Davide Siri
2013-01-11 00:00:00 Davide SiriTag:
hiphophiphop
Signore e signori, vi presento e vi raccomando tre brutti ceffi da Edimburgo, abilmente reclutati dalla Anticon, che lavorano insieme da quando avevano 14 anni. Si chiamano “Young Fathers”, e sono tre vocalist che mischiano radici e sensibilità musicali diverse, ma sono uniti da una fratellanza senza pari: Alloysius, di origini Liberiane, Kayus, di origini Nigeriane, e G., bianco fuori ma dentro col cuore più nero di tutta la Scozia.
Di fronte al grande successo di una band del tutto singolare come i Death Grips, mi è sorta spontanea una domanda: mi sono chiesto “Quanti seguiranno”?
“Ci siamo francamente stufati del gangsta e di quelle porcherie hip-hop mainstream, il filone indie difficilmente potrà eguagliare le vette di Aesop Rock ed El-P, e l'hip-hop jazzy-soul-funk è roba per gente intelligente, non fa per noi, noi siamo gentaglia del ghetto...cosa ci rimane dunque?” Così sembrano essersi chiesti alcuni personaggi: esploratori, capitanati dai Death Grips (ne volete altri? Tyler The Creator, Shabazz Palaces, gli ultimi Serengeti ed El-P, Open Mike Eagle, ora gli Young Fathers, e molti altri), stanno aprendo nuove frontiere della musica rap e hip-hop, attraverso l'uso di un'elettronica più spinta, futuristica (no Fibra, non sto affatto parlando di te, ma non prenderla male...qui c'è il rap futuristico quello vero!), una spudorata e bastarda combinazione di rime e beats il cui risultato reca sulla confezione la scritta “handle with care”...
Ma a ben guardare non è proprio tutto così nuovo, ci sono precedenti in alcune sperimentazioni risalenti agli anni 90 e primi anni zero...se siete così sicuri che i Death Grips e questa gente abbia creato qualcosa da zero, sentitevi “Cruise Mode 101”, “DC-10” o qualcos'altro dei Techno Animal e ne riparliamo...
Ma qui stiamo andando fuori strada, possiamo chiederci come ci siamo arrivati, dove arriveremo, ma forse è meglio domandarci cos'abbiamo di fronte: dunque, a parte questa eccessiva parentesi sulla situazione attuale, veniamo infine a ciò che ci interessa più da vicino. Per quanto riguarda i tre Young Fathers, nonostante abbiano qualcosa a che vedere con gli altri nomi che ho menzionato, in realtà la forma e i contenuti si distanziano parecchio, ad esempio rispetto ai D.G. c'è più ritmo e più luce, meno rabbia e attitudine “punk”.
Come si chiama questa cosa? Si potrebbe definire “Tribal Rap”, “Futuristic Rap”, “Afro Rap” ? Comunque la vogliate chiamare, la sostanza dice che qui c'è qualcosa di interessante e deve ancora essere esplorato in lungo e in largo.
Con “Tape One” gli Young Fathers fanno irruzione nella scena, un esordio che vuole esortare e celebrare la fratellanza del ghetto, e per farlo i tre bad guys tornano musicalmente alle radici del ritmo, in una sorta di tribalismo rap, caratterizzato da cori e voci cadenzate unite a percussioni ossessive. Si torna dunque alla tradizione dell'Africa più nera, a cui si unisce però un'elettronica futuristica, e queste sono le due tendenze base della musica degli Young Fathers ma anche un po' di tutta questa corrente. Nel comunicato stampa si dice che “Tape One” riesce a scovare colori negli angoli più bui e ci fa danzare in una luce che nessun altro riesce a vedere; come potrei non essere d'accordo, qui trapela un forte senso di comunione e di speranza.
Si parte a bomba! “Deadline” ti colpisce fin da subito, un ritmo tosto e ruvido ma orecchiabile, su cui si innesta quel coro cadenzato, e i due minuti volano, perciò sei costretto ad uno o più replay, come per buona parte del resto dell'EP. Siamo dunque a “Sister”, il pezzo più bello e coinvolgente del lotto, con cui ci riavviciniamo all'hip-hop. Ma è un attimo, perchè giunge come fulmine e tuono l'incipit di “Rumbling” e il suo rap elettronico terroristico, qui non siamo così distanti dai Death Grips, e sono altri due minuti che volano, altri replay. Ora bisogna un po' tranquillizzarsi, e ci pensa “Romance” a farci prendere benissimo col suo ritmo quasi reggae, più multiculturali di così non si può, e qui viene fuori anche il lato sentimentale dei YF. “Fortunes” è praticamente un interlude, che ci porta verso “Remains”, il pezzo più lungo anche se non arriva a quattro minuti, in cui i tre Young Fathers accantonano un attimo i loro ritmi forsennati in favore di un maggiore lirismo, e il risultato è una canzone di approccio maggiormente “pop”. “RRRamada” è costruita in crescendo, e si chiude in tribalismi fatti di cori e percussioni. “Dar-eh Da Da Du” chiude questo lavoro con un ritmo lento e cadenzato.
“Tape One” potrebbe anche essere considerato un mini-album ma in ogni caso viene definito come un EP, per la breve durata dei suoi otto pezzi, di cui uno è di fatto un interludio, per una durata complessiva di una ventina di minuti.
Il mio giudizio? Innovativo, d'impatto, coinvolgente. Assolutamente da non perdere!
Young Fathers - "Rumbling" from anticon. on Vimeo.
Young Fathers - "Deadline" from anticon. on Vimeo.
Young Fathers - "Sister" from anticon. on Vimeo.
Tracklist:
1. Deadline
2. Sister
3. Rumbling
4. Romance
5. Fortunes
6. Remains
7. RRRamada
8. Dar-Eh Da Da Du
Autore : Young Fathers
Titolo: Tape One
Anno : 2013
Etichetta : Anticon
Voto :
(8.20/
10)
Aesop Rock-skelethon
Serengeti-c.a.r. (classic American Rap)
Dsa Commando-retox