Gli amici del Grande colibrì ne avevano parlato qualche tempo fa, ieri sera l’ho visto anche io: Zenne, un meravoglioso film che parla di omosessualità, di danza, di fotografia, di colori, di pregiudizi, di scontri tra modernità e mentalità atavica, di presunto onore, di amore, di speranze, di rimorsi, di passioni, di militarismo, di machismo. Per lo più senza quella curda separazione tra buoni e cattivi che rende altri film inguardabili, con un occhio a tratti leggere che cattura e che spinge a riflettere senza quasi accorgersene; la condanna c’è, inequivocabile e inappellabile: ma è la condanna di un uomo, non di un mostro. Un film che – cinematograficamente (e alcune trovate sono geniali) – è pura opera d’arte.