I nostri blogetti, sia chiaro, non sono isole sperdute in mezzo al mare telematico, bensì lande interconnesse tramite ponti d’acciaio su cui viaggiano idee, pareri, e pensieri.
Gli youtuber confezionano i celeberrimi “video di risposta”. I blogger, gli articoli di risposta, li scrivono da sempre.
Si parla di Zerocalcare, quindi.
Del suo impatto come fumettista sulla nostra generazione (dico nostra, perché avendo ventotto anni sono ormai dell’infelice generazione degli “allegri trentenni morti” – avrei azzardato un “uccisi”, Alessà, ma tant’è), e della sua bravura come fumettista.
Zerocalcare – al secolo Michele Rech – è un genio.
Ci sta poco da fare. Se i post (bi)settimanali sul suo blog vi fanno sganasciare dalle risate, sappiate che quella è solo un’unghia del suo talento. Un polpo alla gola è probabilmente una delle opere a fumetti più interessanti e mature che abbia letto negli ultimi anni. Per non parlare della leggendaria Profezia dell’Armadillo.
Far commuovere è ostico.
Fare ridere è molto, molto più difficile.
Far commuovere e ridere allo stesso momento è prerogativa solo dei grandi.
E Zerocalcare ci riesce con naturalezza.
Perciò, se vale la regola del sillogismo, possiamo dire che sia uno dei grandi del panorama fumettistico nostrano?
Probabilmente sì.
Faccenda chiusa?
Assolutamente no.
Nel suo articolo (che se non s’è capito, condivido in pieno), Alessandro parla di critiche dei radical chic nei confronti del Rech nazionale.
Come abbiamo detto, il “far leva sui facili sentimenti” credo sia la cosa più difficile al mondo, ma penso che una sana critica – intesa come giudizio – non possa fare che bene. Capisco il discorso di Alessandro sui radical chic “di quelli che la vita deve essere sempre complicata e piena di rimandi ermetici e cerebrali. Di quelli che se un fumettista ha successo, loro no, ti dicono che preferiscono seguirne un altro, quello semisconosciuto, che scrive in sanscrito e che lancia profondi e misteriosi messaggi contro questa umanità stanca e cattiva”, ma arrivo a comprendere anche i rimandi (e le ritrosie) di questi ultimi.
Mi spiego meglio.
Zerocalcare nasce come moda.
Si evolve come moda.
Incarna la moda del momento. La moda targata 2.0, perché fa (e ha fatto) leva sul 2.0 per farsi conoscere dai suoi lettori.
Io penso che la stizza (o il rosicamento) dei radical chic di cui sopra sia dovuta al fatto che ormai, quando si parla di fumetto italiano, si cita sempre, solo e soltanto (a volte anche a sproposito) Zerocalcare.
Ho assistito in prima persona a discorsi del tipo: “Sono un estimatore del fumetto italiano. Leggo soprattutto Zerocalcare”. Sono quelle persone a cui, se fai vedere una tavola di Magnus, di Pazienza, di Bonvi, Pratt, Silver, Roi o Enoch ti dicono: “Ma cos’è ‘sta merda?”
Sono gli stessi che, al netto degli allegri trentenni morti e di coloro che hanno un solido “background nerd” (passatemi il termine, please) perché nati “in quegli anni”, probabilmente nemmeno capiscono cosa Rech voglia dire ed esprimere nei suoi One Shot sul blog – sfido qualunque quindicenne a capire alcuni rimandi sui cartoon, le mode e i tic degli anni ‘80/’90.
Ecco, ritengo che la stizza di molti dei “radical chic” (o quantomeno, di molti che hanno una buona conoscenza fumettistica) derivi dal fatto che una "moda" – incarnata in un artista destinato, a mio parere, a raggiungere i livelli di quelli sopracitati se continuerà su questa strada - surclassi un humus fumettistico/culturale preesistente.
Solo perché è “moda del momento” e perché “viaggia in 2.0”.
A ciò bisogna aggiungere il fatto che Zerocalcare sia stato comunque un fenomeno creato “a tavolino”*. E che la sua esplosione, paradossalmente, sia avvenuta non attraverso il 2.0 di cui sopra, ma attraverso il solito editore cartaceo, ovvero Bao**.
I numeri pompati su Amazon ne sono un esempio lampante (leggete cosa scrive il solito cacacazzo di CavernaDiPlatone al riguardo).
E la controprova, dati e date alla mano, è semplice da fare.
La leggenda metropolitana vuole che il “fenomeno Zerocalcare" sia esploso con il post “Trenitaja” sul suo blog. Prima non lo conosceva nessuno, dopo lo conoscevano tutti.
Io so che il blog di Zerocalcare l’ho cominciato a seguire quando in pochi sapevano chi fosse, e quando Makkox lo sponsorizzò a suo rischio e pericolo. Credo di essere uno dei pochi “eletti” ad avere la prima edizione autopubblicata della Profezia.
Ma so che prima della diffusione nazionale della Profezia a colori in versione 8 bit – parliamo dell’estate scorsa, eh -, quando dicevi “Zerocalcare”, il 90% delle persone dicevano “Zerocalcare chi?”
Non fosse così, al Comicon dell’anno scorso, avrei trovato le migliaia di persone che oggi affollano gli stand in cui è presente Rech per farsi fare il disegno e l’autografo.
Invece, l’anno scorso, allo “stand” (virgolette d’obbligo), a farci fare il disegno sulla copia autopubblicata della Profezia, c'eravamo solo io, un altro tipo e Zerocalcare***.
E voi?
Che ne pensate del Zerocalcare nazionale?
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*Il marketing è il marketing. Dire che il successo di Rech è dato esclusivamente dal suo lavoro online è prendersi un po’ in giro. Proprio in virtù dei riscontri temporali di cui abbiamo parlato. Se non ci fosse stata la BAO, Rech probabilmente sarebbe stato solo una moda “passeggera”. Invece...
**Occhio: sia BENEDETTA la BAO per aver dato la possibilità a Rech di lavorare e farsi conoscere da una fetta di pubblico molto, molto (più) ampia. Questo perché la Bao, oggigiorno, è probabilmente la miglior casa editrice che si occupa di fumetto in Italia.
***Discorso simile lo si può fare per Ortolani a suo tempo. Ma non è questo il momento, chè le dinamiche sono assai differenti.