È uno dei giochi più attesi dell'anno, ma è davvero l'erede dell'illustre jRPG per Wii e Nintendo 3DS?
La data di uscita europea di Xenoblade Chronicles X è ancora avvolta nel mistero, ma il nuovo RPG di Monolith Soft uscirà in Giappone la prossima estate e pertanto si stanno susseguendo a ritmo sostenuto dirette, speciali e interviste che svelano dettagli e curiosità sullo sviluppo e sul risultato finale. Gli sviluppatori, capitanati dal geniale Tetsuya Takahashi, hanno cominciato finalmente a sbottonarsi sul seguito di uno degli RPG più importanti degli ultimi anni, un gioco che ha letteralmente ridefinito il genere e che ha dimostrato di che cosa era capace Wii nelle mani di una software house capace. C'è solo un piccolo problema: Xenoblade Chronicles X non è un sequel. Il sospetto ce l'avevamo avuto, ma ora è arrivata la conferma per bocca dello stesso Takahashi. Cosa dobbiamo aspettarci, dunque, da questo Xenoblade Chronicles X?
Inortodosso
Bisogna ammettere che la scelta di intitolare questo nuovo RPG Xenoblade Chronicles X è parecchio strana, se fra i due giochi non intercorre alcun legame. È anche vero, però, che parliamo di Monolith Soft, che il prefisso "Xeno" lo usa un po' come marchio di fabbrica: basti pensare a Xenogears e a XenoSaga. "Stiamo marciando sulla popolarità di Xenoblade", ammette Takahashi. "Tuttavia non potevamo lavorare a un sequel, se volevamo che la serie intraprendesse una nuova strada". A detta del director, Xenoblade Chronicles X è un RPG ambientato in un cosiddetto "open world", laddove Xenoblade seguiva una struttura più ortodossa.
Chiunque abbia giocato quell'avventura, però, non potrà fare a meno di pensare che sia un controsenso, visto che anche in Xenoblade Chronicles si esploravano scenari immensi, completando missioni secondarie su missioni secondarie. Qual è, dunque, la vera differenza tra i due giochi? Takahashi, ancora una volta, ha la risposta pronta. "Xenoblade seguiva una trama principale, perciò era un gioco strutturato in una maniera molto più lineare. In Xenoblade Chronicles X, invece, si possono accettare missioni ovunque, e la storia si dispiega in una moltitudine di direzioni diverse". Dalle parole di Takahashi pare proprio che il nuovo Xenoblade sia quasi un free roaming, o comunque un RPG molto più libero e meno vincolato alle strutture narrative tipiche dei videogiochi di ruolo giapponesi. Il titolo, dunque, sarebbe stato scelto per approfittare della fama e del successo di Xenoblade Chronicles: è un'affermazione un po' grezza, ma Takahashi è stato sincero e i videogiochi sono comunque un business. Resta da risolvere il mistero di quella X alla fine del titolo, ma il direttore del progetto mette subito un punto alla questione: "Se lo avessimo chiamato Xenoblade Chronicles 2 si sarebbe pensato subito a un sequel, ma noi volevamo affrontare una sfida diversa rispetto a quella posta dal gioco precedente, e così lo abbiamo chiamato X". In effetti, quella X non si pronuncia /iks/ o /ɛks/ ma... /krɒs/, come incrocio. La sfida di Monolith Soft, in effetti, è l'implementazione di una componente online e di una meccanica multigiocatore all'interno di un RPG concepito per il single player, un'assoluta novità per la software house giapponese. "Quella X rappresenta l'idea che i giocatori fisicamente lontani possano unire le loro forze e affrontare insieme l'avventura", afferma Takahashi. Xenoblade Chronicles X, però, non è un MMO e non si gioca sempre online, o almeno questo è ciò che è abbiamo capito vedendo foto e filmati. Takahashi è vago: "Diciamo che non posso approfondire troppo, ma che ci siamo ispirati ad altri giochi online in cui si riusciva a sentire un forte senso di solidarietà pur non incontrando mai gli altri giocatori". La nostra ipotesi? Xenoblade Chronicles X si giocherà come Phantasy Star Online: il giocatore intraprende la sua avventura da solo, chiamando a raccolta i suoi amici quando deve affrontare le missioni più spinose.
Xenoblade Chronicles X - Video del Nintendo Direct dedicato
Immenso
La modalità multigiocatore online non è stata l'unica sfida che i ragazzi di Monolith Soft hanno affrontato durante lo sviluppo di Xenoblade Chronicles X. Un'altra, infatti, è stata quella di progettare un mondo seamless in cui ambientare l'avventura. "Il mondo di Mira è composto da cinque continenti e i giocatori possono attraversarlo da un capo all'altro, per circa quattrocento chilometri quadrati, senza caricamenti", spiega Takahashi. Si tratta di una dimensione davvero imponente, ma ammettiamo che l'affermazione del director ci prende un po' di sorpresa visto che già il primo Xenoblade Chronicles era ambientato in un mondo vastissimo, anche se non seamless.
Disegnare una location ancora più vasta è certamente un grosso rischio. "Il fatto è che i giocatori a un certo punto potranno montare sulle loro Doll un'unità di volo che permetterà loro di raggiungere ogni destinazione in un batter d'occhio, rovinando il gusto dell'esplorazione se il mondo non è abbastanza vasto da giustificare il potenziamento del mezzo", riflette Takahashi. Le dimensioni della mappa globale di Mira hanno spinto lo sviluppatore a giocare col GamePad di Wii U per facilitare l'esplorazione del pianeta: come ben saprà chi ha letto la nostra precedente anteprima di Xenoblade Chronicles X, lo schermo del peculiare controller Nintendo fungerà da terminale portatile mostrando obiettivi, dettagli e informazioni cruciali che aiuteranno i giocatori nella loro impresa. "La mappa apparirà divisa in settori esagonali, e basterà sfiorarne uno per accedere a tutte le informazioni importanti su quella zona e magari teletrasportare anche l'intero gruppo sul posto". Nonostante Monolith Soft abbia implementato una forma di viaggio rapido, insomma, le Doll restano la feature più attraente del gioco per quel che riguarda l'esplorazione e il combattimento. I mech sono un marchio di fabbrica dei jRPG targati Monolith Soft, e questi nuovi robot sono l'evoluzione dei Gears di Xenogears e dei A.W.G.S. di XenoSaga.
"L'umanità ha costruito le Doll per combattere le civiltà aliene e i giganteschi mostri che popolano la superficie di Mira", racconta Takahashi. "Abbiamo attinto alla nostra esperienza coi robot nei sistemi di combattimento per sviluppare una nuova collaborazione tra macchine e umani". Essi sarebbero, in un certo senso, il culmine della storia di questa software house. Takahashi rivela che, in origine, Dolls e umani avrebbero dovuto essere potenti più o meno allo stesso modo, ma alla fine il team ha optato per differenziarli, rendendo i mech molto più forti. "Ecco perché non è affatto facile mettere le mani su una Doll, e per lo stesso motivo abbiamo dovuto lavorare molto sul momento in cui il giocatore può finalmente prenderne il controllo". Le Doll potenziano le abilità del giocatore, comprese quelle di movimento, e quindi il gioco è strutturato in modo che si palesi la possibilità di acquisirne una quando comincia a diventare più difficile esplorare Mira. "Le Doll possono camminare, correre e trasformarsi. A un certo punto il giocatore non avrà più bisogno di esplorare la superficie del pianeta, e in quel momento sarà possibile sbloccare l'unità di volo. Le Doll non servono solo a combattere, e penso proprio che il momento in cui si spicca il volo a bordo di uno di questi mech sia veramente memorabile". Considerando il fatto che Xenoblade Chronicles non ha avuto bisogno di mech pilotabili per restarci impresso in maniera indelebile, ci sentiamo di poter dire che Takahashi almeno una sfida l'ha già vinta.