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ZAELIA BISHOP Il Terzo Inverno. Brevi racconti sul naufra...

Creato il 23 gennaio 2011 da Robertoerre

 

ZaeliaBishop

 

 

 

 

 

ZAELIA BISHOP

Il Terzo Inverno. Brevi racconti sul naufragio

 

La Galleria Ingresso Pericoloso di Roma annuncia un inabissamento nell’eterna stagione di crudeltà che è la fanciullezza, con la mostra “Il Terzo Inverno. Brevi racconti sul naufragio” di Zaelia Bishop, a cura di Francesco Paolo Del Re. Terza personale dell’artista romano e terza tappa espositiva del progetto dei Diari dal Dedalo, la mostra  s’inaugura il 17 febbraio alle o19.00 ed è visitabile dal 18 febbraio al 14 aprile 2011. I temi che permeano tutto il corpo del lavoro di Zaelia Bihop sono il passaggio inesorabile del tempo, che preserva disseminando e poi logora, e il senso della perdita irrimediabile a esso connesso. Quindi il dolore, la morte, la preparazione e l’elaborazione del lutto di chi sa di andare perdendo, ogni istante, una parte della propria memoria. Le opere dell’artista sono assemblage materici di grande fascino e potere evocativo. La mostra si dispiega nello spazio della galleria con interventi installativi che legano le singole opere in una wunderkammer abitabile. Echeggia il richiamo di una costellazione di segni oscillanti tra l’abisso del naufragio e la propulsione irrisolta della vampa dell’incendio, nel formidabile tentativo di lacerare l’involucro dell’adolescenza per un balzo nella direzione imprecisata di un passaggio di stato e di condizione.

 Il cuore è uno specchio ustorio; a volte noi siamo il fuoco dell’altrui specchio e altre volte per alcuni siamo la  superficie riflettente. È, questa, una delle verità smarrite nell’eterna stagione di crudeltà che è la fanciullezza, secondo Zaelia Bishop (Roma, 1977). Sulle friabili fondamenta di una stagione votata alla breve seduzione di una fiamma si costruiscono le immaginifiche architetture della ricerca dell’artista, popolate di nodi di storie e perturbazioni di personaggi, osservati nelle sbiaditure di un immobile travaglio. Un tentativo di tradire narrazioni, biografie reali o fittizie, nostalgie di martirio e ambizioni orlate di affilata  necessità è arroccato fra le rovine che si aggregano nella mostra la terza personale dell’artista romano, la terza tappa espositiva del progetto dei Diari dal Dedalo. I temi che permeano tutto il corpo del lavoro di Zaelia Bihop sono il tempo inesorabile, che preserva disseminando e poi logora, e il senso della perdita irrimediabile a esso connesso. Quindi il dolore, la morte, la preparazione e l’elaborazione del lutto di chi sa di andare perdendo, ogni istante, una parte della propria memoria. Il vagheggiamento della dissipazione impedisce ogni presunzione di narrazione. il mondo di Zaelia Bishop non ammette la possibilità di un ordine narrativo, costruito su idee di progresso e di progetto. È, il suo, un lavoro sulla distruzione della narrazione e sui ripetuti tentativi, troppo umani e per questo eroici, di ricomporre immagini, ripensare storie, interrogando memorie rizomatiche, sensi divergenti, linee di accrescimento irregolari, assemblage impossibili, trasmutazioni, ibridazioni, metamorfosi. Il tempo è quello sospeso di una stagione d’artificio, sublimazione dell’inverno di ogni adolescenza, stagione triplicata di prigionia, di febbre, stagione smagrita di esilio obbligato e volontario. La fanciullezza è, dunque, zona di transito e insieme ipotesi di tempo smemorato, palestra di amabili crudeltà e serra di fiori sradicati. La perdita è quella traboccante della dépense di Georges Bataille, delle costruzioni suntuarie che accompagnano i rituali di passaggio e di rigenerazione, i quali sono sempre esercizi di un’economia dello spreco, al di là del calcolo dell’utile.

 

Tre le soste del pensiero a cui la mostra invita, con interventi installativi che legano le singole opere in una wunderkammer abitabile. Nella prima sala, una serie di ritratti di Naufraghi, nati dall’incontro tra fotografie  d’epoca e concrezioni materiche, si specchia nei resti carbonizzati dei ricordi frantumati dei protagonisti. La seconda sala è occupata da tre altari ispirati al mito dei funerali di Antinoo, cui fa eco alle pareti una sequenza  di Scatole della Maledizione, assemblaggi di elementi disparati nel tentativo di annotare, in punta di ossimori, pulviscolo di storie senza segni di interpunzione. L’ultima sala trafigge una galassia di ambizioni con unghie  bruciate di pastelli: lo spettatore, dopo il passaggio del fuoco, si trova immerso in un geode di pareti irte di  artigli, dentatura necessaria alla lacerazione dell’involucro dell’adolescenza nella direzione imprecisata di un  passaggio di stato e di condizione, senza punti cardinali per cartografare un altrove.Dalla mitologia classica alla tensione del Waldgänger di Ernst Jünger, dalla favolistica incantata ai genocidi novecenteschi, dalle menzogne di Giorgio Manganelli alla fine della Storia, Zaelia Bishop addensa simboli e suggestioni di un immaginario negativo, nero, umbratile, che addiziona rovelli per sottrarre le superficiali rotondità del senso comune. Echeggiando il richiamo di una costellazione di segni oscillanti tra l’abisso del naufragio e la propulsione irrisolta della vampa dell’incendio, la sfida dell’artista-avversario è racchiusa, come un seme fossilizzato, nell’invito rivolto al visitatore a frugare oltre la scorza delle cose, oltre il facile gioco della contentezza delle forme dell’universo ordinato.

 

ZAELIA BISHOP "Il Terzo Inverno. Brevi racconti sul naufragio"

a cura di Francesco Paolo Del Re.

Inaugurazione 17 febbraio 2011 ore 19,00  Galleria Ingresso Pericoloso - via capo d’africa 46, 00184 Roma. Dal 18 febbraio 14 aprile

 

 


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