua storia.
3. Cosa fai mentre scrivi? Segui un processo creativo particolare? In quale atmosfera preferisci scrivere?
R: Non sono mai stata capace di scrivere molto stando in casa. Mi occuperei di lavare i piatti o la biancheria invece di scrivere, così preferisco uscire la mattina portando con me il portatile e sedermi in un bar, per bere un caffè e ascoltare un po’ di musica. Quando sono immersa profondamente in un nuovo libro posso arrivare a scrivere quattro - cinque pagine al giorno.
4. Quando non scrivi che tipo di libri ti piace leggere? Quali sono i libri che hai amato di più? Quale mi consiglieresti? R: Uno dei miei libri preferiti più recente è Cecità di Jose Saramago, che narra un'epidemia di cecità che spazza via una città moderna. Ho amato il modo in cui i personaggi sono conosciuti non con il loro nome, ma per la loro occupazione o le loro relazioni. Il personaggio principale è noto come "la moglie del dottore". Housekeeping di Marilynne Robinson è probabilmente il mio libro preferito in assoluto, per la sua bellissima prosa e per il modo in cui sovverte il concetto di casalinga come unico modo di vivere per una donna. Ora che ci penso bene, questo libro ha avuto un’influenza su La Contessa Nera più ampia di quanto avrei immaginato.
6. Qual è stata la parte più difficile nello scrivere questo libro? R: Ho due risposte per questa domanda. La ricerca riguardante i crimini da lei commessi è stata a volte difficile da affrontare, piuttosto dolorosa a causa della natura grottesca delle torture. Ma è stato difficile anche trovare libri utili in lingua inglese – il personaggio non è molto conosciuto negli Stati Uniti, e la maggior parte dei fatti noti, da quanto ho verificato, sono falsi.
7. Quale tipo di ricerca hai affrontato per scrivere il tuo libro?
R: La maggior parte dei libri sulla Bathory sono in tedesco e in ungherese, sua lingua nativa, e poiché io non parlo nessuna di quelle lingue ho cercato a lungo validi testi in inglese. Del libro di Valentine Penrose Bloody Countess è disponibile la traduzione (dal francese), ma è molto sognante e poetico e difficile da seguire, e come molti dei libri più antichi si basa più sulla leggenda che sulla realtà. Il libro di Raymond McNally Dracula was a woman andava meglio, ma sono stati Countess Dracula di Tony Thorne e Infamous Lady di Kim Craft a fornire le migliori traduzioni dei documenti dei tribunali, così come le ricerche più aggiornate e imparziali sulla sua vita. Un altro libro che ho trovato utile è stato Beloved Children, dello studioso ungherese Katalin Peter, che ha scritto uno studio molto interessante sulle relazioni familiari e la crescita dei bambini nel periodo in cui Bathory è vissuta. E 'stato questo libro che ha influenzato gran parte della storia riguardante i timori di Erzsebet per suo figlio e sulla precarietà della sua posizione dopo la morte del marito.
8. Quanta parte del romanzo è frutto della tua fantasia e quanta fedele alla storia vera?R: Molto di ciò che è conosciuto circa Bathory è già stato fortemente romanzato, così ho deciso che se avessi scritto un altro racconto su di lei, avrei voluto fosse più veritiero. Quando possibile ho usato eventi reali e una cronologia fedele a quella della sua vita, come per la perdita di suo padre, il suo fidanzamento, la morte del marito e la crescita di follia che seguì. Anche il racconto della ragazza che ha coperto di miele e lasciato fuori per essere punta da insetti, si suppone sia vera, come lo sono le scene finali della sua depravazione poco prima che venga arrestata. Solo pochi caratteri minori sono inventati, e ho cambiato l'anno in cui suo fratello è morto, ma a parte questo ho cercato di utilizzare gli eventi della sua vita reale, che ho giudicato sufficientemente interessanti. Ho dovuto inoltre immaginare come sarebbe stato essere lei – il suo modo di pensare, quello che avrebbe provato e detto.
10. Secondo te, se avesse avuto una vita più facile, con meno dolore e più amore da parte della sua famiglia e di suo marito, sarebbe stata una donna diversa?R: Assolutamente sì. Più di ogni altra cosa, è la mancanza di amore che la spinge verso la follia. Gli episodi più violenti si verificano sempre subito dopo che lei ha subito una sorta di sconfitta in campo sentimentale.
11. Quanto è stato difficile identificarsi con la contessa? Come sei riuscita a far emergere il suo punto di vista? R: Per molto tempo i primi momenti in cui mi sono seduti a scrivere questo libro mi sono preoccupata di come avrei potuto scrivere di lei a mente aperta. Le atrocità che è stata accusata di aver commesso, se vere, sono terribili. Ma più eseguivo ricerche sulla sua storia, più dubitavo di quanto le leggende fossero vere. Ci sono molte buone ragioni per diffidare dei testimoni che sono stati chiamati contro di lei. Alcuni sono stati torturati, alcuni erano suoi nemici, o dovevano favori ai suoi nemici. Almeno per la bozza iniziale, ho deciso di mantenere una mente aperta e scrivere fino alla fine, come se avessi creduto fosse innocente. Ma alla fine, naturalmente, non lo era.
12. Ogni volta Erzsébet è ferita da un uomo, si rivale su una delle sue servette, piuttosto che su valletti o camerieri. Perché tutta questa rabbia nei confronti delle donne, ogni volta che è delusa dagli uomini? Costituisce per lei forse un modo per riprendere controllo e potere?
R: Sì, certamente. Lei non può costringere gli uomini nella sua vita ad amarla nel modo in cui vuole essere amata, e biasima le serve per questa mancanza, pensando che se solo fossero in grado di stare al posto loro, lei potrebbe ottenere l'amore che merita. Ha imparato presto nella sua vita che la padrona di casa ha bisogno di esercitare il controllo sulla servitù, ma lei non ha abile tocco di sua madre con altre donne, probabilmente perché ha più timore di perdere il suo posto nella casa rispetto a quanto ne avesse sua madre. La paura la rende diffidente, e le impedisce di vedere le altre donne della casa come qualcosa di diverso da una minaccia.
14. A nome di tutto il blog, ti ringrazio per aver accettato l’intervista. Ti faccio i complimenti per il tuo libro, mi è piaciuto moltissimo! Vorresti aggiungere qualcosa prima di salutarci? R: Solo quanto sono grata per la calorosa accoglienza che i lettori italiani hanno dato a Erzsebet, e me stessa. Mi fa desiderare di avere presto un'altra occasione per visitare nuovamente l'Italia. Grazie!
INTERVIEW WITH THE AUTHOR
2. When was the first moment you knew you wanted to become a writer?R: I always wanted to write. From the time when I was very young I wrote little stories and poems. But I suppose the moment I really knew I would be a writer was when my dearest friend died. It was my twelfth birthday. She had lived across the street from me from the time we were just babies, so I felt I had to do something to make the world remember her. I’m still trying to, in many ways, though every time I try to write directly about her the story becomes very maudlin. Someday, perhaps, I’ll hit on the right way to tell her story.
3. What do you do while are you writing? Have you a particular creative process? What is the atmosphere do you prefer when you're writing?R: I have never been able to get much writing done in my own home. I will do the dishes or the laundry instead of writing, so I like to go out in the mornings to a café and sit with a cup of coffee and some music and my laptop. When I am deeply into a new book I can write 4-5 pages a day.
4. When you are not writing what kind of books do you like to read? What have you read that you’ve loved? What would you recommend?R: One of my most recent favourite books is Jose Saramago’s Blindness, about an epidemic of blindness that sweeps a modern city. I loved the way the characters are known not by their names but by their jobs or relationships. The main character is known as “the doctor’s wife.” Marilynne Robinson’s Housekeeping is probably my all-time favourite book, for its beautiful prose and the way it subverts the idea of keeping house as the only way for a woman to live. Now that I think about it, that book probably had a bigger influence on La Contessa Nera than I would have thought.
6. What was the hardest part of writing this book? R: On this question I have two answers. The research into her crimes was sometimes very difficult to read, very painful because of the grotesque nature of the tortures. But finding helpful books in English was difficult too—not much is known about her in the United States, and most of what is known, I learned, is false.
7. What type of research did you do for your book?R: Most books about Bathory are in German and her native Hungarian, and because I don’t speak either of those languages I searched a long time for some reliable works in English. Valentine Penrose’s Bloody Countess is available in translation (from the French), but it is very dreamy and poetic and hard to follow, and like many of the older books it relies more on legend than fact. Raymond McNally’s Dracula Was a Woman was better, but it was Tony Thorne’s Countess Dracula and Kim Craft’s Infamous Lady that provided the best translations of the court records, as well as the most updated and unbiased research on her life. Another book I found useful was Beloved Children, by the Hungarian scholar Katalin Peter, who wrote a very interesting study on family relationships and the raising of children in the same time period in which Bathory lived. It was this book that influenced much of the story of Erzsebet’s fears for her son and the precariousness of her position after the death of her husband.
8. How much of the novel is the fruit of your imagination and how much is a real history?R: So much of what’s known about Bathory is already heavily fictionalized, so I decided that if I were going to write another story about her, I wanted it to be more truthful. Whenever possible I used real events and the real timeline of her life, such as the loss of her father, her betrothal, the death of her husband and the increase of madness that followed. Even the girl she has covered with honey and left outside to be stung by insects is supposedly a true story, as are the final scenes of her depravity just before she is arrested. Only a few minor characters are invented, and I changed the year when her brother died, but other than that I tried to use events from her real life, which I felt was interesting enough. I still had to imagine what it would be like to be her—how she would think, what she would feel and say.
9. According to you, if Erzsébet were not a noblewoman, would her gloomy temper come out as well? How much her education bore on it?R: Erzsebet is enormously proud of her education, and rightly so. In a world in which even men were often not well-educated, she is an anomaly. Even more than her family name, she thinks it is this education that makes her superior to those around her and allows her to view them as beneath her contempt. In some ways her life might have been a happier one if she had not been a noblewoman, if she had not had such expectations placed on her by her mother about her marriage and her place in society.
10. In your opinion, had she lived an easier life, with less grief and more love from her family and husband, would she have been a different woman?R: Absolutely. More than anything else, it is the lack of love that drives her mad. Her most violent episodes always occur immediately after she’s suffered some kind of romantic setback.
11. How difficult it was to identify yourself with the countess? How did you succeed in making her point of view emerge?R: For a long time when I first sat down to write this book I worried about whether I could write about her with an open mind. The atrocities she is accused of committing, if they’re true, are horrific. But the more I researched her story, the more I doubted how much of the legends were true. There are many good reasons to distrust the witnesses who were called to testify against her. Some were tortured, some were her enemies, or beholden to her enemies. At least for the initial draft, I decided I would keep an open mind and write to the end as though I believed her when she said she was innocent. But in the end, of course, she was not.
12. Everytime Erzsébet is injured by a man, she takes it out on girl servants, rather than on footmen or menservants. Why this rage on women, when, each and every time, she’s disappointed by men? Is it, maybe, a way for regaining control and power?
R: Yes, certainly. She can’t make the men in her life love her the way she wants to be loved, and she blames the servant girls for this lack, thinking that if only they would keep their place, she would get the love she deserves. She learned early in her life that the lady of the house needs to exert control over the servants, but she doesn’t have her mother’s deft touch with other women, probably because she is more fearful for her place in the house than her mother was. Fear makes her mistrustful, and keeps her from seeing the other women in the house as anything other than a threat.
13. Let’s talk about Ferenc. I really liked him and I wanted to better go through his thoughts and feelings. At the end, we feel we did not know him deeply, as well as Erzsébet, probably. Can you tell us something more about him?
R: Not much is known about Ferenc aside from the official records about his battles and some details about his birth and education. Likewise he is enigmatic to Erzsebet, who longs to love him and be loved by him, though it turns out he is just as wary of being in a political marriage as she is. Her misunderstanding of his coldness leads her to make some dreadful mistakes before their marriage, and drives her to desperation afterward. They eventually come to an understanding, though Ferenc continues to bed the servants right under Erzsebet’s nose, which continues to feed her jealousy. Even husbands and wives who are very close can sometimes be strangers to each other, can have unknown personalities they hide, or try to hide. I think Ferenc is a man who finds the minds of women baffling, who is uncomfortable in the presence of a woman of equal rank and standing to himself, such as his wife or his mother. Women who must be subservient to him, such as the maids, are the kind he understands.
14. On behalf of the entire blog, thanks for having accepted this interview. My compliments for your book, I loved it a lot! Would you like to tell something before saying goodbye?R: Only that I am very grateful for the warm reception Italian readers have given Erzsebet, and myself. It makes me wish for another chance to visit Italy again very soon. Grazie!