Z Nation S01 Ep. 5-6-7 [recensione]

Creato il 09 dicembre 2014 da Elgraeco @HellGraeco

La scrittura e l’editing mi portano via un sacco di tempo, che vorrei dedicare al blog, ai film, alle serie televisive. E ora che l’ho trovato, un pezzetto di tempo, sono riuscito a rimettermi in pari sooprattutto con Z Nation, la serie Asylum che straccia le chiappe non morte di De Uolchin Ded.
Quindi saluto e ringrazio Giordano, che se n’è occupato fino al quarto episodio e subentro in comando, con i tre articoli da tre episodi ciascuno che ci condurranno al finale, l’episodio 13, andato in onda di recente.
Quindi, abbiate un po’ di pazienza, anche perché sono convinto che molta gente la stia recuperando solo ora, diffidente verso una serie prodotta dagli stessi tipi di Sharknado, e che quindi queste recensioni serviranno.

Tra l’altro, proprio oggi collegandomi a facebook scopro che i fan di TWD stanno dicendo “gne gne gne, TWD è più bello di Z Nation”, chiaro segnale di debolezza.
E infatti, ne hanno ben donde, a essere deboli.
Ma non divaghiamo.

“Viva la Z Nation Revolution” banner comparso sulla pagina facebook di Z Nation, in risposta agli gnegneggiamenti dei fan di TWD

Mi sono avvicinato a Z Nation senza pretese. D’altronde, non è che puoi guardare un prodotto con scritto Asylum nei titoli di testa e avere pure pretese.
E posso affermare, arrivato al settimo episodio, che la serie ormai vanta una propria estetica ben precisa, nonostante il low budget, una costruzione dei personaggi che migliora di ora in ora, e anche molta, molta personalità.
Insomma, un prodotto che vuole soltanto intrattenere con azione a base di zombie e non spappolare le palle con riflessioni banali sulla razza umana, ché il mondo intero s’è ormai rotto i coglioni.

Ma veniamo agli episodi.

Episodio 5

Z-nado

È l’episodio dello Z-Nado. Cioè, l’Asylum è tanto cosciente e assolutamente orgogliosa delle proprie origini trash che fa dei tornado farciti il suo marchio di fabbrica.
“No, non sono squali” fa Roberta Warren (Kellita Smith), il mio personaggio preferito, finora, osservando il tornado verde (ché è imbottito di zombie) in avvicinamento. Cioè, capite la differenza?
Questa è personalità.
È voler dare al telefilm un ritmo da fumetto, proponendo situazioni illogiche e ritornanti, come la mazza appuntita di Addy (Anastasia Baranova) che, in un modo o nell’altro, le ritorna sempre in mano a fine puntata, come il cappello di Indiana Jones.
Questo è intrattenimento pulp.
Puro e semplice.
Il realismo è ben accetto, ma, trattandosi di zombie, e non volendo insistere nel trattarli con piglio filosofico salendo in cattedra e facendo i Soloni mezzi putrefatti, si bada solo al ritmo.
E nonostante tutto, ci si permette pure il lusso di esplorare i sentimenti.
Infatti il gruppo torna a Castle Point, casa di Roberta, per cercare di ritrovare il marito di quest’ultima, vigile del fuoco, ben coscienti di non avere la benché minima possibilità di riuscirci.
E si affrontano pompieri non morti, tostissimi perché bardati di tutto punto, si esegue una perforazione cranica per salvare un tizio che ha preso una botta in testa, e lo fa Doc (Russell Hodgkinson), che è “quasi medico” (“Ha visto tutte le puntate di ER”), mentre Murphy (Keith Allan), il “paziente zero” immune agli zombie, scopre una sorta di affinità elettiva con i morti viventi.
Ma soprattutto, lo Z-nado in avvicinamento, che è, come detto, un tornado farcito di zombie che vengono scagliati a velocità impressionante su case e veicoli, è occasione per Roberta di “rivedere” suo marito (un po’ come Sandra Bullock in Gravity che “rivede” George Clooney) e quindi di superare il suo passato e andare avanti.
Sì, il passato c’è sempre, è stupido pensare di cancellarlo, ma noi esseri umani siamo fatti in modo tale da metterlo in scatole e guardare avanti: a un mondo pieno di zombie dove si deve sopravvivere giorno per giorno. Ciò che altrove non sono stati capaci di far quadrare in cinque stagioni.
E in più qua in Z Nation fanno pure ridere, ma MAI involontariamente.

Episodio 6

E qui c’è il salto di qualità.
Nel viaggio verso la costa ovest degli Stati Uniti, il gruppo, sempre a caccia di cibo e risorse, s’imbatte in una comunità fortificata, gestita da una vecchia conoscenza di Garnett (Tom Everett Scott), Sergente della Guardia Nazionale.
Qui hanno cibo coltivato, letti sicuri e persino elettricità per quattro ore al giorno.
Una delle tante comunità che non prevede pazzi schizoidi al suo comando, come da qualche altra parte.
E sebbene ci si domandi, ogni volta che Diecimila o 10K (Nat Zang) fa fuori un numero imprecisato di zombie, dove trovi (dove trovino tutti, in verità) le munizioni per quel suo fucile particolare, la cosa non è importante, perché l’assoluta mancanza di tempi morti e la volontà di non parlarsi mai addosso ci portano subito nei pressi di un setta religiosa di esaltati pazzi furiosi, guidati da un predicatore che ha la faccia più stronza che abbiate mai visto, che si sono messi in testa di “servire gli zombie” in quanto resuscitati, quindi i “primi” verso la via del Signore che, ricordiamolo, ha promesso a tutti la vita eterna.
E, a livello logico, questa idea dei resuscitati paragonati a esseri che hanno trovato la grazia non è affatto male, anzi, nell’irrealismo degli zombie, è assolutamente realistica.
Ma non solo, l’escamotage che questo gruppo di fuoriusciti usa per rientrare nel campo fortificato segue le logiche settarie, trattasi infatti di agenti doppiogiochisti che rientrano sfuttando l’ingenuità del leader amico di Garnett e si suicidano, “aiutando” i presenti a “resuscitare” istantaneamente, in pratica trasformando tutti in zombie. Zombie che sono fortissimi se appena morti, e che si indeboliscono viceversa col passare del tempo.
Murphy scopre di essere non solo immune al morso degli zombie, ma di non suscitare più in loro alcuna ostilità.
Resa dei conti col predicatore con la faccia da stronzone e…
…lutto inaspettato, ma molto bello (anche se un po’ telefonato) di un membro del cast principale.

Episodio 7

Zunami

Sempre meglio.
Tanto per cominciare, una riflessione non banale: visto che in Z Nation si ammettono sia i film di Romero che tutta una cultura d’intrattenimento a base di zombie, quindi un vero e proprio fenomeno di massa, tra le varie, possibili cause che hanno causato l’epidemia c’è anche l”idea che “li abbiamo così tanto idealizzati e temuti, gli zombie, pur essendo prodotti dalla nostra immaginazione, che essi sono diventati reali”. In ciò seguendo la ben nota teoria che vuole una cosa possibile se riusciamo a immaginarla.
Quindi, preparatevi, gente, gli zombie arriveranno per davvero, è solo questione di tempo.
Tornando all’episodio:
questa è senza alcun dubbio la puntata più pulp, diretta da un Abram Cox che sembra quasi Tarantino.
Il gruppo, fresco della morte di un membro, si dirige verso il Kansas, e il fuoristrada su cui viaggiano fa i capricci, quindi Addy e il fidanzato Mack (Michael Welch) vanno in avanscoperta, sulla moto. Gli altri, aiutati da Diecimila che tappa il radiatore bucato con un pezzo di nastro adesivo, si imbattono in Fu-Bar, un’altra comunità che tira a campare col commercio.
In particolare, a Fu-Bar si commercia in due cose: alcool, per il sommo piacere di Roberta che vuole sbronzarsi, e armi pesanti, con tanto di torneo di tiro a segno, al quale Diecimila si iscrive, in palio un super-fucile sniper.
Mack è tentato di fare il vero sopravvissuto, un umanissimo bisogno di mollare il gruppo e tentare di cavarsela insieme alla sua ragazza. Quest’ultima, invece, prova affetto e lealtà per gli altri, così decidono di tornare indietro e ricongiungersi, per ora.
Ci sta, anche questa è una riflessione umana, razionale, gestita in un minuto di dialogo, botta e risposta. E finisce la storia. Un paradiso.
Tra l’altro, i dialoghi sono uno dei punti di forza di Z Nation: sono veloci, ironici e funzionali.
A Fu-Bar, nel frattempo, Murphy comincia a fare cazzate come al solito, cercando di rubare un’auto per rimpiazzare il fuoristrada e finisce col mordere il tizio a cui vuole rubarla. I suoi istinti zombeschi stanno emergendo.
Nel frattempo, proprio a causa di Murphy e della zuffa che genera, partono dei colpi di pistola che ammazzano un po’ di gente, facendo scoppiare un focolaio di zombie.
Puntata western, giocata sul filo del bizzarro e, come sempre, del pulp, in cui l’esagerazione è la regola. Situazioni quindi insistentemente surreali, con risultati eccellenti sul piano del divertimento (l’episodio vanta infatti il voto più alto, sinora, su IMDb, dell’intera serie).
Fino a paventare l’evento impossibile: lo Zu-nami. Uno Tzunami di zombie, una mandria infinita che si sta riversando nel Kansas.
Fuck yeah.

E questo è quanto, finora.
Ottima serie, acccompagnata da DJ Qualls, quel Citizen Z che se ne sta al polo insieme a un Husky a gestire tutto tramite le risorse fantascientifiche dell’NSA, mettendo pure buona musica.
Nel prossimo articolo, gli episodi 8-9-10.

Episodi precedenti QUI

Link utili:

la rece di Lucia alla prima stagione


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