Il titolo mondiale piloti manca dal 1992, e quello costruttori, vinto nel 2000, è solo un lontanissimo ricordo. La casa dei tre diapason sviluppa innumerevoli motori, testate e sistemi elettronici, ma la confusione sembra regnare sovrana.
Restando fedele alla filosofia di prediligere la guidabilità rispetto alla potenza pura, la Yamaha mette in pista nel 2003 una YZR-M1 laboratorio, caratterizzata da due ammortizzatori posteriori paralleli Ohlins, collocati al posto del tradizionale "mono".
L'idea, per quanto avveniristica, non verrà però mai utilizzata in gara: oltre ai vari problemi lamentati dai collaudatori (tra cui Norifumi Abe) probabilmente la presenza del collettore di scarico, vicinissimo agli elementi ammortizzanti, sarà una della cause dell'accantonamento di questa ciclistica prototipo.
Purtroppo la sperimentazione nelle corse deve scontrarsi sempre con il problema del denaro (necessario per lo sviluppo) e soprattutto con l' estenuante ricerca della messa a punto ottimale in tempi ridotti (vedi turni di prove), che si può ottenere solo con una conoscenza precisa delle prestazioni dinamiche del mezzo.
Più dell'aspetto economico quindi, credo che il vero problema delle soluzioni tecniche alternative nelle corse, sulla carta più vantaggiose rispetto a quelle tradizionali, sia lo scontrarsi con una velocità di messa a punto invidiabile per "pacchetti" perfettamente collaudati ed affinati in anni di sviluppo.
Francè
Foto: Yamaha Racing