Zhang Yimou nasce il 14 novembre 1951 a Sian (Xi’an) capoluogo della provincia dello Shaan in Cina e fa parte del gruppo dei registi della Quinta Generazione. Anche se nessuno degli appartenenti si riconosce come membro di alcun movimento, l’importanza della Quinta Generazione sta nel cambiamento che tali registi hanno apportato al modo di fare cinema in Cina: il tipo di storie raccontate, l’impianto visivo, la rivisitazione della Rivoluzione Culturale, non ultimo l’utilizzo di alcuni elementi in modo diverso rispetto al passato, per esempio la figura della donna.
Diplomato nel 1982 alla Scuola di Cinema di Pechino, la Beijing Film Academy, Zhang Yimou lavora come direttore della fotografia per qualche anno fino al suo esordio alla regia con il film Sorgo Rosso (Hong gao liang), tratto da un celebre romanzo di Mo Yan. Il regista si distingue fin da subito con un lavoro seducente, ambiguo e lontano dal grigiore del cinema contemporaneo. Sorgo Rosso vince L’Orso d’Oro a Berlino nel 1988.
La “furbizia”, se così vogliamo chiamarla, di Zhang sta nel rimanere ancorato alla visione che la cultura cinese ha della donna, cioè di un individuo obbediente agli uomini (prima il padre, il fratello e il marito, poi eventualmente i figli) e «alle “quattro virtù” (conoscere il proprio posto nel mondo, curare il proprio aspetto, parlare poco e con attenzione, svolgere alacremente i lavori domestici). Solo così può raggiungere il rèn, cioè l’armonia, la benevolenza, l’umanità massima espressione del wulun». Ma Zhang fa in modo che la donna diventi protagonista del proprio destino. Inoltre, affinché il registro delle storie non disturbi troppo la cultura imperante, Zhang utilizza come protagonista Gong Li, attrice molto giovane e bella. Così, riesce a fare in modo che lo spettatore patteggi per il personaggio femminile nonostante non agisca come ci si aspetti. Entrambi i film, ricevono la nomination agli Oscar come miglior film straniero e Lanterne Rosse vince il Leone D’argento alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Di Venezia.
Il 1992 è l’anno di L
Nei successivi tre anni, Zhang Yimou realizza altri tre film mescolando al dramma la commedia.
Nel 1999 produce Non uno di Meno e La strada verso casa, mentre nel 2000 vede la luce La locanda della felicità. Il primo vince il Leone D’Oro a Venezia.
La consacrazione a livello internazionale arriva però nel 2002, quando a seguito del successo planetario de La tigre e il dragone (2000) di Ang Lee, vincitore tra l’altro di quattro premi Oscar tra i quali Miglior film straniero, Zhang Yimou si cimenta nel genere wuxia realizzando Hero.
Hero segna l’inizio di un grande cambiamento della macchina produttiva del cinema cinese. Una breve parentesi storica a questo punto è doverosa: nel 1931, il genere wuxia viene accusato di favorire superstizioni popolari e forme estreme di soggettivismo, quindi viene bandito. Solo negli anni Settanta, grazie alla politica di liberalizzazione e apertura attuata da Deng Xiaoping, il wuxia ritorna dopo un’assenza dagli schermi di quasi mezzo secolo. I film prodotti nel corso degli anni Ottanta rimangono dei prodotti distribuiti solo in Cina, visto lo sforzo produttivo non completamente sostenibile dalle sole case di produzione cinesi che porta quindi a numerose collaborazioni con Hong Kong, e la ripresa di un genere cinematografico così tecnico.
L’arrivo di Hero, quindi è l’inizio di un nuovo periodo per il cinema cinese, anche se bisogna considerare che non tutti i colleghi di Zhang Yimou possono avere lo stesso budget per i propri film.
Hero è il primo
La nuova trilogia riceve numerosi riconoscimenti internazionali tra i quali tre diverse nomination agli Oscar (rispettivamente Miglior film straniero, Miglior Fotografia e Migliori Costumi).
Quest’anno, Zhang Yimou ha partecipato al Festival di Cannes nella sezione Fuori Concorso con il film Coming Home che ha come protagonista la prima musa del regista, Gong Li.