Yellow brick road
di Jesse Holland e Andy Mitton
USA 2012
Trama
Il 10 ottobre 1940, l’intera popolazione di Frate, New Hampshire, esce dalle loro case, lascia dietro di sé tutti i loro averi e fugge per un sentiero di montagna segnato solo con una pietra con inciso YellowBrickRoad. In seguito, un gruppo di militari trova 300 cadaveri, alcuni congelati, alcuni bruciati e il resto della popolazione scomparsa e mai trovata. Settanta anni dopo un gruppo di intrepidi esploratori decide di indagare sul mistero, ripercorrendo l’inquietante sentiero.
Commento
Film a dir poco singolare, suggeritomi da Lucia (questa è la sua recensione).
Yellow Brick Road è la strada di mattoni gialli citata nel Mago di Oz. Essa collega diverse regioni del mondo incantato di Oz. E’ misteriosa e cangiante, tanto che in alcuni punti si sdoppia e in altri attraversa luoghi misteriosi e arcani.
I due registi di questo omonimo film traggono spunto da questo suggestivo elemento minore di una delle più belle fiabe per adulti e confezionano una storia d’orrore metafisico.
Lo spunto di partenza di YellowBrickRoad (nel nostro caso si scrive tutto attaccato) ricorda The Blair Witch Project: un gruppo di amici decide di realizzare un documentario sul “mistero di Frate”, paesino del New Hampshire i cui abitanti sembrano essere scomparsi nel nulla all’inizio degli anni ’40.
In pochi conoscono questa leggenda e l’idea di analizzarla e di trasformarla in un documentario sembra essere di quelle vincenti.
Per fortuna i registi ci evitano l’ennesimo film girato con telecamera finto-amatoriale, limitando questa scelta ad alcuni funzionali momenti della storia. Le riprese eseguite in modo più canonico sono funzionali al contesto, con la strada che sembra perdersi in una boscaglia infinita e tutta uguale, in cui la civiltà diventa presto un miraggio, un ricordo.
E’ evidente fin da subito che la strada sconfina nel territorio dell’inspiegabile. All’inizio i fenomeni sono pochi e curiosi: strani suoni che si generano nell’aria, bussole e navigatori che impazziscono, mappe che non corrispondono alla realtà, sentieri che si ripiegano su se stessi come tanti nastri di Moebius.
Ben presto però la bizzarria lascia il posto alla paura e quindi alla follia che assale uno a uno il gruppo di esploratori. I suoni misteriosi diventano antiche musiche che sembrano nascere dall’aria. Il loro volume aumenta di ora in ora, di giorno in giorno, portando all’esaurimento nervoso i membri del gruppo.
La pazzia dilaga portando i vari personaggi a impazzire, a diventare violenti e ossessivi. I pochi che trovano le forze per proseguire scopriranno finalmente cosa c’è alla fine della strada. Ammesso che questo sia un bene…
YellowBrickRoad dà poche spiegazioni. I registi mettono insieme un teatrino dell’orrore atavico, mistico, inspiegabile. Se cercate un senso a tutto ciò che vedete state lontani da questo film perché potreste rimanerne delusi. Qui ci sono solo misteri e piccolissimi brandelli di verità, che poi tale non sono perché fanno parte soltanto delle ipotesi suggeriti dai vari protagonisti.
Il film spiazza e affascina. Il finale mi è parso un po’ fuori tema e non molto riuscito, ma il risultato generale è buono, ipnotizzante. Meglio di tanta robaccia passata al cinema, tanto per capirci.
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