questo post partecipa al writing tuesday dell’interno 105.
“non avremmo dovuto farlo!”
queste sono le parole che ho udito, sussurate a bassa voce e a tradimento mentre stavo per chinarmi su quella bocca che avevo da poco finito di baciare. affilate come una lama di coltello, nefaste come un’ala di corvo, di una crudeltà senza pari. mi sono alzata di scatto, inarcando la schiena nuda, coprendomi le spalle coun lembo del lenzuolo che giaceva inanimato in un angolo del letto. vedevo lampi rossi, non più il suo viso perfetto ai miei occhi, le sue mani grandi e sapienti, quel sorriso malinconico ma seducente. e vedevo, come in un film a ritroso, la nostra storia racchiusa in un nanosecondo. l’università, i manuali, gli appunti scambiati e le ripetizioni in gruppo, le uscite serali a San Domenico, una pizza e una birra. lui sempre insieme a Stefy, io sempre in coda ai suoi pensieri. perchè lo sapevo da un pezzo ormai, l’avevo intuito da come aveva posato il suo sguardo sul mio, che lui mi desiderava quanto me e fors’anche più di me.
Una storia parallela la nostra, fatta di battute scherzose, di telefonate notturne e di caffè al volo al bar sotto la facoltà. sempre con quella sensazione di incompiutezza ad accompagnarci in ogni istante della giornata.
“non avremmo dovuto farlo!”
è stato il caso a farci incontrare quel pomeriggio tardo a casa di alcuni amici fuori sede. il tempo di due chiacchiere e un via, si fa tardi ti dò uno strappo fino a casa. e sotto casa l’idea di un ultimo ripasso prima dell’esame ormai alle porte. la mia stanza era il solito caos inarginabile ma lui non sembrò farci caso. fu l’intesa di un attimo, le sue mani afferavano le mie come bramose di carezze, affamati l’uno dell’alltra e inebriati del nostro profumo ci perdemmo uniti per poi ritrovarci di nuovo, uno accanto all’altro, stesi tra i libri e i quaderni non ancora aperti.
“non avremmo dovuto farlo!”
e così si è rimangiato ogni cosa, ogni palpito d’amore, ogni parola deliziosamente cantata sotto le lenzuola. e così mi ha lasciata nella stanza vuota della sua presenza, un addio non pronunciato a parole, ma nei fatti e nelle azioni ben dichiarato. una dichiarazione di un amore mai sbocciato, anzi stroncato sul nascere…come quella che sto scrivendo ora su questo foglio strappato a casaccio da un blocknotes buttato con noncuranza sulla mia scrivania – un cronista involontario di questa love story parecchio simile a un binario morto.