LA SPERIMENTAZIONE
Segnali incoraggianti dalla ricerca del batteriologo Marco Scortichini
di Maria Claudia MINERVA
Xylella, avanti tutta con la ricerca. Mentre la Regione Puglia si appresta ad approvare le nuove linee guida per contrastare la diffusione del batterio (tante le osservazioni presentate per rivedere la bozza presentata nei giorni scorsi che dovrà essere approvata dalla Giunta di Emiliano), segnali promettenti dalla sperimentazione del Crea (il Consiglio per l'analisi in agricoltura e la ricerca agraria) condotta dal batteriologo Marco Scortichini sugli ulivi trattati con un preparato a base di rame e zinco. I primi risultati sono stati presentati ieri pomeriggio nella sede di Coldiretti Lecce, durante un affollato seminario rivolto ad imprenditori agricoli, olivicoltori e tecnici del settore. «Gli ulivi con la presenza accertata del batterio xylella fastidiosa, trattati con un prodotto (brevettato in Israele) a base di zinco e rame in miscela mostrano segnali incorragianti» ha rivelato il professor Scortichini, che già da un anno lavora a questa sperimentazione. Il batteriologo ha sottolineato in premessa, per evitare facili entusiasmi, che però non si tratta di una cura risolutiva. «Non esiste al momento un prodotto o una terapia che possano sconfiggere xylella fastidiosa» ha ribadito, in maniera inequivocabile all'assemblea. «Non vorrei che i risultati di questa prima fase della sperimentazione da me condotta fossero letti in maniera sensazionalistica. Purtroppo per questa batteriosi, come per altre fitopatie gravi, non esiste una cura magica». Del resto la sperimentazione avrà bisogno di altri corposi risultati per essere certificata come uno dei metodi possibili per convivere con la batteriosi, motivo per cui il professore e il suo staff del Crea continueranno a lavorare per tutto il 2016. La sperimentazione si è svolta completamente nella provincia di Lecce, esattamente nelle campagne di Veglie, Galatone e Galatina. Gli alberi oggetto dei test sono 110. Scortichini ha ripetuto al pubblico che si tratta di «ulivi in cui è stata accertata la presenza del batterio, dei quali 55 sono stati trattati con il prodotto a base di una miscela di zinco e rame e gli altri invece lasciati senza alcun trattamento. Il prodotto è stato nebulizzato sugli ulivi in vegetazione in quattro trattamenti, da aprile a maggio del 2015, e sul tronco in inverno». Nel corso dell'incontro, lo studioso ha spiegato come si è arrivati a scegliere il prodotto. «Abbiamo deciso di sperimentarlo dopo averfatto un'accurata indagine preliminare ed in base alla capacità di inibizione del batterio da parte di alcuni elementi» ha sottolineato Scortichini. Contemporaneamente, sempre il Crea ha messo a punto un sistema di rilevazione molecolare per accertare la presenza del batterio sugli alberi. «Sono stati elaborati i dati ed è stata verificata la riduzione dei sintomi sulle 55 piante trattate, che sono tuttora in vita mentre le altre 55 sono ormai in agonia, ed anche la diminuzione della quantità di batteri». Nei prossimi mesi verrà ulteriormente monitorato, e con metodi ancora più precisi, ha anticipato il batteriologo, il comportamento di xylella nelle piante trattate e la sua reazione al prodotto somministrato. Scortichini ha, infine, illustrato ai presenti la bibliografia scientifica sull'inefficacia delle eradicazioni per arginare alcune batteriosi, portando gli esempi del Brasile e degli Usa, dove gli abbattimenti degli agrumi affetti da xanthomonas citri (altro batterio da quarantena) non hanno sortito gli effetti sperati. «Peraltro quel batterio attacca solo gli agrumi. Figuriamoci quanto gli abbattimenti siano inefficaci con un batterio che ha centinaia di specie ospiti come xylella fastidiosa». Quello con il batteriologo è stato il quarto appuntamento del ciclo di seminari tecnico-scientifici su xylella fastidiosa, voluti da Coldiretti Lecce. «Il Salento e i salentini devono assumere piena consapevolezza di essere area infetta - ha commentato il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno - per questo è importante lasciare da parte le reazioni emotive che hanno caratterizzato la storia recente. Ormai la patologia ha pervaso tutto l'oliveto salentino: facciamocene una piena ragione e operiamo ciascuno nel proprio campo per tentare di salvare il nostro patrimonio arboreo e dare speranza di futuro all'attività imprenditoriale agricola».