X Factor sarebbe una sorta di ‘gioco a tira e molla con la mente delle persone’, secondo l’illustre scrittrice Marjorie Wallace, amministratrice di SANE un importante ente benefico del Regno Unito per la salute mentale.
È senza alcun dubbio uno dei format di maggior successo nel mondo quello del programma televisivo “X Factor” che nei giorni scorsi è stato messo sotto accusa da Marjorie Wallace l’illustre scrittrice e giornalista investigativa inglese, di poter causare malattie mentali tra alcuni dei suoi concorrenti.
Secondo l’amministratore delegato di SANE, un ente di beneficenza che si occupa di salute mentale nel Regno Unito istituito nel 1986, infatti, il talent show creato da Simon Cowell opera una sorta di “gioco a tira e molla con la mente delle persone“.
Ma l’esperta di SANE va oltre azzardando il paragone secondo cui il programma sarebbe come gli esperimenti di condizionamento che sono stati realizzati negli anni Sessanta sugli animali per vedere quali conseguenze si sarebbero verificate dalla combinazione di ricompensa e punizione sino a spingerli alla pazzia. Questi reality ripeterebbero questi esperimenti fuori legge ma con l’aggravante che questa non è ricerca psicologica ma intrattenimento.
La Wallace, riporta così l’esempio di Rees Ceri, una concorrente vedova e sorda, che è stata respinta quattro volte in sei anni da The X Factor. Rees, 54 anni, è stato sottoposta a diversi minuti di umiliazione, dopo la sua ultima audizione. La giornalista sostiene che “i produttori devono assumersi la responsabilità per le possibili conseguenze“. E aggiunge: “Noi non crediamo che le persone con malattie mentali non dovrebbero prendere parte – dovrebbero avere la loro occasione – ma se la loro performance è umiliante non dovrebbe essere trasmessa“.
Un portavoce dell’X Factor inglese si è affrettato a smentire sostenendo che il suo produttore, Talkback Thames, “ha una lunga esperienza di trattare con i membri del pubblico che hanno scelto di fare delle audizioni per partecipare in spettacoli di intrattenimento“. Il portavoce ha sottolineato che: “Il benessere dei nostri concorrenti è sempre di fondamentale importanza per noi e lavoriamo con loro per fornire ciò che è necessario un aiuto.”
Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” condivide quanto affermato dall’autorevole giornalista e ritiene che gli autori dovrebbero evitare di trasmettere le performance dei concorrenti più deboli anche perché lo stesso pubblico nel corso degli anni sta raggiungendo maggiore consapevolezza ed è esso stesso svilito nel poter osservare le umiliazioni pubbliche di soggetti spesso indifesi
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