"L'Italia è l'unico Paese dove non c'è una vendita per prodotto, ma per piattaforma - ha proseguito Zappia -. La conseguenza è una svalutazione del prodotto 'calcio italiano' e un impatto negativo sui profitti degli operatori. Il settore tv in Italia è quello a più bassa redditività in Europa".
"Oggi l'idea di un mercato unico tv è un dato di fatto. Ma non lo è dal punto di vista regolamentare - ha aggiunto -. Oggi tutti gli operatori vecchi e nuovi si contendono le stesse risorse, ma con regole definite in un contesto competitivo drasticamente diverso. Per consentire lo sviluppo del mercato televisivo italiano è perciò necessario che la competizione avvenga ad armi pari. Oggi il mercato italiano non è 'anomalo', nel senso di scarsa competitività, rispetto al resto dell'Europa. Se di ulteriore 'anomalia' italiana si può parlare, questa va senz'altro ricercata nella eccessiva numerosità dei canali DTT (120), caso unico in Europa. Il mercato non sente esigenza di nuovi canali: ci sono frequenze non utilizzate, con costi di affitto banda decisamente accessibili".
Durante il convegno ha parlato anche Gina Nieri, consigliere d’amministrazione Mediaset, e ha espresso la sua contrarietà alla posizione dell’ad di Sky Italia: "Mediaset rivendica il diritto anche per la piattaforma Mediaset Premium di acquisire diritti sufficienti per un’offerta in concorrenza. Questo è in linea con lo spirito della legge Melandri che impedisce ad un unico soggetto di fare banco e prevede invece che i pacchetti all’asta siano equilibrati". Nieri ha messo in evidenza "che ipotesi diverse penalizzerebbero i consumatori costretti a comprare il doppio abbonamento per godere dell’intero Campionato". Nieri, come Zappia, ha quindi negato "qualunque accusa di collusione" con Sky nella gestione dei diritti del calcio.