Andrea Romizi e Zahi Hawass
Il famoso egittologo Zahi Hawass lancia da Perugia un appello per un tempestivo intervento sullo scenario mediorientale: “Nazioni Unite e Lega Araba agiscano velocemente per proteggere il patrimonio del mondo”
di Benedetta Tintillini
Zahi Hawass, egittologo, archeologo di fama mondiale, conosciutissimo protagonista di trasmissioni televisive e documentari, durante la sua visita a Perugia lancia un appello forte e determinato a tutte le nazioni coinvolte e alla Lega Araba per una soluzione rapida della piaga del terrorismo.
L’occasione è stata la conferenza stampa che si è svolta all’interno del Museo Archeologico dell’Umbria sabato scorso in occasione della presentazione del suo libro “Magia delle Piramidi”, durante la quale ha rivelato anche qualche chicca riguardo alla sua attività sul campo.
Il dr. Hawass ha presentato le nuove frontiere della sua ricerca, regalando qualche golosa anticipazione sulle prossime attività, dicendosi certo che il 2016 sarà l’anno nel quale i segreti delle piramidi verranno finalmente svelati. Alla ricerca di tecnologie sempre nuove e sofisticate per sondare i meandri degli antichissimi edifici funebri, con impeto ed energia ha raccontato delle sue intuizioni, delle sue scoperte e dei suoi progetti futuri.
Da sei anni sta svolgendo delle ricerche vicino ad Alessandria d’Egitto, dove ritiene vi sia la tomba di Marco Antonio e Cleopatra. Molti reperti sono già stati trovati, tra i quali statue e monete raffiguranti la bellissima regina della quale si invaghirono ben due imperatori: Cesare e Marco Antonio. Sono molti quindi gli indizi che fanno credere ad Hawass che Cleopatra sia stata sepolta proprio in quel tempio vicino Alessandria. “Il 13 dicembre prossimo sarà utilizzato un radar russo che penetra il suolo fino a 30 metri – racconta Hawass – spero quindi di poter presto dare buone notizie in proposito, come sappiamo questa storia d’amore lega profondamente l’Egitto con l’Italia”.
Le nuove tecnologie sono coinvolte anche per rivelare i segreti delle piramidi. Le ricerche si concentreranno sulla piramide di Bent (situata nella necropoli di Dashur, a 40 km. dal Cairo) dove Hawass è convinto si trovi ancora la tomba del faraone Senefru, il primo re della IV dinastia, e all’interno della piramide di Cheope, dove recentemente un robot è riuscito ad intercettare, all’interno di un cunicolo di 40 cm., una serie di tre porte: “Io credo che quelle tre porte siano la chiave per rivelare la camera mortuaria di Cheope – rivela Hawass – il 2016 sarà l’anno in cui le piramidi sveleranno i loro segreti”.
Un egittologo inglese, Reeves, sta attualmente effettuando delle ricerche all’interno della tomba di Tutankhamon ritenendo che la regina Nefertiti possa essere sepolta in una camera nascosta al suo interno. A questo scopo il 26 novembre prossimo sarà utilizzato un radar per scoprire se oltre il muro nord della tomba possa collocarsi un’ulteriore camera sepolcrale. Hawass è convinto che ciò non sia possibile, o che comunque, che non possa trattarsi della tomba della bellissima regina Nefertiti.
Nefertiti, moglie di Akenaton, il faraone eretico che introdusse la religione monoteista del dio Sole, venerava Aton (il Sole) per questo motivo i sacerdoti di Amon non avrebbero mai permesso di seppellirla in quel luogo. Oltretutto sappiamo che Howard Carter, lo scopritore della tomba di Tutankhamon, ha lavorato meticolosamente per 10 anni all’interno di quella tomba senza trovare nulla.
Tornando all’attualità, Hawass intende scuotere le coscenze di tutti: “Stanno attentando alla nostra storia , erché la storia dell’Iraq, della Siria, della Libia è anche la nostra storia. Rubano reperti per venderli ai ricchi e fare soldi per comprare le armi che ci uccideranno. Nonostante tutto non dobbiamo avere paura, stanno cercando i intimorirci, noi dobbiamo avere il coraggio di uscire e di combattere questo stato di paura. Il ruolo della stampa in questo momento è fondamentale, deve spingere le nazioni ad agire rapidamente, mentre ancora si parla molto ma non si agisce a sufficienza. Due sono le cose che devono avvenire al più presto: l’intervento dell’Unesco in aiuto dei direttori dei musei per nascondere gli oggetti, portarli via dalle teche e metterli al sicuro finché la minaccia non sarà passata, e la Lega Araba con le Nazioni Unite siano tempestivi nel fermare queste attività che attentano alla nostra eredità ed identità culturale”.
Afferma con forza che l’Egitto è in grado di proteggere i suoi siti archeologici ed i suoi musei, differenziandolo totalmente dalle nazioni coinvolte, come è stato in grado di proteggere il Museo del Cairo in occasione della rivoluzione egiziana del 2011.
“… e non chiamatelo Isis – conclude – Isis (Iside) era la dea dell’amore e della fede nell’Antico Egitto, nulla a che vedere con tutto questo”.
in collaborazione con www.umbriaecultura.it