<<Ok ora sappiamo come è nato il lago Biru e per quanto riguarda l’Hulfùr?>>domandò impaziente Norwen. <<Chundra come divinità della luna, poteva sorgere solo quando il carro di fuoco aveva percorso tutta la volta celeste, vivendo così solo di notte; disperato per questa condizione, decise di rinunciare alla sua immortalità, assumendo le sembianze dell’essere che più adorava nella foresta, ossia l’Hulfùr. Una volta divenuto bestia poté vivere anche di giorno, avvolto dal calore della sua amata. Quando però, giunse nuovamente il momento tanto atteso, la dea Suhanna discese in terra ma ad attenderla, questa volta, non trovò l’uomo che amava, bensì un possente Hulfùr bianco: capì presto cosa era accaduto e commossa dall'estremo sacrificio di Chundra, pianse ancora. Le sue lacrime tuttavia, non si unirono alle acque del lago, com'era accaduto in precedenza, ma bagnarono invece il manto della bestia, rendendola un essere umano; questo sortilegio però durò solo ventiquattrore, finite le quali tornò a essere Hulfùr. Le lacrime rimanenti allora, furono raccolte in una boccetta, per essere utilizzate solo nel giorno donato loro da Raifhee>>.Keldas si alzò improvvisamente, << Ventiquattrore? Io pensavo che fosse una cura permanente>>, Reilhan allora, cercando di placare il dispiacere del compagno, spiegò che la “trasformazione” è una magia molto più potente della “cura”, poiché la prima modifica l’essenza di un essere vivente, mentre la seconda la rigenera o la ripristina. << Penso che quelle lacrime aiuterebbero Shùly, ma temo che prenderle non sia possibile. Anche fossimo grandi maestri, non potremo mai competere con il Dio della luna!>>. Keldas così in preda alla disperazione, prese sulle spalle la sua amata e senza dire una parola s’incamminò, poco dopo però anche gli altri lo seguirono, nonostante tutto non avrebbero mai abbandonato un amico. Dopo un’ora giunsero finalmente al tanto agognato lago Biru e lo spettacolo che gli si parò dinanzi, fu da togliere il fiato: il lago era circondato da prati lussureggianti ricolmi di fiori di ogni specie, adornati ancor di più dai colori d’innumerevoli farfalle e insetti variopinti. Le acque erano di un azzurro così intenso da sembrare quasi artificiali, non una foglia secca galleggiava in superficie e guardando attentamente, si poteva scorgere persino il fondale, laddove non era troppo in profondità.<<Non avevo mai visto nulla di più bello in vita mia!>> disse Xera colpita dalla bellezza di quel posto, <<ho già potuto ammirare bei panorami nella mia terra, ma nulla di così etereo. La luce del sole sembra avvolgere qualsiasi cosa e infonde calma e serenità; sono consapevole che queste parole vi sembreranno strane, ma qui mi sento al sicuro>>. In verità quella sensazione prese tutti i compagni e nonostante i numerosi racconti, sembrava il posto più confortevole del mondo. <<L’acqua è così fresca>> disse Elesya bevendone un sorso, aiutandosi con la mano, <<FERMA!>> le intimarono tutti, ma fu troppo tardi. Inaspettatamente quel luogo così ameno, cambiò tingendosi di colori scuri; non c’era più nessuna creatura su quei prati e i fiori richiusero i loro petali, come se fosse giunta la notte. Uno strano vento freddo iniziò a soffiare e delle nuvole si addensarono in cielo, oscurando completamente la luce del sole, <<Ho paura!>> disse tremante la giovane maga, mentre stringeva timorosa il braccio della sua amica.<<Ragazze rimanete indietro e sfoderate le armi: Keldas tu invece sii pronto a scappare con le nostre amiche, io e Norwen cercheremo di tenere a bada la bestia>> disse il Novizio seppur consapevole del triste destino cui stavano andando in contro. << Scappare è inutile!>> replicò Xera, << tarderemmo solo l’inevitabile, io resto non ho paura dell’Hulfùr>>. Reilhan divenne livido in volto, come sempre le sue strategie s’infransero contro il muro della caparbietà, << Se non hai paura allora sei proprio una grande sciocca!>>, << A questo punto fa come credi!>> aggiunse arrendendosi definitivamente. << Non è questo il momento di discutere amici miei>> bisbigliò Norwen, << Proverò a salire sul faggio dietro di me e se ho fortuna lo colpirò dall'alto>>ma quando andò per girarsi, un fulmine cadde dal cielo, dividendo l’albero in due metà perfette: l’arciere non osò più muovere nemmeno un passo, né tanto meno parlare, era come se fosse stato pietrificato.
Tutti si strinsero gli uni agli altri per farsi coraggio, i loro cuori battevano talmente forte da scandire, come un ritmo tribale, ogni secondo di quell'interminabile momento. <<”Chi siete voi, per aver contaminato le acque del mio lago, con le vostre presenze imperfette?”>> udirono, ma nessuno riuscì a scorgere il fautore di tanto trambusto. Elesya versò alcune lacrime, un po’ per la paura, ma soprattutto perché si riteneva responsabile di quanto stava accadendo, <<”Chi siete voi, per esservi dissetati della mia sposa senza che alcun permesso fosse stato accordato?”>>. La voce divenne sempre più forte dopo ogni quesito, rendendoli consapevoli che molto presto, avrebbero incontrato qualcuno deciso a prendersi le loro vite.
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