Writing Tuesday: Circo (298/365)

Da Silbietta @silbi_etta

Gli animali sono impazienti.
E affamati.
Ma sanno che dovranno subire l’ennesimo affronto prima di ricevere il misero pasto serale.
Sula, la leonessa, è particolarmente debilitata:
ha da poco avuto dei cuccioli e li nutre costantemente.
Ma, di contro, non riceve nulla dal proprietario del circo.
Dopotutto è una femmina, che ha generato nuova linfa per lo spettacolo.
Eppure, nonostante questo enorme contributo, è sempre l’ultima a ricevere il pasto.
Che, immancabilmente, è più misero dei suoi compagni maschi.
Anche se, alla fine, gli stessi esemplari si limitano ad aprire le loro enormi fauci per accogliere la testa del domatore.
E’ lei, Sula, a fare le acrobazie più difficili.
Ma loro si prendono tutti gli applausi finali.
E, ovviamente c’è lui, il domatore.
Così arrogante, così maledettamente pieno di sé.
Fosse dipeso da lui, Sula avrebbe fatto una brutta fine già da un bel po’ di tempo.

Ma il proprietario del circo ha preferito tenerla.
Per la riproduzione, s’intende.

Sula si guarda intorno.
Il pubblico sta iniziando ad entrare in modo composto sotto la tenda.
E’ tutto un grande insieme di suoni, voci allegre e impazienti di assistere al grande spettacolo.
C’è profumo di noccioline, pop corn e zucchero filato.

Una giornata di festa.
Tranne per lei.
Sula.
La leonessa maltrattata.
E affamata.

Lo spettacolo inizia.
La banda suona allegre melodie.
I pagliacci si divertono ad imitare i proprietari, facendo ridere il pubblico e anche coloro che vengono presi in giro.
Dopotutto, ci vuole una certa creatività per avere successo prendendosi gioco dei propri datori di lavoro, non trovate?

E’ la volta degli elefanti.
E poi gli acrobati.
I cani.
Le colombe.

Siamo quasi alla fine.
E finalmente, tra il boato del pubblico fanno il loro ingresso i leoni.
E, in un angolo della gabbia, con uno sguardo torvo, c’è Sula.

Oggi il domatore è più crudele del solito.
Si diverte a frustare Sula anche quando non è il suo turno.
Dopotutto sta per arrivare la sua fine.
Tra non molto sarà sbattuta fuori dal circo.
Non appena avrà finito di allattare i cuccioli.
Nel momento in cui sarà definitivamente inutile.

Una frustata, poi due, poi un’altra ancora.
E Sula, la leonessa inutile, la femmina messa nell’angolo, ha un guizzo di orgoglio, e di rabbia.
E’ stanca delle angherie.
Si volta di scatto.
E’ furente.
Affamata, debole, ma pronta a tutto.
Anche ad uccidere.

Il domatore sorride.
E’ convinto che l’animale sia troppo sfiancato dalla fame per reagire in modo pericoloso.

Ed è li che sbaglia.
Perchè, le leonesse sono quelle che nel branco procurano il cibo per i maschi, che passano tutto il tempo sdraiati, al sole.

Sula salta all’improvviso e il domatore si ritrova a terra, schiacciato dal peso della leonessa.
Negli occhi dell’uomo, per la prima volta, non c’è traccia di spavalderia, tantomeno di odio.
E’ terrore allo stato puro.
Lo sguardo della leonessa è carico di molte cose:
rabbia, vendetta, disperazione.
Fame.
Basta così poco.
Sula apre la bocca e si avventa sul domatore.

Un urlo disperato è l’ultimo saluto del domatore.
La leonessa finalmente consuma il suo pasto.

Poi, come d’abitudine, si fa da parte.
Puo iniziare il banchetto dei leoni.

<<Pomeriggio di sangue, oggi nella sede della Circus Inc. Un’ex dipendente, Sula Brown, è entrata in azienda, si è diretta nell’ufficio del General Manager, Peter Green, suo ex responsabile, e l’ha freddato con quattro colpi di pistola.
Alla base del folle gesto, il licenziamento della donna, avvenuto cinque giorni prima, in seguito ad una riduzione di personale.
La Brown, madre di una bambina di 10 mesi, era rientrata in servizio, dopo la maternità, appena quattro mesi fa.
Alcuni ex colleghi hanno raccontato che la donna era vittima di discriminazioni sul lavoro, forse dovute proprio alla sua recente maternità.>>

Eccolo, il pubblico.
Pagante e non.
Eccolo.
Pronto ad assistere alla sfilata della belva.
Si, ho ucciso.
Ma l’ho fatto per non soccombere.
Sono stata armata dalla disperazione.
Perchè essere donna, e madre, equivale ad essere una preda nella savana.
E puoi caricarti tutto il peso di questo mondo sulle spalle.
Ma ti guarderanno sempre nello stesso modo:
Femmina, mamma.
Una cosa inutile.
Da buttare via.

E la volete sapere una cosa, mio caro pubblico?
Voi, proprio voi, che restate ipnotizzati davanti alla tv ogni volta che si trasmette in diretta l’ennesima tragedia umana.
O voi, che avete condiviso con l’assassina/vittima, ogni giorno della sua passione lavorativa, dandole bonarie pacche sulle spalle, per poi allearvi col domatore.

Io non sono da buttare via.
Sono una persona con una dignità.
Ho sempre lavorato sodo, e con precisione.

E avrei meritato un poco di rispetto.
Invece ciò che ho avuto è stato soltanto frustate.
E fame.

Bene, caro pubblico.
Siete venuti a vedere lo spettacolo.
Ora ditemi:
Siete felici di ciò che avete visto?

No?
Bene, in questo caso:

Pensateci bene, prima di calpestare la dignità di qualcuno, in futuro.

Fidatevi di me.

Perchè non sono la sola ad essere in questa situazione.
Non permettete che il circo vinca ancora sulla vita vera.

Pensato da

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