Se il maggior impatto con l’ambiente barcellonese è stata propria la massiccia presenza di cosplayers, il Salón ha quest’anno presentato un interessante programma tra mostre, eventi, ospiti d’eccezione, conferenze e workshop a tema artistico, culturale e linguistico. Dal Giappone è arrivata la giovane Kazue Kato (Tokyo, 1980), autrice del popolare shonen dalle tematiche sovrannaturali Blue Exorcist. Acclamato anche il regista Keiichi Hara (Prefettura di Gunma, 1959), vincitore al prestigioso Festival International du Film d’Animation di Annecy della Mention Spéciale e del Prix du Public per il capolavoro Colorful (2010). Già apprezzato dalla critica per il delicato Un’estate con Coo (2007), Hara vanta una carriera decennale nell’industria dell’animazione nipponica grazie al suo lavoro sulla serie televisiva comica Shin Chan.
Più particolari gli incontri sui samurai e sulla sicurezza di Tokyo con Fujo Hirata, discendente di samurai, ex commissario di polizia e ora monaco scintoista; e l’ospite Morinosuke Kawaguchi, sostenitore di una produzione industriale che attinga agli elementi tipici della sottocultura nipponica. Completavano gli invitati Carlos Rubio López de la Llave, traduttore ed esperto della letteratura giapponese; Cécile Corbel, musicista francese autrice della colonna sonora di Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento dello Studio Ghibli, e il gruppo pop sudcoreano JYJ.
I pregiati originali esposti – dotati di un tratto realistico e dettagliato – troneggiavano nel centro della sala, accompagnati da una dissertazione sulla storia e la terminologia di samurai e guerrieri curata dall’autore stesso:
«Anche se oggi la parola samurai si usa come sinonimo di “persona dotata di grande valore e temprato nel corpo e nell’animo”, conviene ricordare il significato di “vassallo” implicito nel termine. Durante il periodo Heian, le casate nobili condussero una vita di lusso e opulenza tenendo questi samurai come vassalli mentre si disputavano potere e territorio […]. La maggior parte delle persone senza lignaggio né status sociale abbandonarono Kyoto poco a poco. […] Fu nelle province, dove sorsero persone che pretendevano migliorare le condizioni di vita per la via della “forza militare”. Queste persone si raggrupparono e, con l’aumentare del numero di membri, costituirono gruppi di guerrieri. A differenza della élite samurai che obbediva ciecamente al suo signore, questi guerrieri (bushi) avevano un’attitudine radicalmente distinta. […] Un guerriero aspira a un mondo di pace dove si imponga la comprensione mutua della verità e della giustizia e dove il dialogo e l’aiuto reciproco si antepongano all’uso delle armi. Il mio desiderio è che si intenda il guerriero con questo significato e che questa sua meta sia anche la nostra» [3] .
Se la carta vincente di questo Salón è stata la presenza di un fitto calendario di appuntamenti e incontri, incentrati sugli invitati che hanno presenziato a sessioni di autografi e a taller (workshop), alcuni meccanismi restano perfezionabili, come la gestione spesso troppo da fan delle interviste agli autori. Altro elemento dissonante è stata la retrospettiva “Luz en la oscuridad de Victoria Francés”, illustratrice spagnola dall’intrigante stile gotico, ma la cui relazione con il mondo nipponico è piuttosto flebile.
Si è però respirata aria di vivacità grazie al tentativo di affrontare manga e anime da un punto di vista critico e accademico. L’interazione tra consolato nipponico, Japan Foundation, istituzioni culturali quali Casa Asia – dove si svolgevano alcuni eventi collaterali, tra cui la mostra “Japón: paraíso de las mascotas” sui personaggi più amati nel Giappone contemporaneo – e istituzioni accademiche, rappresentate dall’Ateneu Barcelonès (dove si sono tenuti incontri specialistici sul manga nelle settimane precedenti al Salón), con la conseguente moltiplicazione degli spazi dedicati alla cultura contemporanea giapponese, sembrano l’elemento maggiormente interessante di questa edizione, su cui si spera che il direttore di Ficomic, Carles Santamaria, investa in futuro per proporre un evento indirizzato non solo ai friki (nerd spagnoli).
Riferimenti:
Sito di Ficomic, organizzatori del Salón del Manga e del Salón del Cómic di Barcellona: www.ficomic.com
XVII edizione del Salón del Manga: manga-xvii.ficomic.com
Presentazione della mostra “Japón: paraíso de las mascotas”: www.casaasia.es/actividad/detalle?id=203468
Note:
- Il jidaigeki (“rappresentazione del periodo”) è un genere cui ci si riferisce per indicare opere in costume nel cinema, nel teatro e nel manga. Sono spesso lavori ricchi d’azione, basati su storie classiche e ambientati nell’era Tokugawa (1603-1868), anche se il confine non è ferreo. Solitamente i protagonisti sono samurai ed eroi delle classi più umili. [↩]
- Termine coniato da un gruppo di mangaka del Kansai guidati da Yoshihiro Tatsumi per un genere di opere attente al fattore realistico sia nella caratterizzazione e nell’ambientazione dei personaggi, sia nella grafica. Altri autori di gekiga sono Takao Saito, Mitsuteru Yokoyama e Shotaro Ishinomori. [↩]
- Dal colophon introduttivo della mostra. Nel taller a lui dedicato, Hirata ha inoltre realizzato un originale di grandi dimensioni, donato al futuro Centro de las Artes del Cómic y la Ilustración (CACI) che sorgerà a Badalona (Barcelona). [↩]