

Una testimonianza appassionata, quella che sabato mattina traccerà Massimo Enrico Milone, per mettere meglio a fuoco l’umanità e la considerazione di questo Papa verso il rapporto tra Chiesa e media, ma per offrire anche molteplici spunti di riflessione, che daranno vita ad una tavola rotonda, moderata da Giulio Rolando, direttore del "Cerchio", che vedrà come relatori Pierfranco Bruni, vice presidente nazionale del sindacato Liberi Scrittori, e Neria De Giovanni, presidente dell'Associazione Internazionale dei Critici Letterari (Aicl). Raccontare, e far raccontare, il Papa. Questo Papa. Il primo Pontefice gesuita, argentino, venuto quasi dalla fine del mondo con le periferie nel cuore, dopo il gesto rivoluzionario di ritiro in vita di un altro Pontefice. In un momento storico di radicale transizione. Non soltanto per la Chiesa. E leggere, in chiave comunicativa, il primo anno di Pontificato attraverso le parole di questo Papa, il suo linguaggio, i suoi gesti, le sue scelte, in particolare rispetto al complesso e frastagliato mondo dei media e dei suoi operatori: spesso in crisi di identità e, talvolta, di credibilità e di etica, di fronte ai veloci cambiamenti in atto nell’era dell’informazione. È la sfida che ha accettato di accogliere Massimo Enrico Milone nel suo nuovo libro. Giornalista di lungo corso, credente militante nell’Unione Cattolica della Stampa Italiana (Ucsi), di cui è stato presidente dal 2002 al 2008, Milone è stato nominato direttore di Rai Vaticano l’11 febbraio 2013, giorno dell’annuncio del ritiro di Benedetto XVI: una svolta che gli ha cambiato la vita, proprio come il Papa che ha scelto di chiamarsi Francesco ha trasformato, da subito, le modalità comunicative della Chiesa pur in continuità con il Magistero dei suoi predecessori. Milone lo racconta efficacemente, da questa speciale prospettiva ravvicinata, in questo libro concepito come una sorta di taccuino d’appunti di un testimone o, meglio, una lettera aperta dell’autore a se stesso, ai propri figli, ma soprattutto ai giornalisti, colleghi, maestri, amici, che sentano vivo il peso della responsabilità di una informazione con un supplemento d’anima. Nell'attesa di conoscere sabato pomeriggio i vincitori delle varie sezioni, a contendersi la XLI edizione del Premio Scanno per la letteratura ci sono: Marcelo Figueras, con "Kamchatka" (L’Asino d’oro edizione); Mirella Serri, con "Un amore partigiano. Storia di Gianna e Neri, eroi scomodi della Resistenza" (Longanesi); Hoai Huong Nguyen, con "L’ombra dolce" (Guanda); Pierre Lemaitre, con "Ci rivediamo lassù" (Mondadori); e Simonetta Agnello Hornby, con "La mia Londra" (Giunti). Si va dalla Grande Guerra, di cui quest'anno ricorre il centenario affrontata dallo scrittore francese Pierre Lemaitre, alla guerra combattuta in Indocina raccontata dalla poetessa francese, figlia di genitori vietnamiti, Hoai Huong Nguyen; passando per la seconda Guerra mondiale, di cui l'italiana Mirella Serri offre un ampio ritratto; fino alla dittatura che negli anni '70 sconvolse l'Argentina, descritta dallo scrittore argentino Marcelo Figueras. Accanto ai ritratti di guerra e odio razziale, c'è invece una Londra cosmopolita ed accogliente descritta con dovizia di particolari dalla siciliana, ormai inglese d'adozione, Simonetta Agnello Hornby.