X-LucaS: gli X-Men, il mio lavoro, la mia passione – Intervista a Luca Scatasta, seconda parte

Creato il 11 ottobre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
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X-Omaggi: Nightcrawler di Walter Trono

Luca, tu hai lavorato nel campo dei fumetti supereroistici per più di vent’anni, a cominciare dalla fine degli anni ’80. Ci racconti in due parole com’era l’ambiente Marvel, visto da qui in Italia, negli anni ’80, ’90 e nel 2000?
Sono prolisso per natura (se non si era capito) e mi sarà difficile essere coinciso, però ci provo.
All’inizio degli anni ‘80 in Italia i riflettori degli appassionati e degli esperti di fumetto erano quasi tutti puntati sulla produzione francese e su quella d’autore italiana. Noi fans di comics americani eravamo delle mosche bianche, guardati con sufficienza mista a compassione dagli appassionati di fumetti in genere, che ritenevano la produzione italiana, francese e sudamericana molto superiore a quella statunitense dell’epoca.
A essere sinceri, la produzione USA della seconda metà degli anni ‘70 era stata mediamente molto scarsa dal punto di vista qualitativo e destinata a un pubblico di pretese altrettanto scarse, proprio mentre in Europa invece fioccavano iniziative e opere a fumetti dirette a un pubblico più maturo. All’inizio degli anni ‘80 però le cose stavano cambiando anche negli States ed io non mi stancavo mai di farlo notare a ogni frequentatore della AD col quale mi capitava di discorrere. Sul finire del decennio, grazie alla Star Comics, alla Play Press e alla proposta di materiale americano su riviste di rilievo come Corto Maltese, Comic Art ed Eternauta, le cose cambiarono radicalmente.
D’improvviso, la generazione che aveva perlomeno leggiucchiato fumetti Marvel o DC negli anni ’70, si risvegliò dal torpore e prese a seguire tanto le sanguinarie vicissitudini di Wolverine quanto quelle sentimentali di Spider-Man come se fossero il loro pane quotidiano. A ogni convention, l’assalto dei fans era sempre più massiccio e per certi versi preoccupante: ricordo ancora quando lo “stand” della Star Comics crollò letteralmente in occasione della Mostra-mercato di Lucca del 1992, quando venne presentato lo speciale del “matrimonio” di Spidey e il grande John Romita Sr. era nostro spaventato ospite.

X-Omaggi: Sabretooth di Davide Corsi

Quando poi Marvel Italia esordì ufficialmente a Lucca nel 1994, l’assalto fu ancora più imponente. In generale nei primi Anni ‘90 in Italia i fumetti americani Marvel tornarono prepotentemente in auge e senza il traino del cinema o della TV come avviene oggi. D’altronde, anche negli States il mondo dei comics stava vivendo una seconda “golden age”.
Poi sono arrivati gli anni bui della bancarotta della Marvel USA e della sua amministrazione controllata, con lo smembramento del suo impero e la vendita di Marvel Italia e della Panini. Mesi in cui perdevamo ogni giorno qualche nostro “contatto” con New York e Londra e il futuro si prospettava sempre più nero. Anche il boom di vendite di fumetti d’inizio decennio cominciò a scemare e ci vollero tutta la perizia e l’intelligenza di MML e del prode Simone Airoldi per tenere non solo viva la baracca, ma anche per approfittare della situazione per ampliare gli orizzonti produttivi attraverso produzioni per il mercato francese, tedesco e spagnolo, realizzando in casa anche materiale inedito di Conan per il mercato sudamericano e nordeuropeo. Comunque sia, poi la Marvel americana uscì dal tunnel più pimpante e belligerante che prima, e la Marvel Italia/Panini Comics cominciò a macinare bene, diversificando intelligentemente la tipologia di proposte, e da “cenerentola” del gruppo Panini, è diventata una delle più importanti forze motrici dell’azienda. Nel frattempo sono cambiati tutti i nostri referenti americani e i rapporti con la casa Marvel americana, pur rimanendo stretti e buoni, sono cambiati nel tempo.
Questo ci porta ai giorni nostri, in cui gli eroi Marvel ormai fanno parte dell’immaginario collettivo. Per certi versi è un sogno che si è realizzato e per il quale ho iniziato a lottare negli anni bui in cui nessuno dava molto credito ai comics americani. Però, quando raggiungi un traguardo, ti guardi sempre indietro e magari scopri che ti mancano tanto quei giorni in cui quegli stessi sogni sembravano irrealizzabili. Nel mio caso, ho una grande nostalgia per i primi anni 90, quando stavamo costruendo un sogno, ci ammazzavamo di lavoro, ma non ci pesava per niente, perché le soddisfazioni erano enormi. E mi mancano gli anni in cui Marvel Italia era a Bologna, in Piazza Galileo, sopra un locale sudamericano dove tutti ci tuffavamo dopo le sei del pomeriggio, per rilassarci, scherzare e spegnere ogni dissapore lavorativo con margarita, daiquiri e cocktail sempre piuttosto alcolici.

X-Omaggi: Wolverine di Walter Trono

Puoi dirci come si è evoluto e cambiato il rapporto con i lettori, dalle lettere cartacee all’arrivo dell’email e di internet, fino ai social network odierni?
Il rapporto con i lettori: qui forse riuscirò a essere sintetico!
 Un tempo era splendido, coinvolgente e fatto di affezione, comprensione e educata discussione, oggi è quasi impersonale. Gli spazi di dibattito negli albi si sono ridotti al lumicino, le note e gli articoli informativi e di riflessione pure. Un tempo le discussioni erano garbate e costruttive, oggi i lettori non sanno neanche chi curi davvero gli albi. Talvolta non hanno la benché minima idea di cosa o chi ci sia dietro la realizzazione dell’albo che hanno in mano. Forse dovrei rispolverare e aggiornare i vecchi articoli che scrissi per Star Magazine su come si confeziona un fumetto, del 1991 e 1992, per spiegarlo, ma poi mi rendo contro che non troverei uno spazio in cui pubblicare questo materiale.
Quando le lettere cartacee hanno lasciato pian piano il posto a quelle “elettroniche” non mi sono trovato particolarmente spiazzato. Ho anzi trovato splendido il fatto di poter rispondere immediatamente a persone che mi scrivevano, chiedendo informazioni oppure esprimendo critiche e consigli. Poi mi sono accorto che per rispondere alle e-mail trascorrevo troppo tempo davanti al computer, tempo che toglievo alla mia vita privata e anche a quella lavorativa, dove i miei ritardi erano all’ordine del giorno.
Ma questo è un problema tutto mio, dovuto alla mia incapacità di essere sintetico, che mi ha spinto a evitare come la peste non solo i social network, ma anche i forum. Anche perché penso che oggi tantissime persone adoperino i nuovi mezzi di comunicazione con estrema leggerezza e noncuranza. Le invettive piovono come bruscolini, l’educazione e l’affezione di un tempo hanno lasciato posto a spesso maleducati e sgrammaticati messaggi di protesta tout-court.
Lamentarsi senza poi proporre nulla di costruttivo è fin troppo facile, però, e l’Italia ormai è diventata un paese in cui tutti si lamentano, ma sono pochi quelli che si rimboccano le maniche e propongono vere alternative.

Uncanny X-Men#143

Se dovessi nominare un solo albo o una saga mutante ai quali sei particolarmente legato per motivi personali, quali sceglieresti?
È come chiedere a una madre prolifica, quale dei suoi tanti figli preferisca. Ma a questo punto non posso che scegliere una X-storia che lessi nel lontano 1981. All’epoca vivevo e sguazzavo ancora nella mia città natale. Avevo diciassette anni, frequentavo il liceo scientifico, e mettevo da parte la mia paghetta settimanale per le spedizioni di fumetti in contrassegno che mi arrivavano dalla AD di Bologna. E nella prima spedizione trovai un albo che forse non mi cambiò la vita, ma di sicuro mi spinse a rimetterla sui binari giusti. Era The Uncanny X-Men 143: Demon di Claremont & Byrne. All’epoca non sapevo che sarebbe stata l’ultima X-storia realizzata in tandem dai due autori, né che fosse il capitolo finale di una miliare e premiatissima sequenza di racconti, ma quello che mi colpì e incantò fu la protagonista della storia, una Kitty Pryde minuta, imbranata ma incredibilmente combattiva che fino ad allora non avevo mai visto, ma che mi conquistò e creò quel mio legame indissolubile con le X-testate Marvel che dura ancora oggi.

X-Men: Heroes for Hope

Puoi farci la tua Top 3 personale di albi o saghe mutanti che ti hanno invece colpito dal punto di vista artistico?
Al primo posto viene senz’altro un X-albo che non abbiamo mai potuto pubblicare in Italia, ma che più di tanti altri svetta sulla mia lista degli X-inediti da proporre. Si tratta di X-Men: Heroes for Hope, albo benefico realizzato da un gruppo di grandissimi cartoonist e pubblicato dalla Marvel nel 1985. I proventi ricavati dalla sua vendita furono poi convogliati e spediti per aiutare le popolazioni etiopi e somale colpite dalla carestia. Si trattava di un’operazione ideata sulla scia di quelle effettuate dal mondo della musica con la canzone We Are the World o l’indimenticabile concerto londinese “Live Aid” del 1986. Tornando a Heroes for Hope, quest’albo fu pensato da Chris Claremont e disegnato dai più disparati e incredibili artisti top dell’epoca, anche quelli che non pubblicavano normalmente per la Marvel come Steve Rude, Berni Wrightson, Mike Kaluta e Richard Corben. Quest’ultimo, in particolare, elaborò tre pagine raccapriccianti in tandem con l’incomparabile Alan Moore che lo stesso Claremont, in un’intervista rilasciata in quegli anni alla prozine Amazing Heroes, riconobbe come la più brillante re-visione di Magneto mai effettuata.
Purtroppo una pubblicazione italiana di quest’albo non è più possibile, perché si trattava di un “benefit-book” realizzato da più autori al solo scopo di raccogliere fondi per un’operazione benefica .
Al secondo posto piazzo senz’altro la purtroppo non abbastanza lunga sequenza di X-storie realizzate da Chris Claremont & Paul Smith del 1983, dove Rogue entrò a far parte del team dei “pupilli di Xavier”, Tempesta si tagliò i capelli alla moicana, e Madelyne Pryor si sposò con Ciclope. Ultima pubblicazione italiana ne Gli Incredibili X-Men#1-6 del 1990: sarebbe ora di ristampare quelle storie!
Terza e ultima posizione la meritano senz’altro gli X-Men di Claremont, Silvestri, Jaaska, Lee & Portacio. Ossia le X-storie degli X-Men pubblicate dopo la maxisaga Inferno. Oniriche, sanguinose, rinnovatrici e piene d’idee e invenzioni. Le stiamo ristampando negli Omnibus e, a mio avviso, meritano davvero di essere lette e non sembrano particolarmente “vecchie”.

Qual è l’autore, sceneggiatore o disegnatore che ha lavorato sugli X-Men che più apprezzi?
Se devo dirne uno ancora presente sugli albi mutanti, non posso che menzionare Peter David: è sempre un piacere leggere le sue storie e spero sinceramente che i problemi fisici dei quali ha sofferto all’inizio di quest’anno non abbiano intaccato la sua mente e la sua abilità (ndr: David è stato colpito da un ictus).
Se devo invece parlare in generale dell’X-writer che più apprezzo in generale, chino il capo, lo cospargo di cenere e chiedo umilmente a Chris Claremont di passeggiarci sopra. Lui e John Byrne hanno realizzato le X-storie più indimenticabili, pietre miliari della storia dei comics.

X-Omaggi: Tempesta di Walter Trono

Qual è invece l’autore che non avresti mai voluto vedere mettere le mani sui personaggi mutanti?
D’istinto avrei risposto Rob Liefeld, ma, riflettendoci sopra, nel bene e nel male Rob ha contribuito a cambiare il sottobosco mutante con il restyling dei Nuovi Mutanti e soprattutto ha creato un team come X-Force che ancora oggi ha motivo di esistere. Mille complimenti quindi a Liefeld per aver individuato un prodotto e un’etichetta che ancora oggi ha successo. Chi bocciare allora? Forse Werner Roth/Jay Gavin, defunto ma forse non troppo compianto cartoonist degli anni andati, che nel 1965 prese in mano le redini artistiche della primissima X-serie, rendendola sempre più legnosa. Sia ben chiaro che non voglio condannare in toto l’operato a fumetti di questo cartoonist che ha lavorato diligentemente e professionalmente su svariate serie DC Comics e Marvel degli anni andati, e che si è spento a soli cinquantadue anni nel 1973. Il fatto è che il suo stile non era granché adatto a una serie a fumetti basata sull’azione e soprattutto risultava piuttosto antiquato e stantio se paragonato alla qualità media dei fumetti Marvel della seconda metà degli anni 60: con un altro autore in carica forse le vendite degli X-Men non sarebbero scese tanto in basso. D’altro canto, se gli X-Men avessero continuato ad avere un tiepido successo per tutti gli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70, nessuno avrebbe ritenuto necessario il restyling effettuato nel 1975. E quindi… grazie anche a Roth, per non aver fatto un buon lavoro.  

Stai seguendo il nuovo corso mutante della Marvel Now Revolution? Potresti darci un giudizio sull’operato di Bendis fino a ora? Pensi che possa restare qualche anno alla guida delle X-testate principali e diventare una sorta di nuovo Claremont o vedi il suo intervento più simile a quello che operò Grant Morrison?
A parte il fatto che la vera ReEvolution Marvel arriverà sia negli States che in Italia l’anno venturo, trovo molto difficile dare già adesso un giudizio sull’operato di Bendis, anche perché non sono più un umile recensore di Fdc o StarMagazine o Wiz, che si può permettere di dare pareri positivi o negativi su qualche serie o ciclo di storie senza provocare discussioni. Sono ancora un redattore di Paninicomics e, soprattutto, “parte interessata”. Di conseguenza dovrei sottrarmi a un quesito del genere in maniera elegante e rapida.

X-Omaggi: Wolverine di Davide Corsi

Ci ho provato, ho tergiversato, ma alla fine mi avete colto in fragrante e quindi giustamente punzecchiato per ottenere una risposta più esaustiva. La effettuo prendendo in prestito l’idea di una rubrica di Wiz nella quale io e il buon Enrico Fornaroli (mio co-editor nella lunga gestione della rivista) recensivamo una qualche opera a fumetti. Uno ne glorificava i pregi, l’altro ne mostrava i difetti. A volte trovavamo colleghi disposti a fare le veci di uno dei due, ma inevitabilmente a me o a Enrico toccava fare la parte dell’entusiasta o del bastian contrario a seconda dei casi, talvolta cercando dei pregi in opere che non trovavano la nostra approvazione, oppure cercando pecche in fumetti che quotidianamente esaltavamo. Ripeto il gioco anche in questo caso, partendo con le note negative.
CONTRO
Per cominciare non sono affatto convinto che Bendis durerà a lungo alla guida delle X-Testate, sia perché si tratta di un settore in cui ci sono tanti galli a cantare, sia perché i tempi sono cambiati e gli autori di successo tendono a rimanere sempre meno su una serie. Altro che Morrison! Inoltre e soprattutto, con una serie quindicinale e una mensile da sceneggiare, Bendis rischia di esaurire presto le idee che aveva messo in cantiere. E quali sono le sue idee, poi?! Gli X-Men sono allo sbando e la Bestia tira fuori dal cappello un nugolo di X-Men dei tempi andati e li porta nel presente. L’effetto di sicuro è sconvolgente, poco importa se siano gli X-Men dell’Universo Marvel o quelli di un molto probabile universo alternativo. E molto meno importa il fatto che a compiere questo insano gesto sia stato il più logico, scientifico e per certi versi bigotto degli X-Men: l’escamotage prima di tutto!
PRO
Ho trovato davvero interessanti e piene di potenzialità le vicende finora sviluppate da Bendis e, se proprio devo essere sincero, aspetto ogni nuova uscita della serie All-New X-Men con la stessa ansia di quando ero alle soglie della pubertà e aiutavo la mia edicolante a inserire nelle “buchette” predisposte le nuove uscite… al solo scopo di mettere mano subito alle testate Marvel-Corno fresche di stampa. Potrà anche sembrarvi poca cosa, ma per una persona che legge fumetti da una vita e che legge comics Marvel dall’ormai lontano 1969, riscoprire a cinquant’anni il gusto di aspettare davvero con ansia l’uscita di un nuovo numero di una testata a fumetti, credo possa suggerire a tutti quale e quanta X-passione trasudino queste prime X-storie targate Brian Bendis.

Seconda parte – fine

Intervista effettuata via email e conclusa il 13/07/2013

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