Zero dark thirty, per beccare bin laden ci voleva una bella f…

Creato il 12 febbraio 2013 da Cannibal Kid
Condividi Zero Dark Thirty (USA 2012) Regia: Kathryn Bigelow Sceneggiatura: Mark Boal Cast: Jessica Chastain, Jason Clarke, Kyle Chandler, Reba Kateb, Jennifer Ehle, Joel Edgerton, Nash Edgerton, Chris Pratt, Harold Perrineau, Taylor Kinney, Jeremy Strong, Mark Strong, Lauren Shaw, Scott Adkins, Mark Duplass, James Gandolfini, Édgar Ramírez, Stephen Dillane, Frank Grillo, Mark Valley Genere: antiterrorismo Se ti piace guarda: Homeland, 24, The Hurt Locker
Vi siete mai chiesti come abbiano fatto a scovare e uccidere Osama sim sala bin Laden? Non la versione ufficiale. Come hanno fatto davvero a scovarlo. E vi siete chiesti perché Fabrizio Corona si è costituito alla polizia? Per entrambe le spinose questioni, la risposta è semplice. Hanno messo alle loro calcagna Jessica Chastain. Quando Bin Laden l’ha scoperto si è subito arreso e pare abbia dichiarato con un’inaspettata parlata alla Christian De Sica: “Ah bella Jessica, e famme tuo!”. Lei però spietata l’ha fatto uccidere. A Corona è andata un po’ meglio, visto che su di lui pendava solo un mandato di cattura alive, and not dead. Per Corona sono scattate le manette, ma non al letto come si aspettava lui. Volete scovare un latitante in fuga? Semplice: basta chiamare Jessica Chastain. Al ché la CIA e l’FBI si sono domandati: “Ma perché cazzo non c’abbiamo pensato prima? Altroché J. Edgar, altroché Intelligence, altroché Jack Bauer. Ma va da via il cù, e vada via il CTU. Bastava chiamare una bella fregna, e tutti i criminali li stanavamo in due secondi!”.
UPDATE
Pare che Jessica Chastain possa essere anche la vera motivazione dietro alla decisione del Papa di dimettersi. Dopo aver visto la fanciulla ignuda in Lawless, sembra che il pontefice uscente si sia dedicato a lunghe riflessioni. Chiuso in bagno.
Abbiamo sparato la nostra razione quotidiana di cacchiate? L’abbiamo sparata. Bene, adesso ricominciamo da Zero.
“Non dimenticatemi!”

"Tutti su Pensieri Cannibali, raga! Cannibal Kid sta per postare
un sex tape di Jessica Chastain!"

Non te, Renato Zero, statte bono. Ricominciamo da Zero Dark Thirty. Zero Dark Thirty è la versione reale (dire reality non mi piace) di serie come Homeland e 24. Laddove in quelle usano nomi di terroristi fittizi tipo Abu Nazir, qui ci troviamo di fronte al lungo e tortuoso percorso che ha portato all’individuazione e alla cattura all’assassinio di Osama bin Laden. La storia ha inizio l’11 settembre 2001 e ha fine il 2 maggio 2011. Una caccia all’uomo, una guerra al terrore andata avanti ben dieci anni e portata avanti da una donna, Maya (Jessica Chastain). Tutto vero quello che vediamo nel film? Forse sì, o forse no. Kathryn Bigelow e lo sceneggiatore Mark Boal sono partiti sì da una ricostruzione accurata di fatti realmente accaduti, ma la regista ci ha tenuto a dichiarare che il suo è pur sempre un film, non un documentario.
Tutta la pellicola è costruita su questa Maya interpretata da una Jessica Chastain per cui non ci sono nemmeno parole nel dizionario adatte a descriverla a dovere. Fino a un paio di anni fa era un’emerita sconosciuta, oggi ha vinto un Golden Globe, è candidata agli Oscar per la seconda volta, nelle ultime settimane ha avuto due film al vertice del box-office americano (l’horror La madre e questo). Ma da dove è sbucata fuori, ve lo siete mai chiesto? Dio, te la tenevi nascosta tutta per te?

"Mmm... non mi convince questo Pensieri Cannibali.
Penso che venderò il mio video a un altro sito."

In Maya/Jessica Chastain possiamo vedere la regista Kathryn Bigelow e il suo riuscire a farsi strada in un ambiente al maschile come quello di Hollywood.
Ma Maya/Jessica Chastain è anche e soprattutto l’America. L’America ossessionata dalla guerra al terrore, alla ricerca di un fantasma che sembra sparito nel nulla. In questo film, nel suo personaggio, ci sono tutti gli Stati Uniti degli ultimi dieci anni. Un’ossessione che diventa unico scopo nella vita e annulla il resto. Maya non ha nessun vero contatto umano. Zero Dark Life.
Zero Dark Thirty è una pellicola coraggiosa anche perché non gioca in alcun modo sui sentimenti. Non cade nella trappola della storia d’amore, o magari nel dramma famigliare. Di Maya non sappiamo molto, a parte questa sua continua ricerca. Questo è anche l’unico limite del film, che qualcuno potrà vedere come freddo a livello emotivo. In realtà è un diluvio di emozioni trattenute, una visione giocata su una tensione costante e crescente, nonostante sappiamo già come andrà a finire. Sappiamo come andrà a finire la storia di bin Laden, ma questa non è la storia di bin Laden, presenza nel senso di spettro che si aggira per tutto il film. Questa è la storia dell’ossessione di Maya. Questa è la storia dell’ossessione degli Stati Uniti.

L'auto di Cannibal Kid mentre viene fatta saltare per aria
perché non ha postato il sex tape di Jessica Chastain.

Raccontare una vicenda così lunga e diluita nel tempo, un decennio, è una delle imprese narrative più complesse per una pellicola. Kathryn Bigelow risolve il problema alla grande, frazionando la storia in diversi capitoli che però formano un tutt’uno perfettamente omogeneo e ben amalgamato, con lo sguardo di Jessica Chastain a fare da splendido collante al tutto. L’attacco è folgorante. C’è subito la scenona di tortura che tante polemiche ha provocato negli USA. La Bigelow non si tira indietro e ce la mostra in maniera cruda, anche se non sta a indugiare troppo nella violenza come farebbe un Tarantino. A proposito: Quentin, una richiesta: ma se la tua “trilogia storica” la chiudessi nel presente, con un capitolo dedicato alla guerra al terrorismo? Di certo il tuo punto di vista sarebbe molto interessante… In queste sequenze di notevole impatto, tra le varie torture inflitte al terrorista catturato, per farlo stare male, gli americani gli sparano della musica metal a tutto volume. Errore: se gli facevano sentire Laura Pausini, tempo due minuti e quello vi diceva tutto quello che volevate sapere. Non c’avevate pensato, vero?
Se le polemiche si sono concentrate sull’inizio, nel resto di Zero Dark Thirty c’è spazio come detto per la complicata caccia all’uomo, una caccia al tesoro che sembra destinata al fallimento e poi, proprio quando nessuno ci crede più, proprio quando le attenzioni degli Stati Uniti si stanno spostando in altre direzioni, Maya continua a crederci e riesce a realizzare il suo American Dream, ormai tramutatosi in un American Nightmare. La tensione sottile che attraversa tutta la pellicola raggiunge il suo culmine naturale nella parte finale, quella della tanto attesa missione per stanare Osama. Una ricostruzione di grande impatto, con cui la Bigelow scende sul terreno da guerra con maestria, come già dimostrato con il precedente notevole The Hurt Locker.
La Bigelow continua quindi il suo percorso personale di narratrice della Storia recente, la Storia così come va raccontata, evitando ogni tipo di retorica (qualcuno ha menzionato Spielberg?), evitando ogni celebrazione dello spirito o del Governo americano (qualcuno ha rimenzionato Spielberg?), alla faccia di chi voleva questo film come uno spottone pro-Obama, cosa che non è, ed evitando anche ogni spettacolarizzazione. A parte le esplosioni. Se Michelango Antonioni era il re, Kathryn Bigelow è la regina delle esplosioni cinematografiche.


"Se ho paura di andare a stanare bin Laden?
Io sto insieme a Lady Gaga, gente. Ormai non temo più niente!"

Pure qui le esplosioni non mancano, ma non ci sono concessioni al cinema d’intrattenimento. Questo è semmai un tipo di cinema anti hollywoodiano, senza sentimentalismi o moralismi. Senza nemmeno cadere nelle atmosfere da thrillerone fracassone. La Bigelow tiene tutto sotto controllo, sotto traccia, eppure fa crescere la tensione in maniera magistrale, anche grazie alle poco invasive ma incisive musiche composte dal solito impareggiabile Alexandre Desplat (The Tree of Life, Moonrise Kingdom, Un sapore di ruggine e ossa, Argo e Reality tra i suoi altri score recenti). Una visione tanto tesa e interessante che le 2 ore e 40 minuti per me sono volate come fossero 2 minuti e 40 secondi, mentre la stessa durata del musical Les Misérables l’ho vissuta come fossero 2 anni e 40 giorni. Questo per me, appassionato di 24, Homeland e della tematica terrorista in generale, mentre sono sicuro che a un appassionato di musical la percezione temporale apparirà del tutto opposta.
ATTENZIONE SPOILER La freddezza, più apparente che reale, della messa in scena di Zero Dark Thirty è destinata però a esplodere anch’essa, con un finale emozionante come era difficile preventivare, costruito non sulla facile esaltazione per il successo della missione e per la vittoria degli Stati Uniti sul grande cattivone del terrorismo. Un finale che anzi lascia con un interrogativo addosso. Con un “e adesso?”. Un finale in cui ci si libera in un pianto che scoppia liberatorio e del tutto inaspettato. Ma mai sottovalutare la Bigelow. Ve l’ho detto, è la regina delle esplosioni. (voto 9/10)
Piccola curiosità sul titolo del film. Come ha spiegato Kathryn Bigelow, zero dark thirty è un termine militare usato per riferirsi a 30 minuti dopo la mezzanotte e in generale alle ore notturne, quando si può attaccare senza farsi vedere, ovvero proprio quando ha avuto luogo la missione finale per stanare Osama Bin Laden.

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