questo post partecipa al writing tuesday dell’interno 105.
.§La rosa di Pigmalione§.
Mancava appena un semestre al Baccalaureat e proprio in quel frangente a Marie toccò di sostituire una sua collega, ammalatasi improvvisamente. la classe la accolse con tiepida simpatia. erano ragazzi e ragazze con la testa sulle spalle, la maggior parte di loro piuttosto in gamba e studiosi. Marie infatti pensava che come prima supplenza non avrebbe potuto chiedere di meglio: il più del lavoro era stato già fatto da colei che aveva sostituito alla cattedra, le bastava soltanto tirare i fili del discorso. almeno così credeva. finchè non inrociò lo sguardo di Lucien, di un turchese scintillante -uno sguardo ostile e freddo che le dichiarava in silenzio guerra aperta. dall’alto dei suoi 30 anni, Marie all’inizio ritenne Lucien lo scapestrato di turno, la pecora nera da far cuocere a fuoco lento nel suo stesso brodo. e per questo motivo non gli diede corda. ma giocata la carta della noncuranza, e vedendosi sconfitta, tentò un altro approccio. anche perchè Lucien aveva un’intelligenza che sarebbe stato un vero peccato non coltivare ma lasciarla andare così alla deriva. comiciò a coinvolgerlo durante le lezioni. oggi una battuta scherzosa, domani un bel voto all’interrogazione sulla fotosintesi, e poi la promessa di portare tutta la classe al museo di storia naturale a Parigi. la sua tattica miracolosamente riuscì nell’impresa e il ragazzo si appassionò allo studio della biologia. Purtoppo il giorno della tanto sospirata gita, Lucien non venne. colpito dall’influenza stagionale, restò relegato in casa. la febbre alta lo aveva sfinito ed era quasi completamente afono, però gracchiò al telefono un sì strozzato quando sentì dall’altro capo della cornetta la voce di Marie che gli domandava se una volta guarito gli fosse piaciuto andare a vedere il museo insieme a lei, soltanto insieme a lei. due settimane dopo quella telefonata si incontrarono alla metro di Jussieu e si diressero verso il Jardin des plantes, timidi e insieme esaltati da quell’appuntamento che aveva per loro due ormai assunto il sapore della trasgressione. Marie accanto a Lucien dimostrava appena 18 anni, con i suoi jeans sdruciti e il maglioncino di cachemire lento sulle spalle. Lucien era imbarazzato e commosso e non sapeva dove mettere piedi e mani, camminando a casaccio lungo le sale del museo, timoroso di sfiorarla anche semplicemente con lo sguardo. in tasca aveva un biglietto per Marie, scritto e riscritto con grafia incerta e ricco di ripensamenti. indeciso se consegnarglielo o meno rimandava di mezz’ora in mezz’ora il momento della dichiarazione, facendo finta di concentrarsi sul materiale esposto nelle teche. intanto il pezzo di carta veniva sempre più spiegazzato dalle sue mani irrequiete. fu però Marie a fare il primo e decisivo passo, verso la fine della loro visita, entrambi inebriati ed estasiati dal profumo e dai colori delle centinaia di rose custodite nel Rose Garden. Davanti a un emplare di rara bellezza la professoressa di Lucien strinse a sè il ragazzo e, palpitante come il cuore di una rosa purpurea, cercò il sapore delle sue labbra e la dolcezza dei suoi occhi, decisa a rivelare a se stessa e al mondo quel suo amore così spiazzante e libertino.